Da Castelnuovo Garfagnana a Dubai, passando per Melbourne e Portorose. È stato un viaggio lungo, articolato, complicato, in cui abnegazione e sacrificio hanno avuto la meglio su delusioni e amarezze. Questa è la parabola di Jasmine Paolini, la nuova campionessa del prestigioso WTA 1000 di Dubai. Il primo titolo 1000, il secondo in totale di tutta la carriera. Il successo in rimonta sulla russa Anna Kalinskaya per 4-6 7-5 7-5 consente alla Paolini di entrare in top 15, esattamente alla posizione 14 del mondo, e di rimettere il tennis femminile italiano sotto la luce dei riflettori.
Se infatti la racchetta maschile (tra Coppa Davis e Jannik Sinner campione agli Australian Open) è ormai ai vertici del tennis mondiale, il movimento femminile è da diverse stagioni che sta patendo la chiusura dell’era di Roberta Vinci, Sara Errani, Flavia Pennetta e Francesca Schiavone. A parte un paio di exploit al Roland Garros di Martina Trevisan e il successo estemporanea di Camila Giorgi al WTA 1000 di Montreal nel 2021, le soddisfazioni sono state scarne, le delusioni molte, l’assenza di una personalità trascinante rumorosa. Ma perché questo titolo di Jasmine Paolini può far sperare in un nuovo inizio per il tennis azzurro femminile? Perché dovrebbe essere diverso rispetto ai risultati elencati sopra da Trevisan o Giorgi? Semplice, perché non è casuale.
Il diritto fuori giri con cui Kalinskaya ha regalato a Paolini questo successo rappresenta l’apice di un percorso cominciato tanto tempo fa, e che non si è mai fermato. Una crescita che ha subito un’accelerazione improvvisa nella scorsa estate, con una serie di risultati sul cemento nordamericano che avevano fatto presagire che dietro quella ragazza di 163 centimetri potesse esserci qualcosa di più, nel tennis ma soprattutto nella personalità. Il tutto è stato poi confermato durante l’ultima Billie Jean King Cup, dove Jasmine ha indossato i panni della trascinatrice azzurra fino alla finale. Dubai insomma assume le sembianze di un passaggio quasi naturale, coerente con quanto costruito fino a questo momento sotto la regia di Renzo Furlan. Gli mancava solo questo, un titolo. Questo exploit apre ora un nuovo capitolo della vita sportiva di Paolini, e potrebbe essere di grande ispirazione anche per le altre azzurre, in primis per Elisabetta Cocciaretto e Lucia Bronzetti. L’obiettivo adesso è più grande: confermarsi a questo livello e, magari, perché no, provare ad alzarlo ancora. Alla fine la top 10 è lontano “solo” 800 punti. La terra rossa, da sempre superficie amica della garfagnina, gli potrà darà una mano tra poco più di un mese.
Chi è Jasmine Paolini? – Nata a Castelnuovo Garfagnana il 4 gennaio 1996, Jasmine Paolini inizia ad allenarsi sui campi del Tennis Club di Mirafiume, prima di comprendere che il tennis non può rimanere un semplice hobby, ma deve diventare qualcosa di più. Renzo Furlan, volto noto del tennis italiano, ex professionista ritiratosi nel 2004 con un best ranking di n.19 Atp, la prende sotto la sua ala, e al suo seguito Jasmine si divide tra il centro federale di Tirrenia e Forte dei Marmi. All’età di 15 anni, nel 2011, arriva l’esordio nel circuito ITF. Nel 2013 arrivano le prime finali. A Roma perde contro Martina Caregaro, mentre a Locri, il mese successivo, supera in finale la francese Suvrijn e trionfa per la prima volta a 17 anni.
La crescita prosegue senza strappi, con costanza e abnegazione. Nel 2016 torna a vincere a Pula e Valencia nel circuito ITF, ma la prima svolta della carriera arriva l’anno dopo con la prima convocazione in azzurro per il primo turno con la Slovacchia in Fed Cup. Scende in campo nel doppio al fianco di Martina Trevisan, già certe però dell’eliminazione. Un’esperienza che dà a Paolini una grande fiducia. La strada è quella giusta, e infatti a Marsiglia arriva un titolo importante in un torneo da 100.000 dollari. Ormai è a ridosso della top 100. Nel 2018 arriva la prima vittoria in un tabellone WTA, quando a Bogotà batte la qualificata Lizette Cabrera, perdendo poi al turno dopo con Emiliana Arango.
In Italia si inizia a parlare di lei come possibile nuovo astro nascente del tennis femminile. La fiducia è tanta, ma non basta nei Major, dove continua a faticare, venendo eliminata nei turni di qualificazione. Il tabù si spezza nel 2019, quando al Roland Garros approda per la prima volta al tabellone principale. A fine stagione entra, finalmente, in top 100, da numero 1 italiana, e ora gli Australian Open sono una certezza. È l’edizione del 2020 e perde subito da Blinkova. I miglioramenti però sono sempre più evidenti, e così, sempre al Roland Garros, arriva la prima vittoria in uno Slam, contro la spagnola Bolsova per 6-4 6-3.
Passo dopo passo, Paolini alza ancora il livello, non demorde, insiste. Ha già 25 anni ma anche nessuna fretta. E alla fine, i sacrifici pagano. Il 19 settembre 2021 arriva il primo titolo Wta: 7-6 6-2 a Alison Riske a Portorose. Le aspettative per il 2022 vengono però disilluse. La stagione è infatti un anno anomalo, opposta a quella successiva, perché il 2023 è l’anno della consacrazione. E lo diventa nella sua seconda parte. Grazie ai quarti di finale e agli ottavi nei WTA 1000 di Cincinnati e Pechino, Jasmine scala ancora il ranking, arrivando al numero 31 del mondo. Un trend positivo che si mescola con l’amaro in bocca. Trascina la nazionale italiana fino alla finale di Billie Jean King Cup ma perde contro il Canada.
L’inerzia però ormai è quella giusta e i risultati si vedono subito a inizio 2024. A Melbourne Paolini sfrutta la testa di serie, beneficia di alcune eccellenti eliminazioni e vola per la prima volta agli ottavi di finale dell’Australian Open. Non aveva mai superato, in precedenza, il secondo turno di uno Slam. La sconfitta contro Anna Kalinskaya lascia più certezze che delusioni. La sensazione di essere ormai arrivata a un livello differente, sia mentalmente che tecnicamente. Forse già immagina che a breve avrà la sua rivincita, a Dubai, 11.670 chilometri più a ovest.