Dai trasporti al lavoro, dall’istruzione all’ambiente. Sono i temi ricorrenti della campagna elettorale ormai agli sgoccioli delle Regionali in Sardegna. È in particolare la sanità, su tutti, che attira l’attenzione dei sardi – tanti dei quali privati delle cure – e primeggia nei programmi dei 4 candidati presidente tra i quali sarà scelto il successore di Christian Solinas, non riconfermato dal centrodestra. Paolo Truzzu correrà per i partiti di governo, Alessandra Todde per il centrosinistra, Renato Soru con altre liste di centrosinistra e Lucia Chessa con una civica di stampo autonomista. La sanità è un tema caldo in una regione dove le liste d’attesa per esami e visite sono lunghissime, interi territori sono privi del medico di famiglia e un numero sempre maggiore di pazienti è costretto a emigrare in altre regioni o far ricorso (quando può) alle strutture private. Compreso il Mater Olbia hospital, efficiente ospedale nato dalla partnership tra Qatar Foundation e policlinico Gemelli, convenzionato con la Regione e che vede in organico anche diversi medici arruolati dalle strutture pubbliche. Una sanità malata. Ma considerata l’alternanza, in Sardegna, di governi di centrodestra e centrosinistra, non si può certo dire che i vari partiti possano dichiararsi immuni da responsabilità. Non a caso i quattro candidati, pur da angolazioni diverse, hanno affrontato il tema sottolineando la necessità di modificare il quadro che nel corso degli anni ha subìto un peggioramento evidente, come dimostrano anche le frequenti proteste nei territori.
Lucia Chessa. Leader della formazione regionalista Rossomori, corre in solitaria con la lista Sardegna R-esiste. L’ex sindaca di Austis, paese in provincia di Nuoro, ritiene che il sistema sanitario sardo sia arrivato a una soglia di non ritorno. Sessantatré anni, laurea in Lettere moderne, è insegnante di italiano e storia. Per Chessa il disastro della sanità è in parte dovuto a problemi di carattere statale, a cui si devono sommare inefficienze e scelte a livello regionale. “Si è passati – ha sostenuto durante la campagna elettorale – da un modello in cui la salute si riteneva un diritto, a uno in cui il settore sanitario è diventato luogo di profitti. Qui c’è da operare una rivoluzione, tornare ad un servizio sanitario basato sull’idea che tutti debbano avere un medico e le cure. A partire dal numero chiuso di medicina, che risale agli anni 90 e che nessuno ha mai pensato di rivedere, per cui ora non ci sono i medici. La pandemia ha messo a nudo il disastro sanitario. Alla Regione Sardegna sono stati applicati i parametri nazionali, mentre la nostra condizione di regione a statuto speciale ci avrebbe garantito il diritto a discuterne, anziché chiudere i nostri ospedali”.
Renato Soru. Sostenuto da Progetto Sardegna Liberu, lista composta da +Europa, Azione e Upc, Vota Sardegna e Rifondazione comunista. Ha ricevuto il sostegno anche di alcuni esponenti del Pd (di cui è stato anche segretario regionale) che hanno deciso di aderire al progetto della cosiddetta “Rivoluzione gentile”. Ha anche il sostegno di Italia Viva che però non ha presentato un proprio simbolo. Ex governatore (2004-2009, 65 anni, imprenditore, fondatore di Tiscali), per Soru bisogna rimettere al centro la salute dei cittadini e garantire una sanità con un livello di assistenza adeguato in tutti i territori. Anche Soru parla di personale da assumere e valorizzare, ma anche di mettersi al passo coi tempi attraverso l’uso di risorse digitali in grado di migliorare prestazioni e servizi. “Non serve un’ennesima riforma, occorre far funzionare l’organizzazione che c’è – ha detto – mettendo al lavoro le migliori competenze per offrire un sistema sanitario d’eccellenza come era fino a pochi anni fa”.
Alessandra Todde. E’ sostenuta da M5s, Pd, Verdi-Sinistra, Sinistra Futura, Progressisti, Psi Sardi in Europa, Fortza Paris e le civiche Demos, Orizzonte Comune, Uniti per Todde. 55 anni, deputata del M5s, ingegnere ed ex ad di Olidata, ha lavorato a lungo all’estero e ha ricoperto gli incarichi di sottosegretaria e vice ministro, rispettivamente nei governi Conte e Draghi. Per Todde è da escludere una nuova riforma per la sanità. “È invece importante – afferma – impegnarsi per far funzionare il sistema, riprendendo il pilastro della sanità territoriale perché abbiamo visto che il concetto centralistico non ha funzionato: i pazienti non possono essere spostati come fossero pacchi”. Più attenzione anche per il personale e no alla chiusura di ospedali nei territori. “Va ripristinato anche il registro dei tumori e puntiamo ad avere un ospedale pediatrico”.
Paolo Truzzu. Sostenuto da Fdi, Lega, Forza Italia, Udc, Partito sardo d’azione, Riformatori sardi, Sardegna al centro 2020, Dc con Rotondi e lo schieramento composto da Pli e Alleanza Sardegna. Anche per il candidato del centrodestra (FdI, 51 anni, laurea in Scienze politiche, docente di informatica e consulente commerciale, sindaco di Cagliari e della città Metropolitana) l’errore più grosso che si possa fare nella prossima legislatura è pensare a una nuova riforma sanitaria. “Chiunque sia andato al governo negli ultimi quindici anni ha smontato ciò che era stato fatto negli anni precedenti. Siamo arrivati a un gioco con i Lego che ha portato a una totale disarticolazione di sistema dal punto di vista organizzativo con un conseguente scoramento, disaffezione e difficoltà da parte di tutti gli operatori del mondo sanitario. Ricostruire non sarà facile, ma anziché pensare a grandi riforme, puntare su piccoli fattori quotidiani: restituire serenità agli operatori, puntare sul merito e non sulle conoscenze”.
Il tema ambiente e l’appello delle associazioni. Argomento ricorrente di questa campagna elettorale è anche l’ambiente. Truzzu è favorevole alla dorsale del metano e si affida al Governo che “sta mostrando grande attenzione e ora attendiamo il Dpcm”. Opposta la posizione di Soru, il quale sostiene che “sul gas il Governo fa una scelta miope: il metano arriverà con anni e anni di ritardo, ma nel frattempo il mondo sta andando in un’altra direzione”. Anche Chessa è contraria alla dorsale del metano e ribadisce l’urgenza di ridurre emissioni zootecniche e uso del fossile, ma non trascura quella che definisce avanzata coloniale e speculativa sulle rinnovabili. Todde evidenzia nel suo programma la necessità di “sviluppare una strategia che tuteli ambiente e paesaggio, ricercando un modello di sviluppo sostenibile con il coinvolgimento di enti istituzionali e territoriali”. E promette la creazione di una Società energetica regionale. Il tutto rispettando i beni indentitari sardi e senza perdere di vista le politiche europee per la transizione ecologica.
Al riguardo le associazioni Legambiente, Wwf, Greenpeace e KyotoClub rivolgono un appello ai candidati presidente affinché venga attuata la transizione energetica in maniera innovativa. “È l’ora delle rinnovabili, col metano non si va lontano – scrivono – Occorre respingere con decisione la obsoleta proposta di una inutile dorsale del gas fortemente impattante. È necessario mettere in atto un’azione convinta per la promozione delle rinnovabili attivando il protagonismo delle comunità locali, con un innovativo sviluppo ambientale, sociale ed economico”. Per le associazioni ambientaliste “la Sardegna si trova nelle condizioni ideali per costituire un vero e proprio laboratorio per la transizione energetica puntando a diventare la prima isola verde, libera da fonti fossili, e luogo nel quale si sperimentano e definiscono le buone pratiche dell’Agenda 2030 e del Green deal europeo.