In Italia è ormai praticamente certo che il voto fuori sede verrà sperimentato alle Europee di giugno. Giovedì 22 febbraio è stato infatti approvato in Commissione Affari Costituzionali del Senato un emendamento di Fratelli d’Italia al Decreto Elezioni che consente ai soli studenti e studentesse, circa mezzo milione di persone, di votare dal proprio domicilio nonché luogo di studio. Sarà la prima volta in Italia, dopo decenni di ritardo rispetto al resto dell’Europa continentale e addirittura due secoli dopo rispetto alla Gran Bretagna, dove gli studenti e i professori potevano votare fuori sede già nel XIX secolo.
Il Decreto Elezioni ora dovrà passare al vaglio dell’Aula e poi essere approvato anche alla Camera dei Deputati entro il 29 marzo. L’unanimità raggiunta ieri durante la votazione in Commissione I fa ben sperare che nei successivi passaggi legislativi si arrivi ad un risultato analogo.
Come si è arrivati a questo mezzo risultato?
Grazie alla pressione sul tema di The Good Lobby, Will e alla Rete Voto Sano da Lontano, che riunisce 12 associazioni studentesche e del terzo settore che hanno come obiettivo una legge sul voto a distanza, a luglio 2023 la Camera aveva approvato la legge delega al Governo che consentirebbe a tutte le categorie di fuorisede in Italia, lavoratori-studenti-persone in cura (circa 5 milioni di persone ovvero il 10% dell’elettorato), di votare nel luogo di domicilio senza dover viaggiare, spendendo risorse economiche e tempo prezioso.
La legge delega, sempre a luglio, è passata al Senato e qui per 7 mesi è rimasta bloccata nei cassetti della Commissione Affari Costituzionali senza che nessun partito, di maggioranza e di opposizione, si sia posto il problema di approvare il provvedimento con celerità per consentire a 5 milioni di persone di votare agevolmente alle elezioni europee. Per questo motivo da inizio gennaio è iniziata la mobilitazione di The Good Lobby e le altre citate sopra: il 30 e 31 gennaio sono state organizzate manifestazioni sotto il Senato, non senza problemi con le forze dell’ordine che hanno tentato di allontanare l’iniziativa dai palazzi istituzionali.
La manifestazione è continuata a Sanremo davanti all’Ariston e anche dentro, dove grazie al bonus Fantasanremo del Parlamento europeo il giovedì del Festival 19 cantanti hanno portato una matita sul palco per simboleggiare l’importanza delle Elezioni europee. Alcuni cantanti, in gara e non, come Diodato e Meg, hanno successivamente segnalato che 5 milioni di persone potrebbero non recarsi alle urne perché fuori sede. Grazie al sostegno di Fantasanremo, abbiamo lanciato la “Lega Fuorisede” che ha raccolto oltre 73.000 iscritti in poche settimane, dimostrando quanto il tema sia sentito nel nostro Paese. Anche la nostra petizione ha avuto un forte incremento, superando le 53.000 firme. Per giorni radio, tv, pagine social, giornali, gruppi Telegram hanno parlato del blocco della legge sul voto fuori sede e delle nostre manifestazioni.
Questo tamtam ha dunque sbloccato l’iter della legge delega facendo pressione sulla maggioranza che ha così trovato un escamotage per far votare a distanza almeno gli studenti alle prossime elezioni Europee.
Perché i lavoratori non possono votare fuori sede?
Perché la politica, di qualsiasi schieramento, ha perso troppo tempo. Sette mesi per approvare una legge delega, che tra l’altro è ancora in discussione in Commissione Affari Costituzionali del Senato e non è nemmeno ancora stata calendarizzata in Aula, sono ingiustificabili. Eppure tutti i partiti hanno dimostrato che l’interesse per consentire il voto a distanza c’è, ma evidentemente il tema non rappresenta una priorità. Il tiro è stato corretto con l’emendamento per gli studenti di Fratelli d’Italia, ma i tempi tecnici per consentire il voto a tutti non ci sono più. Perciò, il compromesso che è stato trovato tra la maggioranza e i tecnici del Ministero è il seguente: sperimentare il voto con mezzo milione di studenti perché sono raccolti in città universitarie ed è più semplice identificarli come categoria. I lavoratori fuori sede invece, ovvero circa 4.3 milioni di persone, dovranno pazientare ancora. Una cosa è certa: non li lasceremo soli ma continueremo a fare pressione e a monitorare l’iter della legge delega.
Siamo contenti di questo primo passo avanti, ma non siamo e non ci riterremo soddisfatti fino a quando tutte le categorie di fuori sede non potranno votare a distanza.
Come si fa a votare a distanza?
Per prima cosa, lo studente o la studentessa fuori sede dovranno inviare una richiesta per votare a distanza almeno 35 giorni prima del voto, idealmente entro fine aprile, al proprio Comune di residenza. La modalità di voto invece cambia in base a dove si trova il domicilio:
Caso 1
Chi studia in una Regione nella stessa circoscrizione elettorale del proprio Comune di residenza → voterà nel Comune in cui è fuorisede. Es. sei di Leuca, studi a Salerno → voterai a Salerno. Dove? Nel seggio che verrà indicato dopo che la richiesta sarà accettata. Salerno e Leuca fanno parte della stessa circoscrizione elettorale e hanno gli stessi candidati, quindi si potrà votare nella città dove si studia.
Caso 2
Chi studia in una Regione di una circoscrizione elettorale diversa dal proprio Comune di residenza → voterà nel capoluogo di Regione in cui è fuori sede (con uno sconto sui trasporti per raggiungere il seggio). Es. sei di Leuca, studi a Padova→ voterai a Venezia. Questo perché i candidati sono diversi dalla circoscrizione Nord-Ovest e Sud, quindi il capoluogo sarà un punto di raccolta dei vari fuori sede che dovranno votare i candidati del Comune di residenza.
NB. le circoscrizioni elettorali per le europee sono 5: Nord-Ovest, Nord-Est, Centro, Sud, Isole. Attenzione: se si intende votare per le elezioni Amministrative del proprio Comune non si potrà votare a distanza.
In concomitanza alle elezioni europee di giugno, oltre 3.000 Comuni italiani rinnoveranno il sindaco. Quindi, lo studente o studentessa fuori sede che abbia interesse a votare per il proprio sindaco dovrà tornare alla propria residenza e votare da lì sia per le Amministrative che le Europee. Questo perché le circoscrizioni elettorali sono diverse tra le Amministrative e le Europee e non è stato possibile in così poco tempo pensare ad una soluzione anche per le elezioni Amministrative (che tra l’altro sono le più complesse da gestire perché riguarderebbero oltre 8.000 Comuni italiani).
Il voto fuori sede, quando la legge delega verrà approvata, prevede una sperimentazione prima per le Europee (che di fatto avverrà questo giugno), poi ai Referendum e infine alle Politiche. In seguito, si procederà con le Regionali, che presentano un livello di difficoltà maggiore, e per ultime proprio le Amministrative.
Sarà sempre così il voto fuori sede?
Assolutamente no. Come detto, questo primo tentativo rappresenta una sperimentazione, che riguarderà un gruppo ristretto di persone per valutarne i risultati esattamente com’è stato fatto a dicembre per il voto elettronico con alcune ambasciate italiane all’estero. Sono piccoli segnali, piccoli passi avanti che il nostro Paese sta facendo per ottenere – speriamo presto – una legge completa e consentire a tutti il voto a distanza. Come detto in precedenza, ogni elezione ha un sistema di voto diverso perché le circoscrizioni elettorali e i collegi cambiano e per ogni votazione va trovata una soluzione ad hoc.
Non abbasseremo la guardia
Siamo convinti, vista l’approvazione all’unanimità dell’emendamento di Fratelli d’Italia per il voto agli studenti, che la sperimentazione si farà anche se le insidie sono sempre dietro l’angolo. Una fra tutte: se il numero di studenti fuori sede che parteciperà alla sperimentazione delle Europee non sarà soddisfacente, magari perché molti preferiranno tornare a casa per votare anche le Amministrative, la politica potrebbe usare il dato come scusa per bloccare tutto.
Quindi, è importante che il maggior numero possibile di studenti vada a votare. Per questo ci mobiliteremo nelle prossime settimane per far conoscere bene la possibilità di voto a distanza e staremo all’erta su ogni singolo passaggio del Decreto Elezioni. Soprattutto non perderemo di vista la legge delega, che deve andare avanti senza ulteriori ritardi. Una volta approvata, saremo a disposizione del ministero dell’Interno, con cui abbiamo già avuto colloqui nei mesi scorsi, per trovare una soluzione efficiente. Non si parte da zero perché essendo l’unico grande Paese europeo a non garantire il voto a distanza gli esempi stranieri sono molti: come il voto per corrispondenza in Spagna (adottato anche da noi per gli italiani residenti all’estero), il voto per delega in Francia, il voto elettronico in Estonia, il voto anticipato presidiato in Danimarca.
Proprio su quest’ultimo si era soffermata la Commissione di studio per l’astensionismo, convocata nel 2022 dal ministero per i Rapporti col Parlamento. Non serve reinventare la ruota: proporremo infatti al ministero dell’Interno il voto anticipato presidiato come soluzione ideale per il nostro contesto nazionale.