Da Fratelli Rossetti a Giada, passando per MCM, Brioni e Calcaterra: ecco cosa abbiamo visto e cosa ci è piaciuto del terzo giorno di Fashion Week
La terza giornata della Milano Fashion Week inizia per noi all’ombra del Duomo, più precisamente in Galleria Vittorio Emanuele, nella boutique di Fratelli Rossetti. La storica azienda calzaturiera di Parabiago, orfana del negozio di via Montanapoleone finito in mano al gruppo LVMH, ha scelto di presentare qui, nel cuore di quello che viene definito “il salotto buono di Milano”, la sua nuova collezione Autunno Inverno 2024-25. Intitolata “Shoe Talks”, è omaggio all’iconica gestualità italiana, tradotta in una serie di calzature che raccontano storie di vita quotidiana. Ispirandosi al “Dizionario dei Gesti italiani” di Bruno Munari, il brand ha individuato infatti otto gesti iconici – il bacio, la camminata, la danza, l’attesa, il gentiluomo, l’arrivederci, l’indecisione e il pensiero – e li ha reinterpretati attraverso le sue creazioni. I protagonisti della collezione sono i modelli più amati di Fratelli Rossetti, come il mocassino Brera, lo stivale Magenta e la slipper Hobo. Ognuno di loro si veste di nuove forme, colori e dettagli per dar vita ai gesti raccontati con la maestria artigianale che contraddistingue l’azienda presieduta da Diego Rossetti: “Guardiamo con fiducia a questo 2024 che è appena iniziato“, ci dice il presidente della Fratelli Rossetti. “Abbiamo appena riaperto il nostro negozio a New York ed è da lì che guardiamo al futuro del mondo del retail. Il mondo della moda ha un’evoluzione sempre più rapida e non è facile stare al passo. Ma abbiamo capito una cosa: non serve inventarsi stramberie creative. I nostri clienti ci scelgono per la nostra identità e per i nostri modelli iconici, perché vedono in noi un punto di riferimento dell’eccellenza del Made in Italy. Ecco allora che per noi è questa la sfida: riuscire ad innovarci restando sempre fedeli a noi stessi“, sottolinea Diego Rossetti.
Ed è un po’ la stessa sfida che anima Brioni, brand storico dell’alta sartoria maschile che da qualche anno sta dando sempre più centralità anche alle collezioni femminili e in questa Settimana della Moda ha presentato un ready-to-wear Donna per l’A/I 2024-2025 di impeccabile fattura e stile. Precisione, raffinatezza e disinvoltura sono i principi cardine che definiscono la collezione: il punto di partenza restano i capisaldi condivisi del guardaroba maschile e femminile, che qui vengono interpretati e mixati in un sapiente gioco di contrasti. Pantaloni sartoriali, cappotti avvolgenti, giacche da sera e cappe si abbinano a camicie leggere, maglie e abiti in un dialogo di textures e volumi. Le silhouette, fluide e versatili, si adattano al corpo di chi le indossa creando un’armonia di forme e movimento e conferendo a chi indossa questi capi un’eleganza senza tempo e senza età. I tessuti pregiati sono i protagonisti indiscussi, come è tipico di Brioni: cashmere leggerissimo, morbido cotone, lane ricercate ma anche morbidissimi velluti, seta e crêpe accarezzano la pelle con un tocco di sensualità. La costruzione double-splittable, iconica del brand del gruppo Kering, impreziosisce diversi capi: giacche, cappe e cappotti assumono una fluidità unica grazie all’unione di due tessuti separati. La palette si arricchisce di tocchi di viola, marrone e verde e va a scandire un lusso sofisticato, raffinato e colto. Le più sublimi sono le giacche smoking: un vero tocco di stile.
E guarda al mondo del lusso anche MCM, brand nato in Germania nel 1976 e affermatosi nell’avveniristica scena della moda della Monaco di Baviera degli anni Settanta. Nelle sale dello storico Palazzo Serbelloni in Corso Venezia, ha ricreato un’atmosfera extraterrestre, immaginando una collezione per un viaggio fantastico da Monaco a Marte. L’allestimento della presentazione, con i suoi due portali simmetrici, evoca un’atmosfera di mistero e meraviglia, crea un palcoscenico perfetto per la collezione Autunno/Inverno 24-25, in cui tradizione e futuro si fondono in un’esplosione di creatività. I classici modelli del brand si evolvono con dettagli futuristici, come le borse Diamante 3D e Diamante Soft. La direttrice creativa Katie Chung ha immaginato un guardaroba che accompagna il viaggiatore moderno, dalla routine quotidiana alle esplorazioni interplanetarie, con un occhio attento anche alla sostenibilità: la capsule collection MIRUM® introduce infatti alternative ecosostenibili alla pelle mentre dalla collaborazione con Harper Collective nascono tre modelli di valige realizzate con materiali sostenibili. Ci sono poi le calzature che non passano inosservate: dalle ballerine Silver Swarowski ai mocassini con monogramma, fino agli scarponi da neve metallizzati: “MCM è stata fondata con uno spirito d’innovazione e indipendenza, che sin dagli albori punta alla ridefinizione del lusso. Attenta alla qualità artigianale, alla versatilità e all’inclusività, incoraggia le persone a esplorare il mondo senza porsi alcun limite, né fisico, né virtuale”, spiega Sabine Brunner, di MCM.
È un inno alla libertà e all’individualità anche la nuova collezione Autunno/Inverno di Calcaterra, presentata nell’intimità di un loft bar d’ispirazione newyorkese a due passi dalla stazione Centrale. Nello spazio del locale spiccano il ferro delle travi del soppalco, il vetro delle grandi vetrate e il cemento ruvido che ricopre le pareti: la materia, insomma, come quella che prende vita e si trasforma in arte nelle mani di Daniele Calcaterra. Questa sua sfilata è infatti un viaggio introspettivo nel mondo della ricerca e dell’esplorazione stilistica, dove la materia diventa protagonista assoluta. È un processo di trasformazione in cui la sostanza è la forma: lane preziose, cotoni, shetland, seta, alpaca e pellicce upcycled si intrecciano in un gioco di contrasti tra linee geometriche e stilemi naturali. Tra l’altro, proprio le pellicce sono state un trend di quest’inverno e dalle passerelle si confermano la tendenza anche per il prossimo: in tal senso, la scelta di Calcaterra di crearne di nuove a partire da pelli già esistenti, vintage o second hand è geniale e veramente sostenibile. Il giglio puro e la peonia fioriscono su capi che raccontano una storia di eleganza senza tempo. Non solo abiti, ma una filosofia: Calcaterra crea capi che non coprono, ma proteggono come in un abbraccio; che non scaldano, ma coccolano; che non rendono diverse, ma esaltano l’unicità di ogni donna. L’ironia diventa un tocco di vita che rende ogni capo speciale. Una donna tra tante diverse, una donna che vuole esistere ma soprattutto sentirsi proprio agio nella sua pelle, oggi e domani.
Dulcis in fundo Giada. Gli abiti del marchio nel portafoglio cinese di Redstone diventano un modo di comunicare sensazioni, emozioni e stati d’animo. La griffe, da molte stagioni nelle sapienti mani di Gabriele Colangelo è diventato sinonimo di un lusso discreto e moderno. “Le donne che indossano Giada” dice Colangelo nel backstage a pochi minuti dall’inizio della sfilata, “sono consapevoli di quello che sono, non cercano sicurezza in ciò che indossano e non vedono gli abiti come qualcosa da mostrare agli altri ma qualcosa in cui riconoscersi. È una questione di attitudine”. Lo stilista, dunque, per la collezione Autunno/Inverno 24-25 pensa proprio alle donne di oggi e, fedele all’immagine che ha creato nelle passate stagioni, propone una collezione precisa e seducente, calma e vibrante.
Il bianco e il nero, i due colori opposti che sono nel DNA di Giada diventano la base di una palette che si contamina con i toni naturali del beige e del sabbia, con i verdi delicati del matcha e del menta fino ad arrivare a un bordeaux aubergine molto sofisticato. Colangelo ha concepito la collezione come un mosaico dove ogni singolo elemento convive con gli altri creando una narrazione basata sul dialogo tra forma e materia, taglio e colore, artigianalità ed eleganza. Il punto di partenza del suo percorso sono stati proprio i mosaici dei pavimenti di Villa Giulia a Brescia, caratterizzati da singole tessere a forma ottagonale. Il ritmo e la concatenazione delle tessere dettano il flusso di questo racconto per immagini dove le tecniche da atelier vengono esaltate dalle sperimentazioni. Le spalle dei capispalla sono evidenziate nei blouson di pelle e nei cappotti sartoriali, le maglie sono avvolgenti e sottolineano la silhouette con maniche a kimono, le gonne dritte al ginocchio scelgono forme scultoree in un gioco di smaterializzazione e rimaterizzazione in cui la pelle traforata diventa protagonista e disegna motivi trasparenti di tessere e di foglie e la leggerezza viene esaltata dai materiali fluidi e aerei. “È facile riempire, ma è difficile togliere senza perdere ciò che rende speciale un capo”, dice Colangelo, “Si lavora per sottrazione, scartando il superfluo, per definire un’identità”. E anche questa stagione Gabriele Colangelo è riuscito a offrire un’alternativa valida e sofisticata a tutte quelle donne che amano sedurre con eleganza e (apparente) semplicità.