Sostegno incrollabile all’Ucraina e sanzioni a Mosca per aiutarla a contrastare la nuova avanzata russa. Da un G7 partito con un po’ di frizioni interne tra la premier e presidente di turno, Giorgia Meloni, e il capo dello Stato francese, Emmanuel Macron, per l’assenza di quest’ultimo al summit, esce un documento condiviso, ma abbastanza debole, che ribadisce il pieno supporto dei sette leader del mondo alla causa di Kiev. Una posizione prevedibile, dato che l’incontro, che si è tenuto in videoconferenza, ha visto la presenza del presidente ucraino Volodymyr Zelensky che ha accolto nel suo Paese Meloni, la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, e il premier belga Alexander De Croo. Nessun annuncio di nuove forniture, nessun passo in avanti sui beni confiscati alla Russia, ma solo promesse su decisioni in realtà già prese come le sanzioni a Mosca: “Noi leader del G7 ci siamo incontrati oggi con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky per riaffermare il nostro incrollabile sostegno all’Ucraina e rendere omaggio ancora una volta al coraggio e alla resilienza del popolo ucraino che ha combattuto instancabilmente per la libertà e il futuro democratico dell’Ucraina – si legge nella dichiarazione finale firmata da tutti i leader – Rimaniamo convinti di poter garantire che il popolo ucraino prevalga nella lotta per il proprio futuro e contribuire a forgiare una pace globale, giusta e duratura”.

Zelensky prima del vertice era tornato a chiedere altri e tempestivi rifornimenti dai Paesi alleati, compresi i tanto desiderati caccia F16 che, spera, potrebbero smuovere gli equilibri sul campo di battaglia. Per ora, gli Stati si sono limitati a dire che continueranno a imporre sanzioni nei confronti di Mosca, come dimostrato da Stati Uniti e Unione europea negli ultimi giorni: “Continueremo ad aumentare i costi della guerra russa, a degradare le fonti di guadagno della Russia e a ostacolare i suoi sforzi per costruire la sua macchina da guerra, come dimostrano i pacchetti di sanzioni recentemente approvati – sostengono gli alleati – Continuiamo a contrastare qualsiasi tentativo di eludere e aggirare le nostre sanzioni. Imporremo ulteriori sanzioni a società e individui di Paesi terzi che aiutino la Russia ad acquisire armi o input chiave per le armi”. Il G7, dopo avere ricordato tutte le misure economiche di sostegno adottate nei confronti di Kiev, “sollecita l’approvazione di un sostegno aggiuntivo per colmare il restante gap di bilancio dell’Ucraina per il 2024″. È un implicito messaggio al Congresso Usa, dove i Repubblicani hanno congelato nuovi interventi di sostegno all’Ucraina.

Uno dei temi affrontati negli ultimi giorni è quello del riutilizzo dei fondi congelati a Mosca. Se il loro riutilizzo immediato necessita di approfondite valutazioni legali e politiche, il G7 precisa comunque che quei beni rimarranno bloccati fino a quando non sarà possibile quantificare a quanto ammonta il risarcimento che Mosca dovrà a Kiev al termine del conflitto: “Non è diritto della Russia decidere se o quando pagare i danni causati in Ucraina – si legge – Secondo la Banca Mondiale, questi danni superano i 486 miliardi di dollari. Gli obblighi della Russia, secondo il diritto internazionale, di pagare per i danni che sta causando sono chiari. Siamo determinati a sfatare qualsiasi falsa idea che il tempo sia dalla parte della Russia, che la distruzione delle infrastrutture e dei mezzi di sostentamento non abbia conseguenze per la Russia o che la Russia possa prevalere facendo fallire l’Ucraina economicamente”.

Riguardo a eventuali colloqui di pace futuri, per il momento i leader del G7 non sembrano cercare di forzare la mano a Zelensky, ribadendo che la “pace giusta” da sempre auspicata è quella che andrà prima di tutto bene all’establishment di Kiev: “Per il futuro, continuiamo a sostenere l’Ucraina nell’ulteriore sviluppo della formula di pace del presidente Zelensky”, hanno scritto.

Un passaggio del documento è stato riservato anche alla memoria del dissidente russo Alexei Navalny, morto in circostanze ancora da accertare mentre era incarcerato in una prigione dell’artico. “Rendiamo omaggio allo straordinario coraggio di Alexei Navalny e siamo al fianco di sua moglie, dei suoi figli e dei suoi cari – continua il documento – Ha sacrificato la sua vita lottando contro la corruzione del Cremlino e per elezioni libere ed eque in Russia. Chiediamo al governo russo di chiarire pienamente le circostanze della sua morte, di liberare tutti i prigionieri ingiustamente detenuti e di fermare la persecuzione dell’opposizione politica e la repressione sistematica dei diritti e delle libertà. Riterremo responsabili i colpevoli della morte di Navalny, anche continuando a imporre misure”.

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