“Quando abbiamo ricevuto la lettera dal Papa ci ha incoraggiati a continuare nella nostra impresa”. Un laboratorio, una sede da 200 metri quadrati, un macchinario speciale per lavorare gli oli esausti. C’è un pezzo di Calabria dove tradizione e sostenibilità si incontrano grazie all’economia circolare. Si chiama Bergolio, è sostenibile e recupera un’antica tradizione locale il progetto portato avanti a Roccella Jonica da una cooperativa composta da sei donne e un sacerdote per dare opportunità lavorative a chi è in difficoltà. “Quando abbiamo iniziato non avevamo le idee ben chiare su business plan, progetti, sviluppi. Sono passati 20 anni”.

Nel 2013 il Comune di Roccella Jonica, seimila abitanti nella città metropolitana di Reggio Calabria, espone l’idea di aggiungere alla frazione di raccolta differenziata anche l’olio da frittura. “Ci siamo adoperati subito e abbiamo proposto all’amministrazione di raccogliere l’olio per lavorarlo – ricorda Teresa Nesci, presidente della cooperativa Felici da Matti –. Alla fine di un convegno che avevamo organizzato sul tema, abbiamo presentato il primo sapone ottenuto con olio vegetale esausto al bergamotto, uno dei prodotti locali d’eccellenza, il profumatissimo agrume tipico calabrese e in particolare della Locride”.

La cooperativa lavora con persone disabili e soggetti fragili. Oggi è composta da nove soci, di cui sei lavoratori. In più si aggiungono quattro detenuti nel carcere di Locri, che non possono produrre materialmente i saponi (poiché è vietato introdurre senza le dovute autorizzazioni sostanze chimiche come la soda all’interno del carcere), ma che lavorano sul confezionamento e l’imballaggio finale dei prodotti. “Non avendo risorse a disposizione siamo andati nelle scuole, nelle piazze e sui social”, continua la presidente.

Le prime reazioni si sono divise tra l’incredulità e l’apprezzamento man mano che il progetto andava avanti. Il Papa è stato coinvolto solo successivamente, quando nel 2017, in risposta alle accuse di voler sfruttare commercialmente il nome di sua santità, Teresa e i soci decidono di rivolgersi direttamente al Vaticano. “Abbiamo mandato i nostri prodotti al Papa accompagnati da una lettera in cui presentavamo il nostro progetto e spiegavamo che, nel caso in cui avesse ritenuto il nome scelto un danno, lo avremmo cambiato”. La risposta non si è fatta attendere: qualche mese dopo è arrivata all’indirizzo della sede della cooperativa una lettera firmata dal segretario per la comunicazione vaticana in cui Papa Francesco “ci incitava a continuare nell’impresa”, ricorda Teresa. Anzi, si diceva “molto contento” e “ci ha benedetto”.

Ogni anno vengono raccolti circa 60 tonnellate di olio esausto, che si trasformano in saponette. In alcuni comuni del territorio si è provveduto a installare dei piccoli bidoni, mentre in altri vengono organizzate raccolte itineranti. Nel laboratorio di Roccella, inoltre, vengono utilizzate materie prime naturali e legate al territorio come il latte di capra, il fico d’India, la menta, gli agrumi. Un esempio concreto di economia circolare, che porterà, tra l’altro, tre ex detenuti del carcere di Locri, che avevano già cominciato a lavorare durante la pena, a trovare un’occupazione una volta usciti.

La prima scommessa della cooperativa, nel 2003, è stata quella di raccogliere e riutilizzare gli abiti usati attraverso un percorso che, nel corso degli anni, ha portato al posizionamento di cassonetti in diversi comuni vicini, accordi con le parrocchie e associazioni del territorio. Gli abiti usati venivano lavorati in pezzame industriale, richiesto da cantieri navali o industrie grafiche e tipografie, o trasformati in stracci per le pulizie, acquistati col tempo anche da aziende come Trenitalia e Medcenter.

In questi anni Felici da Matti ha accolto numerose persone, in una fascia d’età che va dai 30 ai 70 anni. C’era, racconta Teresa, la ragazza con lievi disagi psichici, la mamma con il bimbo di tre mesi, la donna senza lavoro, le sorelle anziane che avevano sposato il progetto, il sacerdote di una delle parrocchie socio della cooperativa. Col tempo si sono aggiunte persone tagliate fuori dal mondo del lavoro. “Siamo stati tramite di percorsi di riferimento per soggetti con problemi di inclusione sociale e di inserimento lavorativo”, ed è questo forse oggi l’orgoglio più grande.

Nel tempo le difficoltà sono state quelle economiche e organizzative: col Covid molte delle attività che contribuivano alla raccolta degli oli esausti erano chiuse. Oggi, invece, il problema principale è rappresentato dal caro-energia e dal conseguente aumento delle materie prime. La mancanza di una sede di proprietà è stata ed è un grande dispendio di risorse economiche per la cooperativa, anche se in questi anni Teresa e soci sono riusciti ad acquistare un piccolo lotto di terreno dove poter spostare, in futuro, i laboratori. Ma cosa dovrebbe fare lo Stato per sostenere progetti simili? Meno burocrazia, in primis, risponde la presidente, e un aiuto concreto alle realtà del terzo settore che “possono rappresentare fonti di inclusione sociale, aggregazione, creazione di posti di lavoro”.

Dal 2017 è attiva una vera e propria linea di detergenti ecologici (detersivo a mano e per lavatrice, detergente per pavimenti e sgrassatore) aromatizzati al bergamotto, limone, eucalipto e citronella, realizzati con basso impatto ambientale. E gli obiettivi per il futuro? “Intanto cercare fortissimamente di resistere – conclude Teresa –. E poi magari riuscire a costruire una sede tutta nostra. Vorremmo lasciare il frutto di questi anni di sacrifici ai giovani calabresi”.

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