Un padre separato è protagonista anche di "Martedì e venerdì", il suo secondo film da regista
Un meccanico che si separa dalla moglie è costretto a chiudere l’officina per tasse non pagate e si mette a fare rapine per pagare gli alimenti di sua figlia: è la trama, in sintesi, di Martedì e venerdì, secondo film da regista di Fabrizio Moro. Anche il cantautore è un padre separato (i figli Anita e Libero hanno 11 e 15 anni), e a tal proposito spiega in un’intervista a Il Messaggero: “Io e Alessio (De Leonardis, ndr), che ha scritto e diretto il film con me, non ci siamo messi a fare rapine ma ci siamo passati anche noi. Volevamo raccontare quello che succede a tanti papà che, segnati dalle condizioni delle separazioni, in tanti casi finiscono per chiedere aiuto alla Caritas. Non è una guerra tra donne e uomini, sia chiaro, ma se è sacrosanto fare di tutto per difendere le prime da qualsiasi violenza, bisogna fare altrettanto con i diritti dei secondi. Lo dico perché sembra un tabù: nessuno vuole affrontare il tema dei papà separati. Da quando è uscito il film sono stato travolto dai messaggi delle associazioni che li riuniscono”.
Inizialmente anche Moro e la sua ex si sono fatti la guerra, poi per fortuna le cose sono cambiate: “C’era malessere e quello mette in atto meccanismi di rabbia che finiscono per scatenare di tutto. Dopo un po’, per fortuna, abbiamo capito quello che stavamo facendo, e i danni che avremmo procurato ai nostri figli, e ci siamo fermati. Oggi posso dire che la madre dei miei due figli è una donna meravigliosa. Abbiamo trovato un equilibrio. L’ho invitata anche alla prima del film”.
Nel corso dell’intervista il cantautore rivela anche qualche piano per il futuro: “Tra un po’ Libero prenderà la patente e io venderò casa: voglio andare a vivere al Circeo nella mia casa mobile, la mia barca di 12 metri che ho comprato l’anno scorso. Il mare è la cosa che amo di più, forse più della musica e del cinema. Mi dà serenità, sempre”.