Il clan Parisi-Palermiti ha influenzato le elezioni comunali del 2019 a Bari. Una notizia per due novità, destinate a cambiare la storia recente della criminalità organizzata barese. Perché il blitz della polizia (mille agenti in campo, 130 indagati, arresti e sequestri per milioni di euro) dice essenzialmente due cose: per la prima volta un giudice (Alfredo Ferraro) ha riconosciuto l’esistenza del sodalizio criminale governato dai due boss Savinuccio Parisi ed Eugenio Palermiti. Il primo è in carcere da anni, il secondo da pochissimo, neanche quattro settimane. L’altra novità è che nel voto amministrativo di cinque anni fa i clan hanno avuto un ruolo operativo, tanto che tra i reati contestati dai pm agli indagati (associazione mafiosa, estorsioni, porto e detenzioni di armi da sparo, spaccio, turbata libertà degli incanti, frode in competizioni sportive, tutti reati aggravati dal metodo mafioso) c’è anche l‘ingerenza elettorale politico-mafiosa nel voto del 26 maggio 2019.
In tal senso, sono stati arrestati l’ex consigliere regionale Giacomo Olivieri (avvocato, in carcere), sua moglie Maria Carmen Lorusso (attuale consigliere comunale di maggioranza) e il padre di quest’ultima, l’oncologo Vito Lorusso (padre e figlia sono ai domiciliari), che a luglio era già finito ai domiciliari per una storia di concussione. Il medico, stando alle accuse, riceveva soldi da un paziente per accorciare i tempi delle liste d’attesa visto che era il primario all’istituto per i tumori di Bari. Secondo gli inquirenti, aveva creato una “situazione di sudditanza psicologica” nei pazienti malati oncologici e, attraverso “minacce implicite”, ha denigrato “costantemente il Servizio sanitario nazionale” prospettando “rischi e vantato le proprie competenze”, rassicurando i suoi pazienti e catturando “la loro benevolenza per incassare denaro”. Tornando all’operazione odierna, da sottolineare la particolare storia politica recente della consigliera Maria Carmen Lorusso, che aveva già annunciato la sua ricandidatura alle prossime elezioni comunali di primavera. Nel 2019 la donna era stata eletta con la lista che sosteneva il candidato sindaco Di Rella, quindi nel centrodestra. Successivamente, però, Lorusso aveva fatto il salto della quaglia, transitando nel movimento Sud al centro, partito coordinato da Sandro Cataldo, marito di Anita Maurodinoia, assessora regionale ai Trasporti. Al momento dell’arresto, quindi, Maria Carmen Lorusso sostiene il governo cittadino di centrosinistra del sindaco Antonio Decaro.
Secondo gli inquirenti, l’avvocato Olivieri ha operato come procacciatore di voti per la moglie, rivolgendosi a personaggi direttamente appartenenti o in qualche modo legati al clan Parisi-Palermiti. In cambio del sostegno elettorale, come sempre accade in questi caso, ha offerto soldi, assunzioni, regali vari e anche la regolarizzazione dell’occupazione abusiva di una casa popolare, come successo con la vedova di Francesco Strisciuglio, come riporta l’edizione barese di Repubblica. Sempre secondo chi indaga, il padre della consigliera comunale, all’epoca primario di oncologia all’ospedale Giovanni Paolo II, ha concordato un patto elettorale con Massimo Parisi, “nella consapevolezza – si legge nelle carte – che si trattasse del fratello del capoclan Savino”. In cambio dei voti, a sentire i pm, il dottor Lorusso ha aiutato un esponente della famiglia Parisi (poi deceduto) che si stava sottoponendo a delle cure contro il cancro.
In carcere anche Michele Nacci, 34enne, primo dei non eletti nel 2019 nella stessa lista di Maria Carmen Lorusso: nelle carte di legge della sua promessa di reperire voti tra gli affiliati del clan Montani, essendo Nacci il genero di Bruna Montani, cugina del capoclan Andrea detto Malagnac e moglie di un pregiudicato. Oltre alla politica, quindi, c’è anche tanta criminalità organizzata. E nell’indagine svelata oggi è coinvolto il gotha della mala barese degli ultimi anni, con misure cautelari spiccate nei confronti di Tommy Parisi, cantante neomelodico (già condannato in primo grado a otto anni per associazione mafiosa) e figlio del boss di Japigia Savinuccio, arrestato anch’egli insieme all’altro capoclan Eugenio Palermiti. Stessa sorte anche per altri esponenti della famiglia Palermiti: il figlio di Eugenio Giovanni, il nipote Antonino e il genero Filippo Mineccia. Nell’indagine della procura, inoltre, sono coinvolti anche gli imprenditori Francesco Frezza e Massimo Bellizzi.
Le elezioni comunali del 2019 finirono al centro di un’altra indagine sui rapporti tra politica e mafia che portò, nell’ottobre 2022, all’arresto dell’allora consigliera comunale Francesca Ferri, eletta sempre nelle file della lista ‘Di Rella sindaco’. Ferri, il compagno Filippo Dentamaro e il presidente del Foggia calcio Nicola Canonico sono attualmente sotto processo per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione elettorale e scambio elettorale politico mafioso per le elezioni di Bari e del vicino comune di Valenzano. Coinvolti in quell’inchiesta anche i vertici del clan Buscemi di Valenzano, legati proprio al clan Parisi del quartiere Japigia.