Si definiscono i fantasmi dei tribunali e sono stabilmente precari da anni, il che dovrebbe essere un ossimoro, e pur essendo assolutamente essenziali al corretto svolgimento di udienze e processi, le loro istanze vengono ignorate da anni. Questa la situazione dei 1.500 fonici, trascrittori e stenotipisti forensi impiegati in appalto dal Ministero della Giustizia per circa 4 euro all’ora grazie all’applicazione del CCNL Multiservizi, nonostante questo tipo di contratto non sia adeguato. Da molti anni questi lavoratori protestano per l’ottenimento dell’internalizzazione e un miglioramento delle condizioni professionali e salariali, senza che le loro istanza siano accolte. A nulla sono valsi, infatti, nemmeno gli incontri e lo sciopero di metà gennaio: nessuna risposta da parte delle istituzioni.
“Lo scorso 19 gennaio, a seguito dello sciopero, avevamo chiesto al ministro Nordio un incontro finalizzato ad effettuare un confronto sulle ragioni della protesta, ma ad un mese da quella richiesta non abbiamo ricevuto nessuna risposta”, denunciano le sigle sindacali Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltrasporti in un comunicato, sottolineando “la gravità dell’assenza di risposte nei confronti di lavoratrici e lavoratori che, invece, dopo anni di precarietà e di mancato riconoscimento dell’altissima professionalità con la quale assicurano l’efficace funzionamento della giustizia nel nostro Paese, meritano considerazione e stabilità occupazionale”.
Nonostante lo sciopero e le proteste, con relativi sit-in e presidi in tutta Italia organizzati dal 19 al 25 febbraio, dal titolare del dicastero di via Arenula continuano a non pervenire risposte. O meglio, ripercorrendo le fasi dell’agitazione quello che si registra è l’immobilismo che ha seguito le dichiarazioni di intento del ministero annunciate in occasione dell’ultimo incontro del 21 dicembre, convocato nell’ambito della procedura di raffreddamento attivata dopo la proclamazione dello stato di agitazione. In sostanza, dapprima il ministero guidato da Nordio ha risposto positivamente alle richieste sindacali che premevano per l’internalizzazione dei lavoratori e delle lavoratrici, ma successivamente nessuno ha dato realmente avvio a questo processo né fornito garanzie rispetto alle tempistiche. E tutto, spiegano i sindacati, ruota attorno all’appalto prossimo alla scadenza che, stando agli effetti dell’applicazione della Riforma Cartabia rispetto all’attuazione del processo telematico penale, potrebbe generare ripercussioni sui livelli occupazionali e salariali attuali. Né su questo fronte né su quello della necessaria formazione per l’utilizzo di nuovi strumenti nessuno sembra essere in grado di dare garanzie e i lavoratori sono lasciati in balìa degli eventi.
I lavoratori precari in ambito giustizia, ambito che dovrebbe vigilare sul rispetto dei diritti basilari del cittadino, appare essere però una vera e propria costante. Infatti il precariato forense a compensi totalmente inadeguati non coinvolge solamente i 1.500 stenotipisti, trascrittori e fonici forensi ma anche i traduttori giudiziari in forza nei tribunali sparsi per tutta Italia e che, stando alle tariffe stabilite per legge in base al DPR 115/2002 e calcolate secondo la tariffa indicata nel DM 30 maggio 2002, lavorano per circa 8 euro a vacazione, ovvero slot di 2 ore di lavoro ciascuna, pari a 4 euro lordi all’ora e liquidati in media dopo 2 anni dalla prestazione, eccezion fatta solo per la prima vacazione, retribuita ben 14 euro, ovvero 7 euro lordi all’ora una tantum a incarico. “Recenti sentenze del tribunale di Milano sanciscono che una retribuzione di 3,96 euro lordi all’ora viola l’articolo 36 della Costituzione – commenta Raffaella (nome di fantasia, ndr). Ecco, noi traduttori giudiziari che lavoriamo per questi stessi tribunali a chiamata prendiamo solo 4 centesimi in più all’ora. Ci sentiamo un po’ presi in giro”.