Al coraggioso progetto del viceministro Leo per trasformare l’Italia in paese tax-evasion friendly, cioè amico di chi non paga le tasse, per necessità o mala convinzione civica, si aggiunge un altro tassello, non certamente l’ultimo. Dopo essere intervenuti con svariati condoni per non scontentare nessuno, perdendo pure qualche miliardo di gettito, ora si opera in maniera sistematica introducendo per decreto una revisione complessiva del sistema sanzionatorio del fisco. Idea forse utile visto che, data l’elevatissima evasione del mondo del lavoro autonomo e delle imprese, questo sistema di sanzioni finora non ha funzionato, non spaventando evidentemente nessuno. Poi, ricordando l’invettiva del viceministro di Fratelli d’Italia che aveva paragonato gli evasori ai terroristi, uno si aspetterebbe un deciso aumento delle sanzioni. In genere è quello che accade: per disincentivare in maniera radicale un comportamento illecito si aumenta la pena. È successo nel caso dei giovani ambientalisti imbrattatori che ora con il governo Meloni rischiano anni di carcere.
Qui invece sta la acuta genialità del ministro, grande esperto in materia fiscale. Cambio di direzione: le sanzioni con la nuova proposta vengono ridotte, e non aumentate, e anche in maniera sostanziale. Naturalmente prima è necessario che il contribuente distratto venga individuato. Per esempio, nel caso della omessa dichiarazione dei redditi la sanzione calerà dal 240% al 120%. Anche se mi pare almeno strano che nel 2024 ci siano ancora contribuenti così distratti da dimenticarsi di presentare la dichiarazione annuale dei redditi. In caso di dichiarazione non corretta la sanzione calerà dal 180% di oggi, al 70% governativo. Sanzioni prima esagerate? Certo che sì. Ma proporzionate alle dimensioni dell’evasione fiscale italiana, questa sì esagerata e fuori controllo. Anche gli omessi veramente vengono graziati e addirittura si introduce la non punibilità quando sussistono condizioni di obiettiva incertezza.
Sono previsti poi diversi casi e maccanismi che riducono in maniera sostanziale le sanzioni con un dettaglio chirurgico per non lasciare nessuno fuori dal banchetto fiscale a spese dello Stato. Diciamo che la materia delle sanzioni diventerà il paradiso dei fiscalisti. Immagino già le fantasiose argomentazioni che i professionisti porteranno per sostenere le posizioni dei loro clienti. Un fisco, insomma, reso ancora più complicato ma favorevole a coloro che non ritengono di dover pagare le tasse. Costoro però potrebbero fare una scelta diversa, come fanno i tennisti di fama internazionale, e cioè trasferire la loro residenza nel Principato di Montecarlo. Così il loro problema fiscale e morale sarebbe risolto.
Ma quello che più disturba in questo contesto di ampia compliance (traduzione: tolleranza) per gli evasori fiscali della destra governativa, per usare un termine tecnico, sono le furbesche argomentazioni del ministro. Il viceministro Leo ha dichiarato che si tratta di una “rivoluzione fiscale del governo mirata a costruire un sistema più equo e più giusto”. Non saprei se queste parole indichino che il ministro si trovi in una sorta di confusione mentale, cioè non comprende bene il senso di quello che dice, o se stia prendendo per i fondelli i 30 e passa milioni di contribuenti onesti pensionati e lavoratori dipendenti in primis) che ogni mese versano il dovuto al fisco. Propenderei decisamente per la seconda ipotesi. Affermare infatti che si rende più equo il sistema tributario riducendo le sanzioni è un pirandelliano non-senso. Ai cittadini onesti, dalla riduzione delle sanzioni non viene nulla. Anzi si sentono presi in giro perché tartassati. Ai cittadini disonesti, invece, che usano i servizi dello Stato e non pagano le tasse, questa riduzione delle sanzioni fa molto comodo. Pagare solo una frazione del dovuto e a molti anni di distanza, risulta molto gradito. Certo, c’è la parcella dell’avvocato o del tributarista, ma questo è un costo sostenibile. Meglio per gli evasori nostrani, si fa per dire, pagare il professionista e iniziare una lite con lo Stato che poi porterà forti sconti, che versare le tasse dovute.
La riduzione delle sanzioni amministrative per gli evasori è un altro capitolo vergognoso di questo fisco nero targato Meloni che ha fatto della rinuncia alla lotta all’evasione fiscale il suo tratto distintivo. C’è da chiedersi fino a quando il popolo dei contribuenti onesti, e a questo punto anche un po’ fessi, sopporterà questo spettacolo indecente senza dire nulla. A meno che non abbia ragione la destra e gli Italiani siano veramente un popolo di evasori incalliti, che va solo perdonato e non punito. Ma allora bisognerebbe cambiare l’art. 53 della Costituzione e stabilire che ciascuno paga le tasse come e quando gli pare. Visto che la destra vuole riformare la Costituzione, potrebbe intervenire anche su questo non trascurabile punto. Se questo è un Paese tax-evasion friendly lo deve essere per tutti e non essenzialmente per il popolo delle partite Iva, che comunque non è mai contento dei privilegi accumulati e ne vorrebbe sempre di più.