Inizia il rimpasto all’interno dell’Autorità nazionale palestinese che porterà alla formazione di un governo di tecnici con l’approvazione anche di Hamas. Dopo le indiscrezioni e le smentite, tutte anonime, circolate nella giornata di domenica, il premier palestinese Mohammad Shtayyeh “ha messo a disposizione le proprie dimissioni” al presidente Abu Mazen, come scrive l’agenzia di stampa palestinese Wafa.
La mossa guarda, seppur ancora da lontano, alla formula dei due Stati, con quello palestinese in mano a una Anp riformata, ripulita dalla sua immagine di carrozzone corrotto, che ha abbandonato la battaglia per i diritti dei palestinesi, troppo accondiscendente nei confronti dei diktat statunitensi. Una Anp che, quindi, dovrà coinvolgere il maggior numero possibile di anime del mondo palestinese, legittimandosi così agli occhi della popolazione, per guidare la ricostruzione della Striscia dopo il conflitto.
Un percorso che richiederà molti anni, ma che Stati Uniti e Paesi europei, seppur senza l’ok del governo Netanyahu, hanno più volte dichiarato di voler avviare. L’annuncio di Shtayyeh è giunto all’inizio della seduta del Consiglio dei ministri in cui il premier ha descritto a lungo la gravità della situazione creatasi a Gaza. E ha proprio affermato che è necessario tendere all’estensione dell’autorità della Anp sull’intero territorio palestinese: ”Io penso – ha affermato – che la prossima fase richieda una riorganizzazione nel governo e nella politica che prenda in considerazione la nuova realtà nella Striscia di Gaza, i colloqui di unità nazionale e la necessità del raggiungimento di un consenso inter-palestinese basato sulle fondamenta nazionali, su una vasta partecipazione, sull’unione delle fila e sull’estensione della autorità dell’Anp sull’intero territorio”.