di Ilaria Muggianu Scano
Un risultato che non è plebiscitario ma è al contempo un segnale forte per chi non ha saputo sondare il territorio. L’amministrazione della città di Cagliari, complice il complicato periodo pandemico e la condizione di cantiere perpetuo, devono aver ingolosito Giorgia Meloni alla dura sfida, al braccio di ferro con Salvini, e il sacrificio è costato lo scranno più ambìto, quello del Governo regionale.
Un Paolo Truzzu stanchissimo, da cinque anni al municipio vista Molo di Cagliari, non si è rivelata la scelta vincente. Probabilmente una figura più anonima come il leghista Pierluigi Saiu, nuorese come Alessandra Todde, avrebbe risollevato le ambizioni di un elettorato che ha creduto più nella coalizione che nel capitano. Il centro destra, orfano del grande e storico coagulatore Giorgio Oppi venuto a mancare due anni fa, non trova requie e poco aderisce alle proposte avulse dal territorio insulare, quelle calate dal continente.
Primo (e unico) Premio Nobel letterario donna in Italia: una nuorese. Prima donna Presidente della Regione Autonoma della Sardegna: nuorese. Alessandra Todde è la donna che scriverà la storia politica sarda, anche se il suo partito non la premia con numeri esaltanti. La notizia sembra essere la rediviva forza del Pd, non tanto l’unione Pd-Cinquestelle. Bene lo aveva intuito Conte, utile Schlein. I numeri dei 5stelle sono bassi, 50.883, quasi doppiato dal Partito Democratico con 91.072 voti. Perciò, verosimilmente, a meno di una questua patetica alle porte della vincitrice, anche chi ha tentato il grande salto svendendo la chimera indipendentista che professava da tre lustri per salire sul sospirato e inseguitissimo carro di un partito nazionale dalle mille chance dovrà accontentarsi di un ufficio di gabinetto, con un solido primato però: divenire simbolo dell’ideale venduto al migliore offerente, condizione che non invoglia certo il partito dei giovani idealisti ad affezionarsi alla politica.
Di certo è la tornata delle donne eccellenti nel proprio percorso e non in quanto riserva protetta: Alessandra Todde, Camilla Soru, Luisa Giua Marassi le vere protagoniste di una campagna pulita che hanno ricavato il proprio spazio d’azione un giorno alla volta. Todde: una Stem woman con una grande formazione in più campi dello scibile e curriculum internazionale; Camilla Soru una politica pura impegnata nella lotta per una sanità dolorante soprattutto in età pediatrica; Luisa Giua Marassi una donna di legge con un forte investimento sociale nei diritti di genere e nello sport. Già così la donna sarda ha grande rappresentanza e il resto è da giocare con gli assessorati più rappresentativi.
Una disputa contro i partiti storici che in terra d’Ichnusa hanno continuato a mietere buoni risultati, come il Partito Sardo d’Azione degli uscenti Antonio Moro e Gianni Chessa, o di Sardegna al Centro-20Venti. Vincenti perché eccellenze, non perché donne. Potrebbe confermarlo anche l’outsider Renato Soru che rimane fuori dal consiglio regionale per ambizione personale, a scapito di un realismo che, candidando un’unica lista, gli avrebbe permesso di piazzare qualche consigliere.
L’effetto Soru, insomma, non ha funzionato e Mister Tiscali anticipa il proprio appuntamento alle amministrative cagliaritane della primavera, di cui le Regionali sono solo timido apericena.