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Alessandro Sallusti a La Confessione (Rai3) di Gomez: “Mandai l’allora premier Renzi a fan…o al telefono dopo che mi fece una sfuriata””

di Elena Rosselli

“Il giornalista deve essere il cane da guardia del potere, ma può davvero essere tale se è vicino al potere stesso?”. Esordisce così Peter Gomez alla terza puntata de La Confessione che vede come ospiti il direttore de Il Giornale Alessandro Sallusti e la scrittrice Barbara Alberti. Ed è proprio a “uno dei giornalisti di destra più famosi d’Italia” che Gomez si rivolge con domande che vanno dagli aspetti più privati – il padre severissimo, l’arruolamento nel Battaglione San Marco proprio per sfuggire alle ire paterne, gli esordi prima in radio e poi come giornalista con tanto di vocabolario sulle gambe per non sbagliare doppie e congiuntivi – a temi strettamente legati con l’attualità e il rapporto con il potere. Quando il condirettore de Il Fatto Quotidiano gli chiede come è possibile rimanere indipendenti in un contesto in cui “lei ha scritto un libro-intervista con la Meloni (La versione di Giorgia, ndr) e dirige Il Giornale mentre Mario Sechi è stato portavoce della Meloni e dirige Libero“, Sallusti risponde parlando di “potere in simbiosi con le proprie vedute“: “Credo che sia lo stesso problema che hanno avuto altri giornali quando governava la sinistra, o addirittura giornali simpatizzanti con i Cinque stelle quando hanno governato loro”, spiega il giornalista che poi dice ancora: “Noi giornalisti diciamo che siamo i cani da guardia del potere. Lo abbiamo fatto, a tratti lo facciamo, ma quando il potere è non dico amico, ma è in simbiosi con le nostre vedute, siamo un po’ meno cani da guardia e lo siamo tutti”.

“Quella volta che mandai Renzi a fare in c..o – Sallusti torna su un episodio raccontato sempre a La Confessione nel 2018. e risalente a quando Matteo Renzi era presidente del Consiglio e chiamò il giornalista per insultarlo al seguito della pubblicazione di un articolo su Maria Elena Boschi terminando gli improperi con un “Vengo sotto casa tua e ti spacco le gambe“. A seguito del racconto del salotto di Gomez, Renzi aveva addirittura annunciato querela contro Sallusti: una querela di cui, come dice il diretto interessato, si sono perse le tracce. “Io avevo un ottimo rapporto con Renzi da segretario dei democratici prima e da premier poi, perché stava rottamando i comunisti nel Pd”, spiega il giornalista che poi ripercorre la telefonata dai toni molto accesi: “Mi disse: ‘La devi smettere di rompermi i coglioni!“. Insomma, mi fece una piazzata terribile. Lo feci sfogare. Io ho un rispetto sacrale per la figura del presidente del Consiglio chiunque esso sia però se lei – perché passai dal tu al lei – la mette su questi toni, allora io per la prima e unica volta in vita mia, me la sento di dire al presidente del Consiglio: ‘Vai a fanculo’. E ho messo giù il telefono”.

Il centrodestra disunito in Sardegna è stato punito – Sulle elezioni in Sardegna, in cui il candidato di Giorgia Meloni Paolo Truzzu ha perso per una manciata di voti a favore di Alessandra Todde, Sallusti ha le idee chiare: “Il problema è che il centrodestra vince solo quando è unito e quando dà l’impressione, la sensazione di essere unito. – dice il giornalista – L’elettore di destra non sopporta le liti in casa, mentre quello di sinistra un po’ ci sguazza”. Poi porta a esempio la sua esperienza di direttore di giornali di centrodestra: “Quando evidenzio le liti che ci sono dentro il centrodestra, il mio lettore dice: ‘Ma perché ti occupi delle liti? Non vogliamo vederli litigare, non dircelo neanche, non ci interessa’”. Quindi, per concludere, secondo Sallusti la chiave di lettura in Sardegna è semplice: “Hanno litigato, hanno sbagliato, l’elettore li ha puniti”. Punto.

Lo zampino di Crosetto nell’affaire Vannacci – C’è spazio anche per un commento alle vicende giudiziarie del generale Roberto Vannacci, che Sallusti in qualità di direttore de Il Giornale, attribuisce a una particolare solerzia del ministero della Difesa. “Io ho trovato molto bizzarro che un il ministero della Difesa sia andato a spulciare le sue note spese”, dice il giornalista che spiega: “E’ acclarato: l’esposto nasce dal ministero perché è l’unico che può farlo avendo le carte”. Quindi, secondo Sallusti, se qualcuno è andato a fare le pulci alle spese sostenute da Vannacci quando era attendente militare dell’ambasciata di Mosca, questo qualcuno è da cercare al ministero della difesa e non è un mistero che tra Vannacci e Crosetto non corra proprio buon sangue. Nessuna prova insomma, ma molti indizi. “Vannacci può stare antipatico, simpatico, ma dal punto di vista militare Vannacci è stato un grande generale, un generale eroe”, sostiene il giornalista secondo cui “ad andare a fare le pulci alla vigilia di elezioni europee nelle quali pare che voglia candidarsi, non si fa bella figura”.

Putin e la democrazia – “Prima dell’invasione dell’Ucraina, lei elogiava Putin, ma all’epoca c’era già stata l’invasione della Crimea (2014, ndr), l’omicidio di Anna Politkovskaja (2006, ndr), molti dissidenti incarcerati: perché ne parlava bene?”, chiede Gomez, dopo avergli letto tre titoli del Giornale e di Libero a favore dello zar. “Putin in quegli anni era una persona su cui scommettere sia per portare un po’ più di democrazia in Russia, sia in chiave internazionale per portarlo dalla parte dell’Occidente. – spiega il giornalista rievocando un ricordo con Berlusconi: “Lui ci provò a fare questo. Io gli chiesi: ‘Che cos’è tutta questa infatuazione per Putin?’. Lui rispose: ‘Io non credo che sia un sincero democratico, ma o lo portiamo dalla nostra parte oppure tra qualche anno questo signore comanderà sull’Europa‘. Una profezia che purtroppo si è avverata”.

Il ricordo commosso di Berlusconi – Gomez e Sallusti parlano di Silvio Berlusconi più volte, ma è quando il conduttore chiede al direttore de Il Giornale dell’ultima telefonata tra i due che Sallusti si fa serio e dice: “Faccio una confessione: l’ho sentito un mese prima che morisse (il 12 giugno 2023, ndr). Non so cosa mi abbia detto esattamente – confida – Era uno dei suoi giorni down e la sua voce non era comprensibile. La cosa mi ha provocato molta angoscia perché al di là della politica e di tutto il resto, io a quest’uomo ho voluto molto bene“. Un bene che appare chiaro anche dalla confessione finale, un momento di grande commozione”.

La Confessione si può rivedere su RaiPlay

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