“L’arrivo di auto low cost prodotte in Messico da aziende cinesi, che costano così poco perché finanziate dal governo di Pechino, rischia di portare all’estinzione del settore automotive americano”: è quanto si legge in una relazione prodotta dalla Alliance for American Manufacturing, associazione a tutela dell’industria statunitense. Per i suddetti motivi, nella stessa relazione si chiede al governo di bloccare l’importazione di tali prodotti che, essendo fabbricati in Messico, godono di accordi di libero scambio con gli USA (e, pertanto, beneficiano pure di incentivi fiscali all’acquisto) e rappresentano “una backdoor commerciale per le importazioni cinesi”. La scappatoia messicana potrebbe causare “chiusure di fabbriche e perdita di posti di lavoro”.
Il problema sollevato dalla AAM è comprovato dalle mosse strategiche del colosso cinese BYD, pronto ad aprire uno stabilimento in Messico, ma anche della Tesla, che vorrebbe costruire una fabbrica nello stato di Nuevo Leon col supporto di un fornitore cinese, propenso a mettere un miliardo di dollari nell’operazione. L’allerta, tuttavia, non arriva solo dalla Alliance for American Manufacturing. Infatti, la Alliance for Automotive Innovation, per voce del suo amministratore delegato John Bozzella, lancia l’allarme sul fatto che le prossime norme ambientali in discussione a Washington “potrebbero offrire alla Cina una posizione di vantaggio nella catena dei fornitori di batterie per le auto elettriche destinate al mercato Usa”.
Dal canto loro i costruttori di auto cinesi, consapevoli che al di là dell’Atlantico non avranno vita facile – già scontano tariffe doganali al 27,5% – nonostante i loro tentativi di “sfondare” negli Usa dal Messico, provano a imbonirsi la più fragile Europa, a sua volta alle prese con la tornata elettorale in programma nei prossimi mesi: sicché, dopo che Bruxelles ha avviato le indagini per presunta concorrenza sleale dei car maker della Repubblica Popolare, quest’ultima mira a una maggiore collaborazione commerciale col vecchio continente.
“La Cina attribuisce grande importanza alla cooperazione con la UE nel settore industriale, ed è disposta a lavorare con l’Unione Europea per approfondire una collaborazione che sia fruttuosa per entrambe le parti, e permetta di portare avanti uno sviluppo comune”, ha dichiarato Xin Guobin, viceministro cinese per l’industria e l’informatica al termine di un incontro tenutosi con Kerstin Jorna, direttore generale della Commissione Europea per il mercato interno, l’industria, le piccole e medie imprese. Il target di Pechino appare chiaro: assicurarsi che la piazza europea sia più ricettiva di quella americana ai prodotti Made in China. A cominciare dalle auto elettriche (e non solo), testa di ponte del Dragone per sparigliare gli equilibri di mercato dell’automotive continentale.