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Fedez: “Ho affrontato un tumore al pancreas molto raro e ho fatto i conti con la morte. Prendevo 7 psicofarmaci per quanto stavo male”

Così il rapper durante un incontro le scuole al Circolo dei Lettori di Torino sul tema "La salute mentale è un diritto dei giovani", promosso dall’associazione Acmos

“Ho affrontato un tumore al pancreas molto raro e ho dovuto fare i conti con la morte nonostante io sia un privilegiato. In quel periodo ho avuto l’esperienza peggiore con gli psicofarmaci. Ne prendevo addirittura sette e il medico che me li dava non comprendeva che stavo male”. A dirlo è Fedez che oggi, durante un incontro con le scuole al Circolo dei Lettori di Torino sul tema “La salute mentale è un diritto dei giovani”, promosso dall’associazione Acmos, ha parlato a cuore aperto del periodo difficile vissuto negli ultimi mesi dopo la diagnosi di cancro e l’intervento per asportarlo. “La malattia? Non credo di aver ancora metabolizzato la cosa, ci vogliono anni per arrivare a una metabolizzazione completa, è complesso. Nell’immediato, ricordo di aver fatto solo pensiero: la cosa che mi metteva più ansia, ma mi dava anche la spinta per mantenere un minimo di dignità e compostezza, è stato pensare che i miei figli non si sarebbero più ricordati di me se fossi morto. Erano troppo piccoli. Questa era la cosa che più mi faceva paura ma era anche il motore per dirmi ‘ non morire adesso'”, ha confidato il rapper.

“La salute mentale e fisica devono andare di pari passo, ma quella mentale in questo Paese non viene considerata”, ha sottolineato Fedez raccontando agli studenti la sua esperienza con la malattia e con l’uso del psicofarmaci. “Ho sempre raccontato la mia vita, il bello e il cattivo tempo – ha proseguito -. Sono testimonial del fatto che il denaro e la fama risolvono un problema, ma non risolvono tutti i problemi. Sembrerò retorico, ma è così”.

Quindi ha parlato anche della sua carriera di rapper: “La musica mi ha dato tanto, se sono qui è grazie alla musica. Ma mi ha anche tolto tanto. Io faccio tante cose, nella musica è come se fossi al tavolo da poker e facessi all-in, mettendo tutto me stesso e anche i miei traumi. Questo non è sano, ti fa vivere la musica anche in maniera tossica. Sto imparando a viverla meglio. Quando ero giovane la musica mi ha aiutato tanto, ma mi anche consumato, in un certo senso”, ha concluso.