Il cinema a Salerno, dove siamo già al terzo allenatore e Fabio Liverani ha le ore contate. La rassegnazione fatalista a Darmstadt, dove il pragmatismo tedesco e la tenuta del bilancio dominano incontrastati. La calma piatta a Clermont e Metz, in Francia. La fiducia illimitata a Burnley e il tentativo a vuoto a Sheffield, in Inghilterra. Per trovare qualcosa di accostabile alla realtà italiana devi andare nella spagnola Almeria, dove gioca la squadra che non vince mai e ha stabilito un record. Il panorama delle ultime della classe nei cinque campionati europei top è, in fondo, uno specchio del paese e delle sue abitudini.

CINEMA SALERNITANA – Paulo Sousa dalla prima all’ottava giornata. Filippo Inzaghi dalla nona alla ventiquattresima. Liverani dalla venticinquesima, ma già la ventisettesima, a Udine, potrebbe produrre l’ennesimo giro di valzer in caso di ko. Risultato di questo traffico di allenatori: ultimo posto in classifica a quota 13 punti, -7 dal tris delle penultime, composto da Cagliari, Verona e Sassuolo. Il moto perpetuo della società campana, guidata dall’imprenditore Danilo Iervolino, ha riguardato anche l’area dirigenziale: nel tentativo di ripetere il miracolo di due stagioni fa, è stato richiamato Walter Sabatini nel ruolo di direttore sportivo, con conseguente addio di Morgan De Sanctis. Non parliamo poi dell’area tecnica: tre vice-allenatori, cinque collaboratori, due preparatori dei portieri, sei preparatori atletici, tre match analyst: diciannove persone da agosto a oggi. Niente male anche i numeri del mercato invernale: dieci acquisti, più gli arrivi degli svincolati Boateng e Manolas, a fronte di sette cessioni. La sorpresa, semmai, è nel consuntivo di gennaio: 250 mila euro per le operazioni in entrata, 3,3 mln di euro nelle cessioni, grazie alla vendita di Pasquale Mazzocchi al Napoli (3 mln). Grandi movimenti, ma le fredde statistiche inchiodano la Salernitana alla sua mediocrità: i migliori marcatori in campionato sono Antonio Candreva (37 anni il 28 febbraio) e Dia, a quota 4. L’attaccante senegalese ci ha messo del suo nel caos generale: dopo i 16 gol nel campionato scorso, ha cercato di andare via. E’ stato costretto a rimanere e il suo rendimento è calato. Dopo lo 0-2 di sabato all’Arechi contro il Monza, i tifosi hanno protestato, ma ormai a Salerno c’è rassegnazione: per evitare il ritorno in Serie B dopo tre stagioni in A serve davvero un’impresa.

LA SQUADRA CHE NON VINCE MAI – Anche l’Almeria, ultimo nella Liga a quota 9 punti, prodotti da altrettanti pareggi, ha cambiato guida (Vicente Moreno fino al 29 settembre 2023, Alberto Lasarte ad interim dieci giorni, dall’8 ottobre in carica c’è il basco Gaizka Garitano, 48 anni) e potrebbe scapparci a breve un ulteriore novità, ma l’aggravante, rispetto a Salerno, è che il club andaluso non ha ancora vinto nel campionato in corso e sommando le ultime tre gare della Liga precedente, è ora a quota 29 senza successi, record in Spagna. Il proprietario è un politico arabo, Turki Al-Sheikh, un passato da ministro del governo saudita, un presente da imprenditore sportivo. Nel 2018 acquistò il Pyramids, squadra egiziana, ma dopo un anno, mollò tutto per assicurarsi l’Almeria e investendo 20 milioni di euro. Portafoglio personale di altissimo livello, durante la pandemia donò alla città andalusa 1,2 mln da utilizzare per strutture sanitarie, cibo e aiuti ai più poveri. L’Almeria è tornato nella Liga nel 2022 e la scorsa stagione si è salvato per un punto. In quella attuale, sta affondando, anche se la squadra gioca bene e pareggia con le grandi. L’ultimo posto, a – 12 dalla quartultima posizione (il Celta Vigo a quota 21), vale come una sentenza. Il tifo però è tranquillo: ad Almeria, città da tremila ore di sole l’anno, patria delle tapas e location dei western di Sergio Leone, c’è molta vita oltre il calcio.

APLOMB TEUTONICO – Darmstadt, nell’Assia, è una realtà complessa: fu la prima comunità in Germania a costringere gli ebrei a chiudere i loro negozi, ma fu anche uno dei centri della resistenza al nazismo. La squadra di calcio è alla quinta presenza in Bundesliga: il ritorno tra i grandi è maturato nel 2023, sotto la guida di Torsten Lieberknecht, 50 anni, ex centrocampista. A Darmstadt erano preparati a una stagione di sofferenza: l’ultimo posto (13 punti) non ha fatto saltare i nervi. Il calcio è una galassia di una polisportiva da 13.500 membri, con l’attività spalmata in varie discipline, compresi futsal, escursionismo, judo e ping pong. La regola numero uno è la salvaguardia dei bilanci. L’allenatore non si tocca, anche perché il terzultimo posto, che dà diritto al playoff con la terza della 2. Bundesliga, occupato dal Colonia, è lontano appena 4 lunghezze.

CALMA FRANCESE – Clermont e Metz condividono il fondo della Ligue 1 a quota 17, ma con stati d’animo diversi. Il Clermont è una specie di miracolo. Dopo la storica promozione del 15 maggio 2012, la prima nel massimo campionato francese, sono maturate due salvezze di fila, con il boom dell’ottavo posto nel 2023. Al comando della squadra c’è dal 2017 Pascal Gastien, votato per due volte miglior allenatore della Ligue 2 (2019 e 2021). Il club gli ha dato fiducia sconfinata, anche di fronte ai risultati disastrosi di questa stagione: lui, nonostante le voci di un possibile esonero, ha dichiarato di voler restare. Clermont-Ferrand, cuore della Gallia e dove troneggia la statua di Vercingetorige, vive lo sport a trecentosessanta gradi: se va male con il calcio, ci si consola con il rugby. A Metz, 55 km dal confine con il Lussemburgo, la delusione invece è forte. La storia è importante (64 stagioni in Ligue 1) e il ritorno nella massima serie nel 2023 doveva rappresentare il trampolino di lancio di un ciclo interessante. Il presidente Bernard Serin, uomo d’affari, al comando dal 2009, sperava di essersi lasciato alle spalle il periodo tormentato, ma gli è andata male. Nonostante tutto, ha confermato il tecnico della promozione, il romeno Laszlo Boloni, 70 anni, 108 presenze con la nazionale romena da giocatore dal 1975 al 1988. Nel settembre 2023 il suo contratto è stato prolungato al 30 giugno 2025: un atto di fiducia che non ha trovato riscontro nei risultati.

INGHILTERRA SPIETATA – Burnley e Sheffield United sono due neopromosse: la sofferenza in Premier, certificata dai 13 punti in classifica, era prevedibile. Non a caso anche la terzultima, il Luton, è fresco di risalita dalla Championship: c’è un’enorme differenza di qualità tra i due campionati. Il Burnley ha vissuto quest’annata di tormenti ribadendo la fiducia in Vincent Kompany, ex difensore del Manchester City. Il coach belga, primo tecnico non britannico della storia del Burnley, nel 2023 ha riportato in Premier i Clarets dopo una sola stagione in Championship e la proprietà statunitense, la AKL Capital, non ha cambiato rotta, nonostante l’ultimo posto in classifica e una retrocessione dietro l’angolo. Dopo la sentenza che ha ridotto da dieci a sei punti la penalizzazione all’Everton, in quartultima posizione c’è ora il Nottingham Forest, a quota 24. Lo Sheffield United ha cercato invece la scossa emotiva, richiamando Chris Wilder, il manager della promozione nel 2019 e dell’Europa sfiorata nel 2020. Il 5 dicembre 2023 è stato esonerato Paul Heckingbottom e riportato alla base Wilder, ma la mossa non ha pagato. Lo Sheffield United è ultimo in assoluto in base alla differenza reti: – 44 rispetto ai – 33 del Burnley. Il 3-1 sul campo del Luton, il 10 febbraio, è stato un’illusione: a ruota sono arrivati lo 0-5 con il Brighton e l’1-0 incassato a Wolverhampton. Il ritorno in Championship appare ormai inevitabile.

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