C’era una volta una giacca da caccia tanto amata dalla regina Elisabetta e subito diventata sinonimo di trapunta e colletto di velluto. Bentornata Husky alla Milano Fashion Week grazie al repechage dell’imprenditore Saverio Moschillo e della sua geniale figlia Alessandra. Una volta italianizzato il brand, che il concetto di eleganza se la porta nel Dna, è proliferato nella maglieria artigianale (sciarpone, mantelle, poncho in tutti i filati pregiati) e nel sartoriale con tagli a vivo ma anche in piumini, un must to have in ogni guardaroba.
Baldinini è una conferma di alta artigianalità ma soprattutto è la certezza di un brand che non venderà mai l’anima. Da bottega di San Mauro Pascoli in Romagna, sorta 120 anni fa a laboratorio-distretto di circa 22.500 metri quadrati di oggi. La loro prima testimonial involontaria fu Lady Diana con le sue décolleté rosse con profili neri e fiocco in gros grain ballò con John Travolta alla Casa Bianca. Alla giovane artista Matete Martini ha chiesto di re/interpratare il brand in chiave seventies nelle vetrine del loro luxury shop in via della Spiga.
Moda e design è per lo storico brand Valextra un connubio inscindibile. Tra oggetti cult di modernariato e sci iconici di alluminio specchiato Volant le borse iconiche sono presentate su un lunghissimo tavolo da ping pong. Il cofanetto mobile bar portatile in pregiata pelletteria da aereo privato mette ali ai sogni. Doppio evento per Luisa Beccaria: la stilista delle principesse non quelle da favola, ma da gotha araldico, di ritorno dagli Emirati Arabi dove ha sfilato in esclusiva per la famiglia reale, presenta la sua collezione fatta di cappotti spigati da guardaroba maschile che trasforma in vestaglia scivolate e profilata di velluto, chemisier in broccato nero, bomber in tessuto tecnico stampato fiorato, immersi nell’installazione digitale e immersiva dell’artista Florencia S.M. Brück, un paesaggio interattivo che unisce realtà urbana con il paesaggio protagoniste della collezione, presentata alle nuove Officine LùBar, laboratorio creativo, ultimo nato del progetto LùBar, ideato da Lucrezia e Ludovico, figli di Luisa.
All’ora del tè nella evocativa sala Puccini dello storico Hotel et de Milan sfilano le creazioni fatte di leggerezza della stilista canadese naturalizzata italiana Sara Roka. Blouson di piume d’oca e di gallina in una paletta di 50 sfumature di colori. Di cosa non si può fare a meno? Di un blazer, naturalmente quel tocco easy chic che Delpina Pinardi insieme a due amiche ha applicato alla sua nuova collezione di Blazè, brand matissimo dalle ragazze della Milano bon ton e non solo. Declinato in tweed e velluti, liscio e devorè, paillettes e raso presentato in un loft di minima design che sembra cucito addosso sulla collezione.
Moda e tecnologia. E’ un po’ l’Elon Musk della Fashion Week, Massimo Mariotti, già vincitore del Who is Next che è l’equivalente dell’Oscar della moda. Ha applicato i suoi studi di architettura alla borsa divisibile, scomponibile e renversè, enfatizzando anche i contrasti dei colori, attraverso un gioco di zip (la borsa si chiama infatti zippè). La collezione De Couture sfila allo Spazio Linea Pelle, tutto specchi in mezzo ad antiche vestigie medievali. Il pezzo forte è l’iconica borsa “ tricoteuse” Dalida, un omaggio alla prima vera rock star, dice lo stilista. Esecuzione dal vivo della “chain crochet” per mostrare come la maitre/artigiana intreccia ad uncinetto maglia di catena in alluminino e rame “galvanizzato” insieme a cordoncino cerato di cotone usato per le selle. Il risultato è sorprendente. L’Arabesque, un concept store che echeggia un po’ Corso Como 10 in chiave green/giap. La natura come un mantra, come un’immensa madre che abbraccia il mondo. Fiori giganti, ipnotici e psichedelici. simbolismo magico per Yayoi Kusama. Mentre il flower power di Chichi Meroni evoca Les Fleurs du Mal, la Natura delle Corrispondenze di Baudelaire, i Poètes Maudits, e punta soprattutto al fiore in 3D.