Ospite della trasmissione In altre parole su La7, l’autore di Luci a San Siro dialogando con il conduttore Massimo Gramellini è tornato a ripercorrere angoli tragici della sua memoria recente
“Guardate che belli che sono. Sono tutti e quattro vivi, anche se uno non c’è più”, si è commosso in diretta tv, Roberto Vecchioni, ricordando il figlio Arrigo, morto poco più di un anno fa, ad aprile 2023, all’età di 36 anni. Ospite della trasmissione In altre parole su La7, l’autore di Luci a San Siro dialogando con il conduttore Massimo Gramellini è tornato a ripercorrere angoli tragici della sua memoria recente. “Qui non facciamo televisione del pianto e del rimorso, lasciamola agli altri, che non me ne frega niente di quelle cose. Dico cose serie, vere”, ha continuato con piglio rigoroso e sincero.
“Questo meraviglioso ragazzo, che è veramente un meraviglioso ragazzo, è un poeta straordinario. Però c’è stato un problema, che il mondo non si meritava uno bello come lui, se lo doveva meritare. Non era lui che doveva meritarsi il mondo, era il mondo che doveva meritarsi lui. E un certo giorno se n’è andato. Se n’è andato perché il mondo non era roba sua, ma per me è sempre qui”. A quel punto Vecchioni non ha parlato della scomparsa di suo figlio, ma ha letteralmente scritto al volo il testo di una canzone per quel figlio che non c’è più: “Lo strazio è per sua madre, lo strazio continua perché una madre è sempre dimezzata, più della metà del suo cuore è per i figli. Noi padri siamo un pochino meno, così. La cosa più brutta che possa esistere al mondo è perdere un figlio, la più brutta”.
E ancora: “Arrigo è il mio dolce inverno, è un inverno con la neve che sta su, ma sotto la neve c’è sempre qualcosa, no? L’erba continua a crescere, la vita è eterna, è meravigliosa. Lo penso tutte le notti. E non lo penso, lo vedo, lo vivo. Nessuno se ne va”. In queste ore è uscito in libreria Tra il silenzio e il tuono, il nuovo libro scritto da Vecchioni ed edito da Einaudi dove l’autore racconta ad un immaginario nonno, episodi tra i più significativi della sua vita mentre gli accadono quando è bambino, adolescente, trentenne, fino alla vecchiaia: “È un libro in cui racconto la mia vita a partire dalla mia infanzia con delle lettere indirizzate ad un nonno che non risponde mai, ma ha una bella fantasia perché scrive a tante persone sui temi più svariati, parla soprattutto di cultura. Io nelle mie lettere parlo solo di cose che accadono, di fatti verghiani”.