Il rito del “presente”, cori in greco e gli immancabili saluti romani per ricordare una vittima degli anni di piombo. Come ogni anno, mercoledì sera alcune decine di militanti di estrema destra, senza simboli di partito (ma con una bandiera della Grecia dei colonnelli), si sono ritrovati all’angolo tra via Ottaviano e Piazza Risorgimento, a Roma, per commemorare l’omicidio di Miki Mantakas, studente universitario di estrema destra, militante della Lega nazionale degli studenti greci in Italia e del Fronte universitario d’azione nazionale, ucciso 49 anni fa, il 28 febbraio 1975, da due proiettili nel corso degli scontri con militanti di estrema sinistra avvenuti a margine del processo per il rogo di Primavalle.
La manifestazione è stata organizzata, tra gli altri, dalla Rete dei patrioti, gruppo composto da alcuni fuoriusciti di Forza nuova, dove hanno partecipato una cinquantina di persone, tra cui anche ciprioti e greci.
A ricordare la “vittima dell’odio comunista”, al civico 24 dove all’epoca si trovava una sezione del Movimento sociale italiano del quartiere Prati, oggi c’è una lapide.
La Cassazione ha stabilito che il saluto romano “non è reato senza il concreto ritorno del Fascismo”, sdogandando di fatto il gesto delle braccia tese durante eventi come la commemorazione di mercoledì, o quella ben più partecipata di Acca Larentia, che ricorre il 7 gennaio.
Dell’omicidio di Mantakas furono accusati due militanti dell’organizzazione Potere Operaio, Alvaro Lojacono e Fabrizio Panzieri.
La commemorazione del giovane 23enne ucciso ogni anno è ricordata sia dalle sigle dell’estrema destra nazionale come CasaPound ma anche da Fratelli d’Italia. Giorgia Meloni aveva dedicato a Mantakas un pensiero nel 2019, su Twitter, i meloniani Carlo Fidanza e Tommaso Foti lo hanno fatto anche oggi.
A 44 anni dal suo sacrificio non dimentichiamo Mikis Mantakas, martire europeo. Anche in suo ricordo continuiamo la nostra battaglia per non consegnare l’Europa a burocrati e poteri forti. pic.twitter.com/yDdtFOtgGr
— Giorgia Meloni (@GiorgiaMeloni) February 28, 2019
La dinamica degli eventi –Il 28 febbraio 1975 entre nel tribunale di Roma si teneva l’udienza per il rogo di Primavalle, il corteo antifascista che si trovava fuori dal tribunale si diresse verso la sede missina di via Ottaviano 9 per assaltarla. Fabrizio Panzieri e Alvaro Lojacono, appostati alla sinistra del portone, spararono verso l’ingresso del palazzo. Mantakas si trovava nell’edificio con altri militanti missini, uscì dal da un altro ingresso del palazzo su Piazza del Risorgimento armato di cintura e corse con un altro coetaneo verso l’angolo dell’edificio per recuperare il controllo dell’ingresso della sede del MSI. Appena svoltato l’angolo venne colpito in piena fronte da un colpo calibro 38 sparato da Alvaro Lojacono, giratosi di scatto. Il giovane greco morì ore dopo in ospedale. Mentre Panzieri venne fermato subito dagli agenti di polizia sul posto, Lojacono fu identificato dai missini successivamente. Nel processo di primo grado (nel 1977) Lojacono fu scagionato dall’accusa di omicidio, poi condannato in appello a 16 anni di reclusione (nel 1980), ma si diede latitante all’estero sfruttando il ricorso in Cassazione. Successivamente venne condannato a 17 anni di carcere a Lugano, in Svizzera, per l’omicidio del giudice Girolamo Tartaglione: ne sconterà undici, di cui due in semilibertà.
(testo di Riccardo Antoniucci)