Ventidue milioni di vecchie lire versati con due assegni, il primo nel 1993 e il secondo nel 1997, dall’ex capo della squadra mobile di Palermo, Arnaldo La Barbera, in favore dall’ex capo unità centrale informativa Luigi De Sena. Sono le cifre che saltano fuori dall’inchiesta della Dda di Caltanissetta, guidata da Salvatore De Luca che insieme al procuratore aggiunto Pasquale Pacifico stanno indagando sulla scomparsa dell’agenda rossa del giudice Paolo Borsellino, e depositate nel processo di appello Depistaggio. Assegni, estratti conto, ricevute bancarie di La Barbera, trovate durante le perquisizioni ai suoi familiari, finite sotto la lente della guardia di finanza per ricostruire eventuali anomalie nei fondi in mano all’uomo che guidava le indagini sulle stragi di Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Borsellino e gli uomini della scorta. Un pioggia di soldi versati in contanti con cifre che aumenterebbe a partire dalla rovente estate del 1992, proprio nei mesi in cui stava nascendo la pista della “Guadagna”, ovvero “il più grande depistaggio della storia recente d’Italia”.
Rutilius – Gli inquirenti stanno cercando di capire perché La Barbera versasse quelle somme a De Sena, ma vista la prematura scomparsa dei due dirigenti di polizia, la risposta non è semplice. Un dato è certo, il loro legame. Sappiamo infatti dalla relazione dell’Aisi, depositata nel processo “Borsellino Quater” e nel “Depistaggio”, che La Barbera “ha intrattenuto un rapporto di collaborazione con il disciolto Sisde dal febbraio 1986 sino al 28 marzo 1988, con nome in codice Rutilius, nel periodo in cui egli era dirigente della Squadra Mobile di Venezia” e “la proposta del febbraio 1986 per la sua collaborazione con il Sisde era stata avanzata dall’Unità Centrale Informativa (Uci), di cui era Direttore all’epoca il dottor Luigi De Sena”. “Nessun documento – si legge nella nota dell’Aisi – sarebbe stato redatto da La Barbera durante il suo rapporto di collaborazione con il Sisde”. “I lacunosi ricordi di De Sena hanno tradito le aspettative di questo ufficio che aveva ritenuto, che, tramite lui, in considerazione degli stretti legami con La Barbera, si potesse far luce sulle strategie e sul modo con cui erano state sviluppate le investigazioni sulla strage di via D’Amelio”, diranno alla commissione antimafia nazionale i magistrati nisseni Sergio Lari e Amedeo Bertone, che avevano interrogato De Sena.
Inchieste e depistaggi – De Sena, che poi diventerà senatore Pd e vicepresidente della commissione antimafia, racconterà ai magistrati nisseni di aver sostenuto l’ingresso nel Sisde di Emanuele Piazza e Vincenzo Di Blasi. Il primo sarà sequestrato e poi ucciso il 16 marzo 1990 da cosa nostra, il secondo invece è stato condannato a sette anni per favoreggiamento al clan dei Graviano. La morte di Piazza sarebbe legata a quella di un poliziotto: Nino Agostino, ucciso insieme alla moglie il 5 agosto 1989, per il quale è stato condannato all’ergastolo in abbreviato in primo grado il boss Nino Madonia. Le prime indagine coordinate da La Barbera sui casi Piazza e Agostino puntavano invece con inesistenza sulla pista passionale. Nelle motivazioni di primo grado della sentenza Depistaggio, i giudici scrivono: “È chiaro che questa necessità di ‘provvista’ di La Barbera, coperta prima dal Sisde per il tramite di De Sena e dopo dallo stesso capo della Polizia, Vincenzo Parisi, non possa essere ritenuta ‘neutra’, quantomeno in astratto, rispetto alle indicazioni fornite nell’odierno procedimento e sin dal Borsellino Quater, dai collaboratori Vito Galatolo e Francesco Onorato i quali hanno indicato il citato funzionario come soggetto ‘al soldo’ dei Madonia”.
Sperequazione 1992 – “Non si hanno, in ogni caso, informazioni in merito all’origine di tale provvista. Gli importi potrebbero derivare da risparmi pregressi, sebbene certamente la somma sia elevata. E si aggiunge altresì, come già detto, che l’entità di tali giacenze potrebbe essere parziale”, scrivono le fiamme gialle nella loro informativa inviata alla Dda di Caltanissetta. Quindi considerato che La Barbera ha collaborato con il Sisde tra l’86 e l’88, “non appare credibile né che il saldo cospicuo sui conti derivi principalmente da tale attività né che i continui versamenti nei conti correnti nel periodo 1990/1992 derivino da tali pregresse prestazioni”. Pertanto “la sproporzione rilevata non appare giustificabile” e sarebbe di 97 milioni di lire. Sempre nel 1992, si registrano due versamenti in contanti ad aprile per 12 milioni e 500mila lire provenienti da Giuseppe Ferocino, e altri due tra settembre e ottobre, di 5 milioni e 200mila lire, da Sergio Di Franco. Entrambi sarebbero stati i due autisti di La Barbera quando era a capo della squadra mobile. Spetterà agli inquirenti ricostruire perché hanno versato quelle somme.
Nello stesso anno c’è un incremento delle operazioni di ingresso di denaro contante. Tra luglio e dicembre 1992 ci sono ben 30 operazioni di versamenti, per un ingresso totale di 66 milioni di vecchie lire. Sono i mesi successivi alle due stragi, in cui il gruppo guidato da La Barbera conduce le indagini sugli esecutori, che porterà per via d’Amelio alla pista dei balordi della Guadagna, quartiere di Palermo. Figure di piccolo spessore criminale, come Vincenzo Scarantino. A settembre vengono interrogati i primi sospettati, Luciano Valenti e Salvatore Candura, e ci sono i sopralluoghi nei posti dove sarebbe stata preparata della strage di via d’Amelio. Ad ottobre, i presunti mafiosi Valenti-Candura confermano di essere gli artefici, e nello stesso mese La Barbera fa mettere un suo confidente, Vincenzo Pipino, in cella con Scarantino per “marcare” il collaboratore. Tutti si autoaccuseranno, e le indagini prenderanno la pista del “più grande depistaggio della storia recente d’Italia”, fino alla collaborazione di Gaspare Spatuzza che smaschererà il teorema.
Mafie
Depistaggio Borsellino, quei due assegni tra poliziotti: Arnaldo La Barbera versò 22 milioni di lire a Luigi De Sena
Ventidue milioni di vecchie lire versati con due assegni, il primo nel 1993 e il secondo nel 1997, dall’ex capo della squadra mobile di Palermo, Arnaldo La Barbera, in favore dall’ex capo unità centrale informativa Luigi De Sena. Sono le cifre che saltano fuori dall’inchiesta della Dda di Caltanissetta, guidata da Salvatore De Luca che insieme al procuratore aggiunto Pasquale Pacifico stanno indagando sulla scomparsa dell’agenda rossa del giudice Paolo Borsellino, e depositate nel processo di appello Depistaggio. Assegni, estratti conto, ricevute bancarie di La Barbera, trovate durante le perquisizioni ai suoi familiari, finite sotto la lente della guardia di finanza per ricostruire eventuali anomalie nei fondi in mano all’uomo che guidava le indagini sulle stragi di Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Borsellino e gli uomini della scorta. Un pioggia di soldi versati in contanti con cifre che aumenterebbe a partire dalla rovente estate del 1992, proprio nei mesi in cui stava nascendo la pista della “Guadagna”, ovvero “il più grande depistaggio della storia recente d’Italia”.
Rutilius – Gli inquirenti stanno cercando di capire perché La Barbera versasse quelle somme a De Sena, ma vista la prematura scomparsa dei due dirigenti di polizia, la risposta non è semplice. Un dato è certo, il loro legame. Sappiamo infatti dalla relazione dell’Aisi, depositata nel processo “Borsellino Quater” e nel “Depistaggio”, che La Barbera “ha intrattenuto un rapporto di collaborazione con il disciolto Sisde dal febbraio 1986 sino al 28 marzo 1988, con nome in codice Rutilius, nel periodo in cui egli era dirigente della Squadra Mobile di Venezia” e “la proposta del febbraio 1986 per la sua collaborazione con il Sisde era stata avanzata dall’Unità Centrale Informativa (Uci), di cui era Direttore all’epoca il dottor Luigi De Sena”. “Nessun documento – si legge nella nota dell’Aisi – sarebbe stato redatto da La Barbera durante il suo rapporto di collaborazione con il Sisde”. “I lacunosi ricordi di De Sena hanno tradito le aspettative di questo ufficio che aveva ritenuto, che, tramite lui, in considerazione degli stretti legami con La Barbera, si potesse far luce sulle strategie e sul modo con cui erano state sviluppate le investigazioni sulla strage di via D’Amelio”, diranno alla commissione antimafia nazionale i magistrati nisseni Sergio Lari e Amedeo Bertone, che avevano interrogato De Sena.
Inchieste e depistaggi – De Sena, che poi diventerà senatore Pd e vicepresidente della commissione antimafia, racconterà ai magistrati nisseni di aver sostenuto l’ingresso nel Sisde di Emanuele Piazza e Vincenzo Di Blasi. Il primo sarà sequestrato e poi ucciso il 16 marzo 1990 da cosa nostra, il secondo invece è stato condannato a sette anni per favoreggiamento al clan dei Graviano. La morte di Piazza sarebbe legata a quella di un poliziotto: Nino Agostino, ucciso insieme alla moglie il 5 agosto 1989, per il quale è stato condannato all’ergastolo in abbreviato in primo grado il boss Nino Madonia. Le prime indagine coordinate da La Barbera sui casi Piazza e Agostino puntavano invece con inesistenza sulla pista passionale. Nelle motivazioni di primo grado della sentenza Depistaggio, i giudici scrivono: “È chiaro che questa necessità di ‘provvista’ di La Barbera, coperta prima dal Sisde per il tramite di De Sena e dopo dallo stesso capo della Polizia, Vincenzo Parisi, non possa essere ritenuta ‘neutra’, quantomeno in astratto, rispetto alle indicazioni fornite nell’odierno procedimento e sin dal Borsellino Quater, dai collaboratori Vito Galatolo e Francesco Onorato i quali hanno indicato il citato funzionario come soggetto ‘al soldo’ dei Madonia”.
Sperequazione 1992 – “Non si hanno, in ogni caso, informazioni in merito all’origine di tale provvista. Gli importi potrebbero derivare da risparmi pregressi, sebbene certamente la somma sia elevata. E si aggiunge altresì, come già detto, che l’entità di tali giacenze potrebbe essere parziale”, scrivono le fiamme gialle nella loro informativa inviata alla Dda di Caltanissetta. Quindi considerato che La Barbera ha collaborato con il Sisde tra l’86 e l’88, “non appare credibile né che il saldo cospicuo sui conti derivi principalmente da tale attività né che i continui versamenti nei conti correnti nel periodo 1990/1992 derivino da tali pregresse prestazioni”. Pertanto “la sproporzione rilevata non appare giustificabile” e sarebbe di 97 milioni di lire. Sempre nel 1992, si registrano due versamenti in contanti ad aprile per 12 milioni e 500mila lire provenienti da Giuseppe Ferocino, e altri due tra settembre e ottobre, di 5 milioni e 200mila lire, da Sergio Di Franco. Entrambi sarebbero stati i due autisti di La Barbera quando era a capo della squadra mobile. Spetterà agli inquirenti ricostruire perché hanno versato quelle somme.
Nello stesso anno c’è un incremento delle operazioni di ingresso di denaro contante. Tra luglio e dicembre 1992 ci sono ben 30 operazioni di versamenti, per un ingresso totale di 66 milioni di vecchie lire. Sono i mesi successivi alle due stragi, in cui il gruppo guidato da La Barbera conduce le indagini sugli esecutori, che porterà per via d’Amelio alla pista dei balordi della Guadagna, quartiere di Palermo. Figure di piccolo spessore criminale, come Vincenzo Scarantino. A settembre vengono interrogati i primi sospettati, Luciano Valenti e Salvatore Candura, e ci sono i sopralluoghi nei posti dove sarebbe stata preparata della strage di via d’Amelio. Ad ottobre, i presunti mafiosi Valenti-Candura confermano di essere gli artefici, e nello stesso mese La Barbera fa mettere un suo confidente, Vincenzo Pipino, in cella con Scarantino per “marcare” il collaboratore. Tutti si autoaccuseranno, e le indagini prenderanno la pista del “più grande depistaggio della storia recente d’Italia”, fino alla collaborazione di Gaspare Spatuzza che smaschererà il teorema.
LA REPUBBLICA DELLE STRAGI
di Autori vari 14€ AcquistaArticolo Precedente
Dopo la Cassazione nessun quarto grado di giudizio. Ma non per Rosario Pio Cattafi
Articolo Successivo
Massimo Gentile, l’architetto (sospeso) che gestisce i fondi Pnrr del Comune di Limbiate e l’identità prestata a Messina Denaro
Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione
Politica
Commissione Covid, tutti contro FdI per la conferenza stampa sullo “scandalo delle mascherine”. Protestano FI e le opposizioni
Mondo
Trump: “Zelensky? “Ha avuto 3 anni per fare la pace”. La replica: “Vive di disinformazione russa”. Putin: “Isteria di Kiev inappropriata, nessuna la esclude”
Politica
Caso Paragon, Nordio in Aula: ‘Nessuno è stato intercettato da Polizia penitenziaria nel 2024’. Mediterranea: ‘Spionaggio iniziato un anno fa’
Roma, 19 feb. (Adnkronos) - "Bingo! Nordio dice in Aula che il Ministero della Giustizia non ha mai stipulato contratti con società che hanno Trojan. Se è vero ciò che dice il ministro, e noi abbiamo il dovere di credergli, a questo punto è evidente che nel Governo qualcuno mente. Pensano di fregarci ma non ci conoscono. Un giornalista è stato intercettato in modo illegale: chi è stato?". Lo scrive Matteo Renzi sui social.
"Se nessun Ministero è responsabile dell’acquisto del Trojan israeliano allora sono solo i servizi ad avere questo strumento. Ma se i servizi hanno intercettato un giornalista, Alfredo Mantovano ha mentito. Oggi Nordio ha messo molto in difficoltà Mantovano: ecco perché Mantovano non voleva che Nordio rispondesse in Aula".
"La situazione è la seguente: un giornalista è stato intercettato illegalmente con il Trojan israeliano. I servizi hanno ripetutamente negato una loro responsabilità. Il Ministro nega qualsiasi responsabilità di tutta la struttura del Ministero della Giustizia. Qualcuno sta mentendo. Chi? Non è un puntiglio. È una battaglia di civiltà giuridica. Ma prima ancora è una battaglia di libertà. Se lo Stato permette di intercettare abusivamente giornalisti, autorità religiose, attivisti politici vi immaginate che cosa può accadere con le nuove tecnologie a un cittadino comune?".
"Noi chiederemo accesso agli atti sulle spese per intercettazione di tutte le Procure della Repubblica. E non ci fermiamo. Lo facciamo perché abbiamo combattuto quando hanno violato la nostra privacy con intercettazioni illegali e perquisizioni illegittime. E allora abbiamo promesso che saremmo andati fino in fondo. Scopriremo presto chi sta mentendo agli italiani".
"E a Nordio che minaccia azioni giudiziarie contro chi insinua dubbi rispondo che io faccio domande perché è il mio dovere di membro dell’opposizione. Se vogliono denunciarmi per questo sanno dove trovarmi. Li aspetto. Minacciare l’opposizione perché fa domande: la Repubblica delle Meloni assomiglia sempre più a una repubblica delle banane".
Roma, 19 feb. (Adnkronos Salute) - "Oggi siamo qui per celebrare un grande successo: il lancio di una nuova generazione di un farmaco che aiuta a curare le maculopatie. È un percorso iniziato più di 10 anni fa e che ha portato Bayer a entrare nel campo dell’oftalmologia, per la prima volta, e a sfruttare l'innovazione e la scienza per metterle al servizio delle persone. È la celebrazione di un risultato importante, nonché un punto di partenza per noi, per futuri risultati e migliorie per i pazienti. Bayer ha un grande impegno nel migliorare la vita delle persone e oggi siamo qui per parlare del nostro impegno per migliorare la vista che è uno degli organi più importanti: vedere vuol dire vivere meglio". Sono le parole di Arianna Gregis, Country Division Head di Bayer Pharmaceuticals Italy, all’incontro ‘Una nuova opportunità per la gestione della maculopatia”, organizzato oggi a Milano dalla farmaceutica e dedicato alla nuova formulazione aflibercept 8 mg, recentemente adottata in Italia, che migliora la qualità di vita dei pazienti con maculopatie, in particolare la degenerazione maculare neovascolare (nAmd) e l’edema maculare diabetico (Dme).
"L’oftalmologia è un'area di punta per Bayer perché è un settore dove scienza e innovazione sono al servizio delle persone - spiega Gregis - Il nostro impegno non è solo sviluppare soluzioni tecnologiche, come nuovi farmaci, ma anche pensare a tutto quello che è il percorso di cura delle persone e a come possiamo metterci a servizio dei clinici, dell'associazione di pazienti e delle istituzioni per portare una miglioria nel sistema salute in Italia. Il nostro impegno è quello di ascoltare per portare un'innovazione concreta. A conferma di ciò ci sono due esempi: il primo è 'Salvare la vita si può', una campagna di sensibilizzazione per aiutare tutte le persone a capire qual è l'importanza di preservare un organo vitale come quello della vista, il nostro occhio. Come azienda, inoltre - aggiunge - stiamo investendo sullo sviluppo di competenze nuove. Abbiamo introdotto in Italia un nuovo ruolo all'interno di Bayer, che si chiama Innovation Partner in Ophthalmology, che ha la sfida, non solo di portare il massimo contributo e supporto scientifico alla comunità dei clinici, ma anche di riuscire a gestire tutte quelle tematiche del mondo della farmaco economia, del management e del supporto organizzativo, che possono impattare il percorso di cura del paziente. La nostra storia in Bayer - conclude - è legata all'innovazione e alla concretezza e questo ci fa guardare al futuro con ottimismo: possiamo continuare ad avere delle alleanze che porteranno risultati concreti per le persone".
Roma, 19 feb. (Adnkronos Salute) - Gli ultimi studi registrativi, "hanno testato l’evoluzione di aflibercept 8 mg" nelle maculopatie e ne "abbiamo decretato l'efficacia e la sicurezza, in 2 studi Pivotali: Pulsar e Photon. Il primo si è concentrato sulla degenerazione maculare legata all'età di tipo neovascolare, mentre il secondo ha testato l’efficacia nell’edema maculare diabetico. Questi studi hanno dimostrato l'equivalenza terapeutica tra il ‘vecchio’ aflibercept 2 mg” e la nuova formulazione 8 mg “ma, soprattutto, una riduzione significativa del numero di trattamenti necessari a uno, a due e a tre anni dall'inizio del trattamento. A due anni dall'inizio del trattamento, il 25-30% circa dei pazienti ha avuto bisogno di una iniezione ogni 6 mesi alla fine del follow up dei 3 anni e questo è qualcosa che non avevamo mai visto e sperimentato con le iniezioni intravitreali. Ovviamente, il risvolto pratico sta in una riduzione probabile dei costi e in un miglioramento significativo della qualità di vita dei nostri pazienti". Così all’Adnkronos Salute Paolo Lanzetta, professore di Oftalmologia e direttore della clinica Oculistica università degli studi di Udine, in occasione dell’incontro, organizzato oggi a Milano da Bayer, dedicato alla nuova formulazione aflibercept 8 mg, recentemente adottata in Italia, che rappresenta un progresso nella cura della degenerazione maculare neovascolare (nAmd) e della Dme.
"La maculopatia dal punto di vista epidemiologico colpisce un gran numero di persone - spiega Lanzetta - Ci sono due tipi di maculopatia: la degenerazione maculare legata all'età (Amd) di tipo umido o neovascolare - di fatto la principale causa di cecità legale nel mondo occidentale - e l'edema maculare diabetico (Dme), che è una componente della più complessa retinopatia diabetica, principale causa di cecità legale nella popolazione in età lavorativa, con un impatto sulla società e sulla qualità di vita dei pazienti davvero significativo. Da quasi 2 decenni i pazienti hanno accesso a terapie efficaci e sicure che sono rappresentate dai trattamenti intravitreali, spesso con farmaci cosiddetti anti-Vegf. Siamo passati - illustra lo specialista - dagli anti-Vegf di prima generazione, che necessitavano di frequenti somministrazioni intraoculari - mensile o bimensile - a quelli di seconda generazione, che si caratterizzano per la medesima efficacia, in termini di miglioramento della qualità visiva - quindi con la possibilità per i pazienti di mantenere la licenza di guida - e una riduzione della frequenza dei trattamenti iniettivi", conclude.
Roma, 19 feb. (Adnkronos Salute) - "I nuovi farmaci anti-Vegf", come aflibercept 8 mg, "garantiscono nei pazienti con maculopatia la possibilità di ridurre in modo sostanziale il numero delle procedure, cioè il numero di iniezioni che devono essere eseguite per garantire che all'interno dell'occhio ci sia un livello terapeutico adeguato" di farmaco. "Noi veniamo da un lungo periodo, ormai sono 15 anni, di terapie con dei farmaci che avevano una durata d'azione molto limitata all'interno dell'occhio, che oscillavano intorno a un mese, per cui le procedure andavano ripetute con frequenza molto alta per garantire un'adeguata efficacia". Così Francesco Bandello, professore di Oftalmologia e direttore della scuola di specializzazione in Oftalmologia dell’università Vita-Salute San Raffaele e dell’unità di Oculistica dell’Irccs ospedale San Raffaele di Milano, in occasione dell’incontro 'Una nuova opportunità per la gestione della maculopatia', organizzato a Milano oggi, da Bayer, ricorda che "in precedenza, dopo alcuni anni dall'inizio della terapia, i pazienti stessi si allontanavano dal trattamento che diventava insostenibile a livello pratico, organizzativo, logistico e, soprattutto, portava grande disagio a tutti i caregivers, che si dovevano prendere carico del problema di accompagnarli".
Con il passare del tempo "il paziente ha la percezione del fatto che tutte le persone che lo stanno aiutando non ce la fanno più - sottolinea l’esperto - Ciò comporta l'allontanamento dei pazienti dalla terapia, quindi un'aderenza scarsa e una perdita di efficacia del trattamento sostanziale".
Guardando al futuro, "l'idea di poter disporre di farmaci che durano all'interno dell'occhio tre, quattro o addirittura cinque o sei mesi dopo le dosi di carico - evidenzia Bandello - significa poter ridurre in modo talmente sostanziale il numero di procedure che l'aderenza alla terapia può migliorare moltissimo e, conseguentemente, anche l'efficacia della terapia, con enormi vantaggi dal punto di vista clinico. Inoltre, migliora molto la possibilità per le strutture di poter garantire un'adeguata gestione dei problemi. I nostri ospedali e centri di cura - chiarisce - sono stati stressati molto dalla enorme quantità di procedure che dovevano essere eseguite. Quindi, ridurre questo numero significa rendere tutto più possibile e più praticabile e, inoltre, significa comportare dei vantaggi enormi dal punto di vista dei costi, perché il Sistema sanitario a quel punto, con una cifra che è pari a quella precedente, perché il costo di questi farmaci è uguale a quello precedente, può ottenere dei risultati molto migliori".
Roma, 19 feb. (Adnkronos Salute) - “Finalmente, grazie al sacrificio e alla ricerca, abbiamo a disposizione un farmaco che riuscirà a dilazionare nel tempo i trattamenti - un'iniezione intravitreale, cioè un'iniezione nell'occhio - dei quali noi malati abbiamo bisogno. Fino a oggi i prodotti spesso raggiungevano il mese e qualche giorno, dopo di che l'acutezza visiva iniziava a scendere. In un anno, fare 12 iniezioni nell'occhio è un ‘massacro’, primo perché fanno male, secondo perché spesso serve una persona che ti accompagni e terzo per via delle liste d’attesa: per fare 12 iniezioni è probabile che, considerando i controlli, debba recarmi 24 volte in ospedale. Grazie a questo farmaco, invece, c’è un distanziamento anche di 5 mesi”. Lo ha detto Massimo Ligustro, presidente del comitato Macula, intervenendo oggi a Milano, all’incontro con la stampa, organizzato da Bayer, dedicato alla nuova formulazione aflibercept 8 mg, recentemente adottata in Italia, che migliora la qualità di vita dei pazienti con maculopatie, in particolare la degenerazione maculare neovascolare (nAmd) e l’edema maculare diabetico (Dme).
Distanziare di mesi il trattamento “vuol dire tanto per il paziente - sottolinea Ligustro - Significa stare bene, vedere bene, non vivere la frequenza della violenza dell'iniezione e non avere gli effetti collaterali: un conto è farne 12, un altro è farne 2. Più si abbassa il numero di somministrazioni, “più si riduce” anche “l'evento avverso”. Non ultimo, recandosi meno in ospedale si abbatte la lista d'attesa e il costo. Se tutti i pazienti avessero la possibilità di avere questi nuovi e innovativi farmaci - conclude - staremmo tutti meglio e lo Stato risparmierebbe, mantenendo l’efficienza”.
Come si è ricordato nel corso dell’evento, è disponibile anche OcuClick™, una siringa pre-riempita per la somministrazione di aflibercept 8 mg, progettata per semplificare e ottimizzare ulteriormente la gestione terapeutica di queste importanti condizioni oculari.
Roma, 19 feb. (Adnkronos) - "Il momento più stressante? Quando i Duran Duran si sono presentati con un tir di strumenti loro e durante uno stacco pubblicitario abbiamo dovuto fare un miracolo per portare sul palco e collegare tutto. Ma ci siamo riusciti. Perché al lavoro sul festival c'è una squadra incredibile, tecnici di eccellenza". A parlare con grande orgoglio del lavoro fatto su Sanremo 2025 è Pippo Balistreri, direttore di palco del festival dal 1981: "Mi chiamò Ravera. Io facevo il dj. La mia fortuna fu parlare le lingue. Arrivarono i Dire Straits e nessuno riusciva a comunicarci, tranne io. Lì è iniziato tutto", racconta Balistreri in un'intervista all'Adnkronos.
Quest'anno con 29 artisti in gara, più le 4 Nuove Proposte, e una serata cover con oltre 140 artisti sul palco, il lavoro è stato frenetico: "A Sanremo tutte le edizioni sono impegnative. Certo la serata cover è sempre quella che ci mette più alla prova, con tutti quegli artisti ospiti, molti con strumenti sul palco. Dietro le quinte c'è un traffico che nemmeno nelle metropoli all'ora di punta". L'unico disguido è successo con Bresh e De André: "Sì ma la reazione di Cristiano De André non è stata carina, anche perché il body pack si era staccato perché lui si era mosso sullo sgabello. Può succedere e bisogna avere rispetto di chi lavora ai ritmi in cui si lavora a Sanremo. Non mi è piaciuto", sottolinea senza giri di parole. Così come, in maniera molto schietta, dice di non essere contento della vittoria di Olly: "Una vittoria muscolare. Musicalmente c'era di meglio", afferma. E confessa quello che sarebbe stato il suo podio ideale: "Giorgia al primo posto, Gabbani al secondo e Achille Lauro al terzo".
"Il momento più bello del festival? Per me il duetto di Giorgia con Annalisa sulle note di 'Skyfall'. Una performance stupenda. Ho fatto i complimenti a Giorgia, il suo festival è stato bellissimo. E non sono l'unico a pensare che meritasse lei la vittoria visto il boato di disapprovazione che si è sentito all'Ariston dopo l'annuncio della cinquina finalista che non prevedeva né lei né Lauro. Un peccato", insiste.
Negli ultimi due anni, Balistreri, a chi glielo ha chiesto subito dopo la fine del festival, ha detto che sarebbe stato il suo ultimo Sanremo. Ma a richiederglielo oggi, con qualche giorno di decompressione, la risposta cambia: "La domenica sono esausto e dico sempre: 'mai più'. Finiamo alle 2, andiamo a cena, andiamo a dormire alle 4, e io alle 9.30 sono di nuovo in piedi per andare alle prove. Impegnativo. Ma, se me lo chiederanno ancora, vedremo. Negli ultimi anni la Rai mi ha affiancato dei giovani, è normale che prima o poi ci sia un passaggio di consegne", dice senza sciogliere la riserva sul prossimo anno.
Di una cosa però Balistreri è certo: "Un festival di Sanremo fuori dalla Rai non ce lo vedo proprio. Nessuno può avere una competenza, un know how come quello accumulato da questa azienda. E questo dovrà pure pesare. I materiali e la tecnica della Rai su questo fronte non hanno eguali, non solo in Italia". (di Antonella Nesi)
Milano, 19 feb. (Adnkronos) - "Nei mesi che hanno preceduto le elezioni, tutte le volte che mi chiedevano di spiegare il punto del programma, io ho ribadito, con la massima intensità, l'importanza del ruolo che rivestono tutti gli addetti alla segreteria, i segretari, i direttori e i greenkeeper, che rappresentano la spina dorsale dei circoli. Il pannello che abbiamo realizzato per l'allestimento della tenda federale recita 'Federazione Italiana Golf A.i.t.g Insieme per la crescita del golf italiano' e qua tocchiamo il punto saliente di quello che dovrà essere il lavoro del prossimo mandato anno: la massima collaborazione e il dialogo fra tutti gli attori principali del mondo del golf, in particolare con i circoli, di cui A.i.t.g inevitabilmente è anche espressione per il lavoro quotidiano che svolge". E' quanto affermato dal presidente della Federazione Italiana Golf-Fig, Cristiano Cerchiai, durante la conferenza dal titolo 'Novità del settore, migliori pratiche per l’irrigazione, adempimenti e sicurezza sul lavoro in un campo da golf', convegno a cura di A.i.t.g. Associazione italiana tecnici del golf, alla prima giornata di lavori della IX edizione di Myplant & Garden, il Salone internazionale del Verde, l’appuntamento professionale tra i più importanti al mondo per le filiere del florovivaismo, in programma a Fiera Milano Rho, dal 19 al 21 febbraio 2025.
"Se mi avete sentito dire, durante la fase di campagna, che dal punto di vista tecnico i professionisti rappresentano gli ambasciatori del golf, per coloro che si approcciano per la prima volta al nostro mondo, è anche vero, dall'altro lato, che addetti alla segreteria e i direttori rappresentano le prime persone che noi incontriamo quando varchiamo la soglia di un circolo e sono i nostri riferimenti all'interno di esso -spiega Cerchiai-. Vorrei spendere due parole a vantaggio e a favore di coloro che svolgono molto spesso un lavoro oscuro che sono i greenkeeper, che raramente vedono le lu ci della ribalta, ma ci mettono costantemente in condizione di giocare sfruttando le condizioni migliori del nostro campo".
“Tra i punti del programma e ancora una volta la collaborazione con A.i.t.g sarà molto forte, vi è sicuramente quel ruolo importantissimo che i tecnici A.i.t.g rivestono nella formazione delle figure professionali all'interno della Scuola nazionale di golf - continua - Lavoreremo con loro, ho già cominciato a parlarne per un aggiornamento dei programmi e anche per introdurre un percorso di formazione continua, come peraltro avviene già in molte altre realtà professionali, per esempio la mia”.
“Non posso, quindi, che ringraziare ancora una volta il coordinatore della sezione, il segretario e direttore Davide Lantos e l'altro coordinatore Corrado Graglia, per il lavoro che fino ad oggi abbiamo svolto e per cui a volte dovremo svolgere ancora. A tutta l’A.i.t.g e ai suoi rappresentanti ricordo che dovremo mettere in campo il nostro massimo impegno e la nostra massima collaborazione per riuscire a completare il percorso di modifica normativa del Piano di Azione Nazionale, riferito all'utilizzo dei prodotti fitosanitari sugli interventi erbosi dei campi da golf. Quindi, dovremo attivarci insieme per contattare e per interloquire con i ministeri competenti, perché il risultato deve essere ottenuto anche in tempi relativamente rapidi”, conclude.