Proseguono i record di temperature elevate in tutto il mondo, cosa che non ci fa sperare bene per la prossima estate. Per fortuna, però, ci sono anche delle buone notizie. Uno studio appena comparso su Earth’s Future ci porta nuovi dati che confermano che le foreste possono raffreddare il clima in modo sostanziale.
Lo studio esamina il caso degli stati orientali degli Stati Uniti, dove si sapeva da tempo che le temperature sono rimaste costanti, o addirittura in leggera diminuzione, dal 1930 al 2000, mentre invece il resto del mondo continuava a riscaldarsi. È un risultato sorprendente: essendo un effetto locale non lo si può attribuire ai gas serra le cui concentrazioni sono approssimativamente le stesse ovunque. Non per niente si parla di riscaldamento “globale”. E allora, cosa ha raffreddato quella zona?
La risposta viene dalla correlazione fra le temperature e la riforestazione: lo studio dimostra che sono state le foreste ricresciute nell’ultimo secolo a fermare il riscaldamento in queste zone. Il meccanismo del raffreddamento è una faccenda complessa che non vi sto a raccontare qui nei dettagli. Potete leggere qualcosa in proposito in un recente articolo che io e i miei collaboratori abbiamo pubblicato su Global Change Biology. Diciamo che la foresta agisce sul clima non solo assorbendo e rilasciando carbonio, ma anche, e forse in misura maggiore, gestendo l’evaporazione e la condensazione del vapore acqueo attraverso un meccanismo chiamato “evapotraspirazione”.
Già si sapeva che gli alberi sono una cosa buona, e questi ultimi dati ce lo confermano. Non solo mantengono le temperature ai valori ai quali siamo abituati, ma anche generano e controllano la pioggia attraverso il fenomeno chiamato “pompa biotica”: ve ne ho già parlato in un post precedente su questo blog.
Ma non basta piantare alberi per ottenere questi benefici. Ci vogliono foreste, e soprattutto foreste anziane e consolidate. Le piantagioni di alberi o alberi isolati nei parchi hanno un effetto molto minore. Spesso, poi, si piantano alberi sbagliati nei posti sbagliati, che in seguito seccano senza portare nessun vantaggio. Allo stesso modo, cose come la biomassa come fonte di energia cosiddetta “sostenibile” fanno più danni che altro.
In sostanza, va bene piantare alberi, ma soprattutto non bisogna tagliarli.
Allora, abbiamo qualche speranza di cavarcela? Forse sì, ma dobbiamo evitare di spingere sulle leve del clima in direzioni opposte. Riforestare ha funzionato bene negli Stati Uniti, ma ora anche in quella zona le temperature hanno cominciato ad aumentare. E non si può riforestare una zona già riforestata. In sostanza, è inutile scavare buche per poi riempirle di nuovo: non ce la possiamo fare se non fermiamo le emissioni. Come dicevo in un post precedente, i veicoli elettrici e l’energia rinnovabile hanno un ruolo fondamentale nel mettere fuori gioco la lobby petrolifera.
Di questo argomento e di altri metodi naturali per gestire il clima (“geoingegneria naturale”) si discuterà questa settimana in un seminario online che io e i miei colleghi abbiamo organizzato nell’ambito dell’attività della Waas, la “Accademia Mondiale di Arte e Scienza.” Fra gli altri, parteciperà Anastassia Makarieva, la ricercatrice che ha sviluppato il concetto di “pompa biotica” insieme al suo collaboratore Viktor Gorshkov. Ne ho parlato altre volte qui sul Fatto Quotidiano. Il seminario si tiene mercoledì 28 febbraio alle 13:00 (ora italiana) e vi potete registrare a questo link.