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Mafia e politica a Bari, nelle carte il nome l’assessora Pd Maurodinoia: il caffè col nipote del boss. “Paga 50 euro a voto, imbattibile”

L’assessora regionale pugliese ai Trasporti Anita Maurodinoia è citata nell’inchiesta su mafia e politica che ha portato diverse persone in carcere, compresa una consigliera comunale di Bari, e conta 130 indagati. Il suo nome spunta in alcune informative della polizia e in alcune intercettazioni – riportate dai quotidiani locali – per due incontri con il nipote del boss Savinuccio Parisi, Tommaso Lovreglio. Lei nega di conoscerlo ma i due episodi sono molto circostanziati dagli investigatori che sostengono come Maurodinoia e il marito Alessandro Cataldo – entrambi non indagati – “sapevano perfettamente” chi era Lovreglio.

Il primo incontro sarebbe avvenuto in un bar del quartiere Madonnella, l’altro (casuale) in un ristorante di Altamura. “Ciao Tommaso, come sta papà? Salutami Vito (il fratello)”, avrebbe detto Maurodinoia – eletta con il Pd ed esponente di punta dei dem in Puglia – al nipote del capoclan che da decenni comanda nel quartiere Japigia. “Dei rapporti tra la coppia e Tommaso Lovreglio nonché Battista, cognato del capoclan ed esponente di vertice del sodalizio, sono emerse evidenze nel corso dell’indagine”, ha sintetizzato la Squadra mobile in una nota inviata alla Dda di Bari. E anche quanto Maurodinoia, il marito e Lovreglio si sono detti in occasione dell’incontro ad Altamura dimostrerebbe che “quella fra i tre è più di una semplice conoscenza”.

“Sai chi ho trovato? Al tavolo accanto a me? La Maurodinoia e Aldo!”, racconta Lovreglio intercettato. “Ehi Tommaso tutto a posto? Che si dice di papà?”, avrebbero chiesto riferendosi al padre Battista, da tempo in carcere e considerato un uomo di fiducia di Parisi. Il marito di Maurodinoia avrebbe quindi aggiunto: “Tommaso, ti posso offrire un caffè?”. Dopo il pranzo, parla sempre Lovreglio, “siamo andati a prendere il caffè quando abbiamo finito di mangiare, siamo andati sopra al corso e gli ho presentato un amico”.

Maurodinoia, conosciuta come “lady preferenze”, è anche citata in alcune intercettazioni, sempre di Lovreglio e di altri due coinvolti nell’inchiesta, Michele Nacci e Giacomo Olivieri, ex consigliere regionale finito in carcere. Mentre parla con Nacci, Olivieri dice: “Non riusciremo mai a competere con quelli” perché Maurodinoia “è scientifica”. Lovreglio, invece, in un’altra telefonata, parla dell’assessora: “Comunque la Maurodinoia ha preso seimila e quattrocento voti… se si metteva (incomprensibile) ad Emiliano lo sai quanto stavano dando? Cinquanta settanta a persona… a voto… e come fai a batterli?”.