Mosca è pronta a usare armi nucleari tattiche. Secondo quanto rivelato dal Financial Times, sulla base di documenti top secret, la Russia ha simulato conflitti che prevedono l’uso di armi nucleari tattiche contro un’altra potenza mondiale e in altre circostanze. I wargames militari, che vengono condotti immaginando le mosse di un nemico ipotetico, non sono una novità, ma a colpire è la cosiddetta “bassa soglia” di simulazione: la soglia operativa prevista per l’uso delle armi nucleari è piuttosto bassa se il risultato desiderato non può essere raggiunto con mezzi convenzionali. Un altro aspetto allarmante è il nemico ipotizzato da Mosca. Il documento rivela infatti che la Russia di Vladimir Putin ha considerato uno scenario di guerra in cui l’arma nucleare tattica verrebbe utilizzata per respingere un’invasione da parte della Cina.
Il documento risale a una decina di anni fa. Da allora i rapporti tra il Cremlino e Pechino sono molto cambiati: i legami e la cooperazione tra le due autocrazie è molto più forte che in passato, seppur con limiti e ambiguità. Dall’inizio della guerra in Ucraina la Cina ha infatti mantenuto un comportamento decisamente ambiguo nei confronti di Mosca: non ha mai condannato l’invasione russa, ma non ha nemmeno fornito supporto militare a Putin. Si ostina a difendere “la sovranità di tutti i Paesi” senza specificare quali, ma ha più volte disapprovato pubblicamente le minacce nucleari di Mosca.
Il quotidiano britannico descrive anche una serie di altri wargame sull’uso di un’arma nucleare tattica, fra cui la distruzione del 20% dei sottomarini atomici russi, uno sbarco nemico in territorio russo, la sconfitta delle unità responsabili della difesa delle frontiere nazionali o una situazione “critica” per la sicurezza nazionale. “Quello che è sicuro è che negli ultimi anni la Russia ha intensificato la sua attività in termini di test legati al nucleare. E lo ha fatto soprattutto nell’ottica di mantenere una postura minacciosa sul piano internazionale, mostrandosi competitiva oltre al campo di battaglia in Ucraina”, aveva spiegato a Ilfattoquotidiano.it Lorenzo Riggi, ricercatore e coordinatore del desk Russia e spazio post-sovietico del Centro Studi Geopolitica.info, in merito a un reportage del New York Times di ottobre 2023 che, analizzando le immagini satellitari di una remota base russa, aveva ipotizzato che la zona si stesse preparando o avesse addirittura appena terminato un test per un missile da crociera con una testata nucleare.
Intanto l’agenzia di stampa russa Tass rivela che la Russia ha sviluppato un nuovo simulatore di esplosione nucleare a terra per l’addestramento delle truppe. L’agenzia riferisce che il simulatore è stato brevettato dagli scienziati dell’accademia militare di logistica intitolata al generale dell’esercito A.V. Khrulev. La Tass, che riferisce di avere visionato la descrizione del brevetto, riporta che l’uso di questo strumento “migliorerà la qualità dell’addestramento delle unità delle Forze di terra per le operazioni di combattimento nel contesto dell’uso di armi nucleari”. “Lo scopo del modello è quello di fornire una chiara simulazione delle caratteristiche visive – l’effetto d’impatto, il lampo di luce e la nube di polvere a forma di fungo – di un’esplosione nucleare a terra”, si legge nella descrizione. L’invenzione sarà utilizzata anche “per le unità di ricognizione terrestre di radiazioni, chimica e biologica per determinare i parametri e rilevare l’epicentro di un’esplosione nucleare”.
Secondo gli scienziati citati, in precedenza per questi scopi è sempre stato utilizzato il simulatore di esplosione nucleare IU-59, ma ora sarebbe obsoleto, non sarebbe prodotto da imprese industriali e gli esemplari disponibili nei magazzini delle unità militari avrebbero esaurito la loro vita tecnica e il loro uso è severamente vietato. Un altro analogo, di cui si dà conto nella descrizione, è il simulatore IAB-500, progettato per simulare l’uso in combattimento delle munizioni speciali RN-24 (una bomba aerea con testata nucleare) ma “il modello IAB-500 è stato ritirato dal servizio nel 1984 e non è più prodotto dalle imprese industriali”, chiarisce il documento.