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Skull and Bones: il travagliato piratesco di Ubisoft messo alla prova

Abbiamo finalmente potuto giocare l'attesissimo titolo piratesco di Ubisoft, richiestissimo dai fan sin dall'uscita di quel capolavoro che fu “Assassin's Creed: Black Flag”

Dopo anni di sviluppo travagliato finalmente Skull and Bones è arrivato, pronto a catapultarci nelle tumultuose acque dell’Oceano Indiano, dove cercheremo di diventare la leggenda del popolo dei mari, il pirata assoluto. Ma quanto di Black Flag ritroviamo in questo nuovo titolo?

Narrativa quasi inesistente per una struttura di gioco interessante
In Skull and Bones vestiremo i panni di un capitano di vascello sopravvissuto ad un tragico naufragio, determinato però a diventare una leggenda tra i pirati. Dopo aver creato il nostro personaggio con un sistema di personalizzazione a dir poco semplificato ci imbarcheremo con due nuovi compagni per raggiungere Saint-Anne, un grande covo di pirati governato da John Scurlock (uno dei pochi personaggi di contorno che spicca in termini di personalità). Saint-Anne sarà il nostro punto di riferimento per qualsiasi necessità: qui potremo costruire nuove navi, potenziarle, sbloccare e creare nuove armi, commerciare, ottenere incarichi e personalizzare il nostro protagonista.

A proposito del protagonista, ci troveremo a vestire i panni di un personaggio muto, in grado di rispondere attraverso risposte prestabilite e solamente testuali, che in ogni caso non varieranno mai il proseguo della trama. Procederemo di incarico in incarico, tra razzie e combattimenti in mare, attraverso una storia completamente dimenticabile e poco funzionale nei termini dell’end game. Un gran peccato, soprattutto se ci soffermiamo un momento a pensare alla grandezza di Assassin’s Creed Black Flag e alle potenzialità che Skull and Bones poteva sfruttare per quel che concerne la narrativa piratesca.

Un gran peccato sì, perché la struttura di crescita e leveling della nave e del protagonista sono invece due fattori ben pensati. Viaggiando attraverso quest’enorme mappa avremo modo di ingaggiare combattimenti e razzie in totale libertà ed ogni evento sarà in grado di premiarci con punti infamia (necessari per salire di livello), materiali, reliquie e argento. Il mare è dunque nostro al 100% e siamo noi a decidere come gestire le nostre traversate: sia che decidiamo di viaggiare da un punto all’altro, sia che optiamo per un’esplorazione più profonda della mappa, il gioco non imporrà mai limiti (fatta eccezione per i nemici molto più potenti, in grado di sbriciolare la nostra nave con un colpo).

Un Gameplay sfaccettato e variegato
Fortunatamente in termini di gameplay Ubisoft Singapore è stata in grado di trovare il giusto equilibrio, soprattutto in mare aperto. La fisica del mare e le variabili legate al vento e alle intemperie sono infatti ben realizzate, riescono a far percepire le reali difficoltà che un vascello deve affrontare durante le battaglie in mare aperto, soprattutto nel bel mezzo di una tempesta o durante la notte dove la visuale risulta ridotta. Le battaglie stesse si trasformano in momenti concitati e spesso complessi grazie al gameplay preso da Assassin’s Creed: Black Flag e perfezionato, dove saremo noi a dover imparare a gestire il vascello e le nostre armi in base ai movimenti del nemico ed alla posizione dei suoi punti deboli, concentrando il fuoco dei cannoni e delle armi dell’equipaggio, pur mantenendo l’occhio puntato alla salute del nostro scafo.

Ogni arma ha delle statistiche alle quali dovremo prestare attenzione per costruire il vascello perfetto per le nostre necessità. La varietà di navi, rinforzi ed armi è perfetta per riuscire a diversificare e progettare le nostre navi a seconda delle difficoltà, aggiungendo quella punta di strategia in più per complicare il giusto il gameplay e riuscire ad affrontare al meglio qualsiasi tipologia di nemico. Un punto di merito va inoltre conferito ai diversi decori delle navi, davvero apprezzabili dal punto di vista estetico (siamo pirati, ma anche l’occhio non bendato vuole la sua parte).

Il gameplay di Skull and Bones si divide in due fasi: o governeremo la nave, o governeremo il nostro protagonista. Queste due dinamiche non andranno mai ad incrociarsi, non muoveremo mai il nostro protagonista a bordo della nave e neppure la ciurma stessa. Vivremo dunque vivaci ed intensi scontri su nave, mentre potremo guidare il nostro protagonista solo una volta approdato sulle diverse isole o nel covo. In questo senso il lato del gameplay al di fuori della nave risulta molto basico e poco coinvolgente: anche durante le sessioni di abbordaggio delle navi nemiche assisteremo ad una breve cutscene seguita dal loot acquisito.

La qualità dei momenti passati fuori dal vascello cala drasticamente, mancando totalmente di azione a mano armata o di interazioni degne di nota e finiremo per passare il maggior tempo sulla nave, combattendo e cercando tesori, piuttosto che a spasso per le limitate zone visitabili. Da sottolineare in questo senso è la continuità delle istanze di gioco: approdando su qualsiasi isola non cambieremo mai istanza, il resto del mondo di gioco non “entra in pausa” e può anche capitare di assistere alle battaglie degli altri giocatori passeggiando su una spiaggia.

Il sistema di cooperazione con gli altri giocatori è a nostro parere ben inserito ma non invadente ai fini della progressione in gioco, eccetto alcuni eventi opzionali dove dovremo obbligatoriamente collaborare per sconfiggere potenti nemici dal loot prezioso o altri eventi “PvP” più legati all’endgame, non ci troveremo mai costretti ad unirci ad altri giocatori per progredire all’interno del gioco, lasciandoci quindi tutta la libertà di progressione possibile.

Comparto tecnico altalenante
Sebbene le premesse di Ubisoft avessero garantito il titolo di quadrupla A a Skull and Bones, il risultato finale ci ha mostrato un prodotto lontano dall’autoconferito titolo. Partendo da un protagonista tutt’altro che ben realizzato con i dettagli del volto che tendono a sparire sotto determinate illuminazioni, passando poi agli NPC poco caratterizzati, per schiantarci poi alla struttura dell’open world stesso che vede gli insediamenti praticamente identici tra di loro ma distribuiti diversamente.

Su PC, impostando tutto in Ultra con Nvidia DLSS e Ray Tracing attivo, il risultato è sicuramente buono, ma non ciò che ci si aspetta da un ipotetico quadrupla A.

Un enorme merito va conferito sia al comparto artistico che al comparto audio che, grazie alle numerose canzoni piratesche, riesce perfettamente nell’intento di immedesimare il giocatore ed elevare le fasi di gameplay.

In conclusione
Skull and Bones si propone come un ottimo titolo a tema piratesco, con un gameplay ben strutturato, ma che alimenta la sensazione che non sia ancora del tutto completo. Non si tratta infatti di un titolo quadrupla A come preannunciato, bensì un’esperienza divertente e coinvolgente ammaccata da diversi difetti in termini di texture e riutilizzo delle ambientazioni, con un gameplay piedi a terra praticamente inesistente e a tratti noioso. Le battaglie a bordo del nostro vascello sono i veri pilastri portanti di Skull and Bones, riescono a renderlo un titolo longevo ed appassionante, in compagnia delle quali le 20 ore di campagna principale sembrano essere volate, peccato per la trama insipida che avrebbe potuto e dovuto elevare ulteriormente questa nuova esperienza di casa Ubisoft.