“Something” e “Layla” sono ispirate da lei. Due canzoni capolavoro, inarrivabili. “Lei” è Pattie Boyd, modella negli anni’60 e musa di George Harrison e Eric Clapton. Due amici, una donna. “Una ragazza in due“, per citare I Giganti. I fatti: a Boyd sposa Harrison nel 1966 dopo averlo conosciuto due anni prima sul set di A Hard Day’s Night. Lui ne è molto innamorato, per lei scrive ” I Need You”, “For You Blue” e, per l’appunto, “Something”. Clapton è amico del Beatle ma è anche infatuato, a dire poco, della modella. Gli regalano un libro che contiene una storia del poeta classico azero Nezami. Majnun e Leylà sono i protagonisti: lui ama lei ma non può sposarla. Nella biografia nel 2007, ‘Slow hand‘ spiega di aver scritto il brano proprio sul poema anche se ci sono similitudini con la sua storia con Boyd.
Più Clapton frequenta la casa della coppia e più si innamora di lei, arrivando a uscire con la sorella di Pattie, Paula. Nel mentre, inizia a scriverle. Anche perché il matrimonio con Harrison vacilla e poco dopo finisce. Nel 1974, unione con il Beatle archiviata, Boyd sposa Clapton nel 1979 e rimane con lui per dieci anni. Ora l’ex modella e fotografa ha deciso di rendere pubbliche e di mettere all’asta da Christie’s (dopo aver avuto il permesso da Clapton, l’altro certo non può concederlo) le lettere d’amore di questo triangolo. “Quando George era via, mi scriveva parole fantastiche. Gli mancavo e mi mancava”, ha raccontato al sito d’aste. La prima lettera di un Clapton innamorato arriva in pieno matrimonio con Harrison: Eric le chiede se ami ancora il marito o se abbia un altro amante. Ammette di essere “impertinente” ma aggiunge: “Se provi qualcosa per me, dimmelo”. Lei sulle prime pensa alla lettere di un ammiratore ma Eric la chiama la sera stessa per confermare la sua identità.
Qualche mese dopo, il musicista le manda un’altra lettera scritta su una pagina strappata e si dice molto triste perché ancora lei non ha lasciato George, l’amico George. Al Telegraph Boyd ha spiegato che quelle lettere erano “disperate e appassionate” e che rileggerle le fa male, ecco perché la decisione di venderle. “Per ventitré anni sono stata prima la signora Harrison e poi la signora Clapton – ha detto Pattie e Vanity Fair qualche anno fa – Ero conosciuta ma, di fatto, sempre all’ombra di qualcuno. Se entravamo in un negozio, il commesso spalancava la porta a George e poi la sbatteva in faccia a me. Mi sono chiesta chi fossi, per la prima volta, in profondità, anche grazie a lunghe sedute di psicoterapia”. La Collezione Pattie Boyd sarà offerta online dall’8 al 22 marzo e sarà disponibile per il pubblico da visualizzare presso la sede di Christie’s a Londra tra il 15 e il 21 marzo.