Gli indecenti pestaggi di studenti adolescenti che si sono svolti negli ultimi tempi in varie piazze italiane non sono affatto casuali. Chiunque conosce un minimo gli ingranaggi dello Stato, e specie di quella sua parte addetta a difendere il cosiddetto ordine pubblico, sa infatti perfettamente come le condotte degli agenti rispondano a precisi input di carattere politico di cui sono responsabili, oltre ai questori e prefetti interessati, il ministro degli Interni e il presidente del Consiglio dei ministri.

Quali dunque le cause politiche di questi indegni comportamenti che, come rilevato in certa misura dallo stesso presidente della Repubblica Sergio Mattarella, indicano un chiaro fallimento della politica e, come denunciato da Magistratura democratica, si pongono in flagrante violazione della Costituzione repubblicana e segnatamente del suo art. 17 relativo al diritto di riunione?

A mio parere le cause sono varie. Innanzitutto pare evidente, e risulta confermato dall’andamento delle recenti elezioni sarde, che è iniziata la parabola discendente della destra. La luna di miele tra Giorgia Meloni e il popolo italiano potrebbe essere destinata a rapida e sgradevole (per lei, il suo partito e tutta la destra) conclusione. Si tratta del resto di un esito inevitabile. Per quanto pazienti e abbastanza autolesionisti, gli italiani e le italiane si stanno accorgendo sulla propria pelle del carattere fallimentare di politiche attente solo al profitto di pochi industriali e finanzieri in media scarsamente capaci, oltre che degli interessi personali di lorsignori (solo Sgarbi si è dimesso finora, ma la lista di corrotti e profittatori è molto lunga) e che alimentano povertà, disoccupazione e smantellamento dei servizi pubblici fondamentali.

Meloni, che è animale politico esperto e accorto, mette quindi le mani al manganello, sia in senso metaforico (si vedano le varie controriforme autoritarie relative a premierato, autonomia differenziata, evirazione della magistratura, limitazione dei diritti di manifestazione e altro ancora) che in senso letterale, spingendo le sue truppe a picchiare anche quando non ce ne sarebbe bisogno.

La stretta autoritaria è del resto necessaria per continuare un progetto politico che non è solo di Meloni e del suo fragile partito, affollato da personaggi di sconfortante mediocrità e ideologia chiaramente imbevuta di nostalgie del fascismo. Si tratta dello stesso progetto, mutatis mutandis, portato avanti da Draghi e altri in precedenza, basato sullo snaturamento del dettato costituzionale per dare piena soddisfazione alla svolta autoritaria e guerrafondaia dell’Occidente che si trova in crisi rovinosa e irrecuperabile. L’obiettivo irrinunciabile di lorsignori è dare comunque piena soddisfazione ai bisogni delle lobby dominanti (soprattutto finanza, armamenti, energia, medicinali), anche se questo significa guerra, mutamento climatico e altri disastri ambientali, fine dello Stato sociale, chiusura degli spazi pubblici e miseria crescente per settori crescenti della popolazione.

Non è certamente casuale che i pestaggi si siano verificati in occasione di manifestazioni di solidarietà colla Palestina, oggi colpita dal primo genocidio in diretta televisiva della storia. L’appoggio del governo Meloni a questo genocidio, che mi propongo insieme ad altri avvocati di dimostrare in sede giudiziaria con un ricorso che sarà presentato quanto prima, costituisce la punta più indifendibile e oscena della sua strategia di aperto sostegno alle scelte, criminali quanto fallimentari, degli Stati Uniti che continuano a sponsorizzare un personaggio impresentabile come Netanyahu, che ha le mani lorde del sangue di oltre 30mila Palestinesi, in gran parte bambini, e che manganella allegramente anche gli israeliani che si oppongono (ancora troppo pochi) al suo regime antidemocratico.

In questi giorni del resto Giorgia Meloni ha dato prova ulteriore di sudditanza estrema nei confronti di Biden, che continuerà ancora ad occupare per pochi mesi la Casa Bianca, stipulando un patto decennale con Zelensky che ben prima della scadenza di tale patto dovrà con ogni probabilità abbandonare il governo dell’Ucraina, a meno di convincere l’Occidente, come prova a fare del resto da tempo, a scatenare la guerra nucleare contro la Russia, che sta vincendo in modo chiaro quella convenzionale.

E’ peraltro altresì evidente che solo una sinistra depurata definitivamente da guerra e neoliberismo potrà costituire un’alternativa a questa destra oscena, violenta e autoritaria. Ma per eliminare questi flagelli occorre dire no alla Nato e no al capitalismo, dandosi un orizzonte strategico indispensabile per ricostruire quell’unità programmatica che costituisce la base dell’alternativa necessaria e possibile, che fra l’altro costituisce l’unico rimedio efficace all’attuale frammentazione che affligge quanto rimane della sinistra.

Su questo però siamo ancora molto indietro ed è a ben vedere questa, insieme ai e forse ancora più dei manganelli, l’unica speranza della signora Meloni.

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