Anche i neofascisti hanno bisogno di eroi, e forse presto ne avranno uno sul grande schermo. Giuliano Castellino, ex leader di Forza Nuova condannato in primo grado a otto anni e sette mesi per l’assalto alla Cgil del 9 ottobre 2021, e prima ancora a cinque anni e mezzo per aver aggredito due giornalisti dell’Espresso, sarà il protagonista di un docufilm dal titolo “Padrone del mio destino”. Le riprese, già terminate, sono firmate da Stefano Calvagna, regista che gravita ai bordi della galassia nera e dello star system ed è stato a sua volta condannato a tre anni nel 2011 per calunnia e detenzione di arma clandestina. Nel 2009, infatti, accusò il suo ex socio, che in precedenza lo aveva denunciato per truffa, di averlo gambizzato: i giudici, però, ritennero che l’episodio fosse stato architettato da lui stesso. Un verdetto che gli brucia ancora: “È stata un’ingiustizia, ero un personaggio comodo per essere tritato, e scomodo per le mie idee”, dice al fattoquotidiano.it, assicurando di essere già in parola con una grande casa editrice per pubblicare la storia della sua vita, con il titolo “Se non entro, scavalco“.
Calvagna spiega di essersi appassionato alla figura di Castellino per la sua “lotta contro la privazione della libertà” durante il Covid-19. La trama del documentario, girato in una settimana, è la storia del leader neofascista “da quando era bambino” fino all’irruzione nella sede della Cgil, avvenuta al culmine di una manifestazione contro il green pass. “Ci saranno immagini di repertorio, interviste a tutti i familiari e all’avvocato Carlo Taormina”, racconta. Ma non si parlerà delle altre vicende giudiziarie del protagonista: “Non faccio il pubblico ministero né il giudice”. Il regista precisa di non avere “mai avuto tessere di partito” e non di essere “mai stato denunciato per questioni politiche”. In passato però è emerso che alcuni suoi film sono stati finanziati dall’imprenditore Gennaro Mokbel. Anche lui ha un lungo curriculum con l’estrema destra: è amico degli ex Nar Francesca Mambro e Giusva Fioravanti, condannati in via definitiva per 96 omicidi, e ha frequentato Antonio D’Inzillo, killer della Banda della Magliana. Tra i contatti di Mokbel anche Massimo Carminati “Er cecato“, ex terrorista già al vertice del “Mondo di mezzo” tra politica e criminalità romana, e il fondatore di Forza Italia Marcello Dell’Utri, condannato per concorso esterno in associazione mafiosa. Sulle sue amicizie, però, Calvagna non vuole soffermarsi: “Sinceramente non è questo il contesto, stiamo parlando del film su Giuliano. Andiamo avanti, il fascismo è finito nel 1945”.
Oltre a un tatuaggio con la scritta “si vis pacem, para bellum“, Calvagna esibisce post sui social con emoticon della mano destra alzata, cuori neri e la frase “A mali estremi, estrema destra”: “Quella è goliardia, sono un po’ modi di dire”, si giustifica. Rimarca di lavorare “nemmeno a low budget, ma a love budget”, e lamenta: “Il salotto buono mette ai margini”. Di recente, però, ha ottenuto una certa visibilità grazie a “Ci tua“, il ristorante che ha aperto a londra: a maggio scorso ha parlato delle sue sofferenze di ristoratore a Cartabianca su Rai 3, poi è stato citato da Striscia la notizia. A novembre invece ha vinto gli “Hospitality Award Uk” facendosi fotografare con chef Giorgio Locatelli, il conduttore di Masterchef. Già prima aveva ricevuto i complimenti dell’associazione “I love Italian food”, sostenuta da alcune delle maggiori aziende italiane. La sua filmografia comprende opere come “Arresti domiciliari“, “Non escludo il ritorno”, biografia del cantautore Franco Califano, o “Volti coperti”, docufilm sull’ultrà laziale Fabrizio Toffolo narrato da Pino Insegno. Nel 2021, l’anno dell’assalto alla Cgil, era uscito “Covid-19”, un film-accusa sulla gestione della pandemia. Come la pensi sulla pandemia, d’altra parte, non è un mistero: “Contro il vaccino la gioventù si scaglia, boia il green pass è il grido di battaglia“, scriveva in un post su Instagram di qualche tempo fa.
La collaborazione con Castellino è il suo ultimo progetto: “Ci siamo conosciuti oltre vent’anni fa, da un tatuatore”, ricorda il regista. Ma l’anno scorso, racconta, il leader neofascista ha iniziato a seguirlo su Instagram, e lì è nato il colpo di fulmine: “Mi ha scritto che si era visto tutti i miei film e mi ha fatto i complimenti”. Trovando stima reciproca: “Ho condiviso la battaglia di Giuliano. I miei figli non hanno fatto neanche mezzo vaccino, io ho avuto il Covid due volte e l’ho debellato in cinque giorni”, dice Calvagna. Il biopic, spiega, “vuole confrontarsi con le persone che condividono lo stesso ideale; non c’è più destra o sinistra, anche se qualcuno ancora oggi canta nostalgicamente dell’antifascismo, ma come diceva Pasolini, è il fascismo degli antifascisti”. “Padrone del mio destino” dovrebbe essere pronto entro la fine dell’anno: Calvagna proverà a presentarlo ai festival e lo lancerà con una conferenza stampa. “Ci ho sempre messo la faccia, non mi vergogno”. Intanto il protagonista, sabato prossimo, è pronto a manifestare insieme al movimento dei trattori.