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Ilaria Salis, il ministro ungherese attacca ancora: “Scioccato dalle reazioni italiane”. Tajani ribadisce: “Nessuna interferenza”

Prosegue lo scontro politico-diplomatico tra Ungheria e Italia dopo le tensioni seguite al vertice a Roma tra i ministri degli esteri dei due Paesi. Al centro sempre il caso di Ilaria Salis, la 39enne attivista antifascista di Monza detenuta a Budapest dall’11 febbraio del 2023 con l’accusa di lesioni aggravate ai danni di alcuni neonazisti. “Sono scioccato dalle reazioni italiane”, ha ribadito il ministro degli esteri ungherese Péter Szijjártó con un video postato su Facebook.

“Questa signora è stata presentata qui in Italia come una specie di vittima, una martire“, ha aggiunto Szijjártó sottolineando che “in Ungheria le persone sono state quasi uccise. La gente è stata quasi picchiata a morte nelle strade, e poi questa signora viene dipinta come una martire o la vittima di un processo ingiusto. Nessuno, nessun gruppo di estrema sinistra, dovrebbe vedere l’Ungheria come una sorta di ring di boxe dove venire a pianificare di picchiare qualcuno a morte”, ha concluso il ministro ungherese nel video dove si accosta l’immagine di Salis che entra in catene all’udienza a Budapest a scene di soggetti con il volto coperto che aggrediscono persone per strada e poi vengono arrestati dalla polizia.

Parole dure che hanno costretto l’omologo italiano di Szijjártó a intervenire per rimarcare nuovamente che sulla vicenda “non c’è alcuna interferenza da parte italiana”: “Ci siamo preoccupati di ciò di cui ci dobbiamo preoccupare cioè della tutela dei diritti del detenuto, lo facciamo per la signora Salis come per tutti i detenuti italiani nel mondo”, ha commentato Antonio Tajani interpellato a margine di un evento alla Camera. “Vanno rispettate all’interno dell’Unione europea le regole dell’Ue per quanto riguarda la detenzione – ha aggiunto – Siamo garantisti, abbiamo detto quello che si può fare”. Tajani ha sottolineato anche che il governo è “in costante contatto con la famiglia” e ribadisce che “ieri abbiamo consegnato un documento scritto al ministro degli Esteri ungherese per dire quello che noi possiamo fare e, qualora venissero concessi gli arresti domiciliari alla signora Salis, deve essere garantita la sicurezza della detenuta e dei suoi famigliari”.

Tutto questo mentre delle scritte contro Ilaria Salis e una croce celtica sono comparse nella tarda serata di mercoledì su un muro nei pressi dell’ambasciata d’Ungheria a Roma. Tra le frasi oltre a “Ilaria muori” , anche “Camerati liberi” e “Il fascismo non si processa”. “Le dichiarazioni del ministro degli Esteri ungherese sono una palese interferenza con la Magistratura” di Budapest, ha scritto su Facebook Roberto Salis, il padre di Ilaria. “Senza che il processo sia ancora entrato nelle fasi iniziali il rappresentante del potere esecutivo del governo Orban sentenzia che l’Ilaria avrebbe premeditato le aggressioni e cerca di influenzare le decisioni del giudice pretendendo pene esemplari!” ha aggiunto Roberto Salis. Per il padre di Ilaria questa “è la dimostrazione palese che quello intentato contro Ilaria è un processo politico e che il governo Orban controlla direttamente il potere giudiziario ungherese in barba alle norme europee”.