di Ilaria Muggianu Scano
La realpolitik, priorità di Alessandra Todde, prima donna Governatrice della Regione Autonoma della Sardegna, è protetta da una singolare congiunzione astrale sulla terra delle janas in cui la vera rivoluzione gentile, non urlata, è formula vincente. Ed è una storia tutta di donne quella che vince in terra di Ichnusa. È una storia di sororità che parte da lontano, è la storia della giovane filosofa-teologa Virginia Saba che consiglia, cinque anni fa, il percorso politico alla preparatissima conterranea Alessandra Todde.
È inutile enfatizzare il mito dell’amicizia di genere incondizionata: il tandem femminile Saba-Todde non è frequentemente replicabile, è un fortunato scostamento di protocollo nell’eterna competizione femminile in ambito non solo politico. Confronto, dunque, non egemonia. Se Soru, come ipotizzano i più informati, avrebbe compiuto una candidatura di disturbo ai danni di Todde, il vero scippo, fattivamente, è quello dell’applicazione della sua Rivoluzione Gentile, che per la sua coalizione rimarrà solo uno slogan che ha portato un tesoretto di 45.000 voti che, tuttavia, non consentono il piazzamento di alcun candidato soriano.
In ambiente antropologico, la neo consigliera Camilla Soru è la donna che ha coraggiosamente guardato in faccia lo stereotipo della famiglia da pubblicità per dimostrare che davanti a un ideale di mondo più giusto anche i legami di sangue devono cercare una sospensione, dove necessario. Padre e figlia si sono scambiati gli auguri a distanza e ora è tempo di duro lavoro all’insegna di un nuovo corso storico, per la Sardegna e per entrambi.
Dalla Politica alla Comunicazione: si perde nella notte dei tempi la convinzione collettiva dell’isola dei nuraghi quale terra a grande connotazione matriarcale. Nessuna evidenza storica né antropologica all’attivo. Almeno fino ad oggi. Perché sì, dove serve avere una voce la Sardegna vibra su frequenze femminili. È decisamente e convintamente a forte vocazione femminile la televisione locale di terra Sarda, dall’informazione in su. Si pensi al modello virtuoso di TeleSardegna, da 45 anni nelle case dei sardi, un patrimonio costruito nel tempo che protegge ed esprime la molteplice declinazione identitaria, culturale e sociale del Paese. Voci insopprimibili di democrazia e pluralismo.
Caterina Cosseddu, proprietaria da vent’anni dell’emittente, punta su un team a maggioranza femminile, con un organico femminile che copre quasi l’80% dei contratti d’azienda, con risultati conseguiti nel tempo, traguardi con stessa visibilità e medesime condizioni di trasmissione del segnale delle principali realtà televisive. La coscienza democratica dell’isola, il patrimonio di valori civili, bisogni, esigenze, lo Zeitgeist di una realtà millenaria è oggi, dati e numeri incontrovertibili alla mano, in mano alle donne che hanno saputo consegnare la terra di Grazia Deledda e dei colossi archeologici di Mont’e Prama all’epoca moderna, traghettarla attraverso la transizione digitale e un’innovazione tecnologica senza precedenti, uscendo con la tangibile vittoria in ambiente politico, ad assicurare una prospettiva e in ambito giornalistico a garantire sempre nuovi contratti a tempo indeterminato.
Dalla politica al mondo del lavoro, dalla sfera della generazione Z allo sport, con grande apertura all’Europa pur nella tutela della peculiarità linguistica sarda, il tutto con un’attenzione inesausta verso l’universo femminile. Si potrebbe facilmente cavalcare l’hype della rivoluzione femminile, o qualsiasi altro luogo comune d’ultima tendenza, se non fosse che il “rumore delle donne” si appresta, finalmente, a divenire la normalità.