Nel 2023 il gruppo Leonardo ha registrato un aumento dei ricavi del 3,9% a 15,3 miliardi e un incremento dei profitti prima di tasse, interessi e ammortamenti del 5,8% a poco meno di 1,3 miliardi di euro I risultati preliminari, scrive la società, “confermano l’ottima performance del gruppo, raggiungendo o superando gli obiettivi”. Il valore degli ordini sale del 3,8% a 17,9 miliardi. L’indebitamento netto scede del 23% rispetto al 2022, e si attesta a 2,3 miliardi. “Andamento commerciale nei diversi business, flessibilità finanziaria, politica disciplinata dei costi e degli investimenti – commenta l’amministratore delegato Roberto Cingolani – sono alla base dei risultati positivi raggiunti. Le performance ottenute stanno riscontrando un apprezzamento anche da parte delle principali agenzie di credit rating e il giudizio di investment grade ne è esemplificativo”. Alla base del buon andamento, c’è però probabilmente anche il contesto geopolitico e l’effetto della guerra in Ucraina, che hanno provocato una corsa a riarmarsi in molti paesi europei e non solo. Leonardo, uno dei principali gruppi della difesa al mondo, condivide i benefici sul bilancio di questa condizione con i principali concorrenti statunitensi ed europei.

Quanto gli investitori vedano rosa nelle prospettive del gruppo si vede soprattutto nell’andamento del titolo in borsa, che in sostanza sono diritti a partecipare ai futuri guadagni. Nell’ultimo anno il prezzo delle azioni Leonardo è quasi raddoppiato (+ 84%). Ma una corsa altrettanto forsennata si è vista, ad esempio, per i titoli della tedesca Rheinmetall (+ 74%) che costruisce anche gli ambitissimi carri armati Leopard. Se poi si prendono i valori di inizio 2022 i titoli tedeschi sono quintuplicati, quelli italiani triplicati (+ 217%). Le due società. peraltro, hanno avviato colloqui per costruire insieme nuovi mezzi blindati per le forze armate italiane. Nel 2023 la spesa per armi è salita nel mondo a 2.500 miliardi di dollari, fiorando in Europa i 350 miliardi. Cifre che, visti i propositi di cancellerie e governi nazionali e della stessa Ue sono destinate a salire ancora mentre il valore degli ordini che arrivano a chi le armi le costruisce continua conseguentemente ad aumentare.

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