Il corpo del figlio nel letto d’ospedale. Il corpo del figlio sul tavolo dell’obitorio. Il corpo del figlio mostrato a tutti, in quelle condizioni estreme, perché non scenda il buio sulla morte di Marco Cestaro, 17 anni, che il 13 gennaio 2017 fu trovato agonizzante accanto ai binari ferroviari a Lancenigo, pochi chilometri a nord di Treviso. A prendere la decisione di postare le foto del suo ragazzo sulla pagina social “Verità e giustizia per Marco Cestaro” è stata la mamma Anna Cattarin. Secondo la Procura si sarebbe trattato di un tentativo di suicidio, secondo la madre Marco non avrebbe mai potuto farlo, soprattutto dopo che un anno prima il padre era morto allo stesso modo. Questa certezza la signora Anna l’ha coltivata per sette anni, ha chiesto e fatto eseguire perizie, ha presentato ricorsi, impugnazioni alle richieste di archiviazione. Adesso ha deciso che le fotografie di un corpo martoriato debbano restare come un doloroso ammonimento. Le ha postate su facebook con una lunga spiegazione e dopo l’ultima archiviazione.
“È stato deciso di chiudere il caso di Marco come suicidio… mi scuso con chi guarderà queste foto, ma penso che sia doveroso ribadire ancora che è stato brutalmente ucciso, lui voleva vivere e aveva appena detto che non si sarebbe mai tolto la vita perché si era reso conto di quanta sofferenza aveva causato la morte del padre”. Anna sintetizza gli esiti delle perizie. “Secondo il medico legale, e quindi per la Procura, sarebbe stato travolto da un treno che viaggiava a 137 km/h o si sarebbe lanciato contro di esso cadendo rovinosamente a tre metri dal binario, sbattendo la testa, provocandosi un profondo taglio al collo (da lama hanno detto in ospedale…il taglio verticale l’hanno eseguito i medici per ricucire in profondità…), si sarebbe rotto le dita, pestato le unghie, tagliato a pezzi le gambe, tagliuzzato i piedi… aveva la parte sinistra del viso appoggiata su sassolini, ovviamente dall’impatto con il treno è stato violentemente sbattuto a terra ma il viso è intatto, senza escoriazioni!”.
Altri elementi di un dubbio che dura da sette anni. “Marco era dissanguato, ma sul posto non c’era sangue… evaporato con temperatura a zero gradi, con neve e ghiaccio? Bruciatura sul petto, braccio e quella a forma di onda che ha sulla spalla destra… Sarà stato il treno… quattro perizie, fatte da professionisti, scartate perché dimostrano la verità che voi nascondete fin dall’inizio. Vergogna!!! Risponderete un giorno davanti a Dio, ma anche davanti a Marco. Questa è la in-giustizia italiana”. In un altro post, un mese fa, Anna Cattarin aveva ricordato come le perizie medico-legali, una perizia cinematica e una della Polizia scientifica avessero “escluso assolutamente un impatto con il treno”. Secondo la mamma si sarebbero dovute seguire altre piste. Alcuni anni fa aveva parlato anche di amici con presunte passioni per il satanismo. Oltre tutto la mamma del giovane aveva ricordato come il giorno della morte avesse chiesto un appuntamento a scuola con un’insegnante: “Prof le devo parlare di una cosa importante”. Non ha mai potuto farlo.
Da un punto di vista legale, l’unica indagata è la capotreno di un convoglio che era passato in transito a fianco del corpo di Marco Cestaro. Il treno si era fermato, ma poi era ripartito senza che nessuno andasse a verificare le condizioni del ragazzo, in quel momento ancora vivo. Per questo la dipendente delle ferrovie è stata imputata di omesso soccorso, essendosi limitata ad avvertire la stazione di arrivo e la Polfer, da cui era partita la richiesta di un’ambulanza. Era trascorso del tempo prezioso e Marco era morto tre giorni dopo in ospedale. A gennaio la capotreno ha deciso di risarcire la famiglia del giovane, chiedendo la messa alla prova, con un programma alternativo, che porterà all’estinzione del reato.