“Ha leso gravemente la reputazione della Città di Abbiategrasso, dell’Amministrazione Comunale e degli Uffici Comunali, affermando che questi siano controllati dalle mafie e che gestiscano gli appalti in accordo con queste”. Così il Comune di Abbiategrasso, il 1 di settembre 2022 si è espresso, adottando una delibera di Giunta per querelare per diffamazione la giornalista Sara Manisera.

L’8 giugno dello stesso anno si era permessa di dire: “Ad Abbiategrasso, in provincia di Milano, ho visto le mafie entrare nel comune, negli appalti pubblici, e soprattutto dentro il cemento, perché alle mafie una cosa che piace tanto è il cemento, i centri commerciali”. Stava intervenendo durante il Premio Nazionale Giovani Diego Tajani a Cutro. Poco prima di essere premiata assieme a Nicola Gratteri, all’epoca procuratore della Repubblica di Catanzaro, lo scrittore Antonio Nicaso e allo studioso e saggista Isaia Sales. Invece di essere orgogliosi del premio consegnato ad una giornalista che ha fatto di Abbiategrasso la sua seconda casa, invece che chiederle che segnali aveva intercettato, per poterne capire di più, hanno deciso di reagire utilizzando i concetti che, anni fa molti sindaci di comuni lombardi, tra cui Milano, avevano utilizzato: la mafia, qui, non esiste! Parlare di mafia nel nostro comune danneggia la sua immagine.

Libera, Avviso Pubblico, Una Casa Anche per Te, Libera Masseria, Cgil abbiatense magentino, Carovana antimafia ovest Milano, sezioni locali di Legambiente e Anpi, cooperative e associazioni del territorio, hanno concordato di organizzare una manifestazione per sabato 9 marzo proprio ad Abbiategrasso. Il comune della Città Metropolitana di Milano, 30mila anime circa, è balzato agli onori delle cronache criminali con l’inchiesta Hydra della Dda milanese. E con la puntata di Report, “La mafia a tre teste” di metà gennaio scorso, i fatti che coinvolgono la cittadina, sulle sponde del Ticino, vengono conosciuti in tutta Italia.

Il caso emblematico dell’intera vicenda giudiziaria vede come protagonista assoluto Paolo Aurelio Errante Parrino, descritto nella richiesta di custodia cautelare per 416 bis (rigettata dal GIP del Tribunale di Milano) come il “referente nell’area lombarda della Provincia di Trapani, con specifico riferimento al Mandamento di Castelvetrano (riconducibile all’ex latitante Matteo Messina Denaro), componente del sistema mafioso lombardo”. Errante Parrino aveva già subito una condanna di anni 10 di reclusione, nel 1997, come “Uomo d’onore della famiglia di Castelvetrano, con compiti di decisione, pianificazione e di individuazione delle azioni da compiere e delle strategie da adottare per la realizzazione degli scopi illeciti dell’associazione. Punto di riferimento del Mandamento di Castelvetrano nel Nord Italia”.

Nella richiesta, quella rigettata e per cui proprio il prossimo 15 marzo si inizierà a discutere il riesame, si legge anche che la sua azione si svilupperebbe “Mettendo a disposizione dell’associazione la propria sfera relazionale politico-istituzionale, intrattenendo perduranti e confidenziali rapporti con esponenti della politica abbiatense quali Nai Cesare Francesco (Sindaco), Chillico Francesco (Consigliere comunale), Lovati Fulvio (Presidente di un gruppo consiliare)”. Ciò che accade il 7 giugno 2021, lo racconta Davide Milosa, appena esplode l’inchiesta a fine ottobre 2023, sulle pagine di questa testata.

Per come lo apprendiamo dalle carte dell’inchiesta, rese note anche da Report, Nai entra nel bar di proprietà della famiglia originaria di Castelvetrano. La conversazione è intercettata attraverso il trojan. Dice Errante: “Senti ieri mi sono procurato il numero di telefono per darci (a Antonio Carrozza, dirigente del Comune di Abbiategrasso, nda) un appuntamento e ci spacco la testa ti giuro”. Analoghe minacce le avanza anche tramite Chillico.

Nai, a quanto consta, pare non abbia mai denunciato le minacce perpetrate ai danni del suo dirigente. E per questa grave mancanza o sottovalutazione, non ha ritenuto di dimettersi, né di chiedere scusa. Nega di aver sbagliato a non denunciare la minaccia di morte proferita da un parente di Messina Denaro a un dirigente del Comune. Anzi, sembra dar corda all’interlocutore e al termine dell’intercettazione, recuperabile sul sito di Report, dice all’interlocutore di darsi da fare per provare a risolvere la questione. A Repubblica il 27 ottobre 2023 Nai dichiara: “Guardate, io ho valutato che non fosse credibile la minaccia. Avrò sbagliato, non avrò sbagliato, secondo me non ho sbagliato”. Ecco.

In vista della manifestazione antimafia del prossimo 9 marzo ad Abbiategrasso noi ci aspettiamo che il sindaco Nai, prima di prendere parte alla marcia con la fascia tricolore, faccia due cose: chieda alla sua Giunta di ritirare la querela sporta nei confronti della giornalista Sara Manisera e si assuma pubblicamente la responsabilità di aver sottovalutato quello che Errante Parrino a suo tempo gli disse. Se la parola antimafia ha ancora un qualche valore.

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