Nella chat diffondevano “immagini e video a contenuto pornografico e pedopornografico, anche di atlete minorenni e maggiorenni tesserate Fisi, senza il loro consenso“. È bufera nel mondo dello sci per lo scandalo che sta coinvolgendo il Comitato regionale veneto della Federazione italiana sport invernali. Lo scorso 19 febbraio i giudici del Tribunale federale hanno depositato la sentenza nei confronti di alcuni atleti, di età compresa tra i 19 e i 21 anni, e di un allenatore, accusati di aver fatto circolare foto e filmati di nudo di atlete – anche minorenni – su una chat che doveva servire a gestire le attività del gruppo. Non solo. Nella chat – curiosamente denominata “Francesco Totti” – venivano veicolate anche frasi razziste e xenofobe e veniva fatta apologia di fascismo, specialmente da parte del tecnico Fisi, sul quale sta indagando anche la procura militare, poiché fa parte dell’esercito.

I giudici federali hanno disposto sanzioni lievi – ammonizione e sospensione dall’attività sportiva per un mese – per alcuni dei componenti del gruppo per aver violato il Codice di comportamento sportivo del Coni. E hanno assolto i ragazzi che assistevano passivamente allo scambio di contenuti, senza diffonderne altri. Sotto accusa, come riportato dal Quotidiano Nazionale, sono finiti anche il presidente e la vicepresidente del Comitato regionale Fisi del Veneto, che però secondo i giudici hanno sostituito l’allenatore non appena hanno avuto contezza di quanto stava accadendo. Il tecnico è stato sospeso per sei mesi.

L’indagine della procura federale, condotta dalla procuratrice Stefania Cappa con il sostituto procuratore federale Gabriele Pezzano, era partita nel settembre del 2023, grazie a una lettera anonima. Cappa, che aveva ascoltato sia gli atleti sia le atlete, ricevendo conferma degli abusi, aveva chiesto la condanna per tutti gli indagati. Ma i giudici hanno distinto le posizioni, applicando le attenuanti per la giovane età e per il fatto che i responsabili si sono scusati. La procura della Repubblica di Verona, tuttavia, ha aperto un’inchiesta. E non è detto che basti la giustizia sportiva a mettere la parola fine all’ennesima vicenda di abusi legati al mondo dello sport.

Mail: a.marzocchi@ilfattoquotidiano.it

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