I Giochi del Mediterraneo di Taranto 2026 – 275 milioni di contributi pubblici, preparazione tragicomica che al confronto le Olimpiadi di Milano-Cortina sono quasi un successo organizzativo – assomigliano sempre di più al gioco dell’oca: ogni volta che l’inizio lavori sembra avvicinarsi, si riparte dal via. L’ultima batosta alle speranze di essere pronti per il grande evento, in calendario a giugno 2026, arriva dalla Consulta: la Corte ha dato ragione alla Regione Puglia e dichiarato incostituzionale il provvedimento con cui il Governo Meloni, ed in particolare il ministro Fitto, ha centralizzato e commissariato il Comitato organizzatore. Significa che bisogna rifare la legge e pure i decreti per bandire le gare. Altro ritardo che si accumula al ritardo, ormai irrecuperabile.
A febbraio 2023 il governo aveva deciso di commissariare i Giochi del Mediterraneo: dietro la scelta, l’oggettivo ritardo in cui versava l’organizzazione, con l’inerzia da parte degli enti locali, ma anche il desiderio del ministro Fitto di mettere le mani su un grande evento che muoverà 275 milioni di finanziamenti sulla sua cara Puglia, e magari prendersi una rivalsa nei confronti del rivale storico Emiliano. A maggio fu nominato commissario l’imprenditore Massimo Ferrarese, che in questi mesi ha ripreso il filo dell’organizzazione e ora si apprestava a far partire finalmente le gare per le opere più importanti, dalla ristrutturazione dello stadio Iacovone al nuovo palazzetto del nuoto. La Regione però non ha mai digerito quell’affronto: ha fatto ricorso alla Corte costituzionale. E ha vinto. Secondo i giudici, infatti, il governo ha effettivamente invaso le materie di competenza regionale, come ad esempio l’ordinamento sportivo e la realizzazione delle infrastrutture. La nomina del commissario è legittima, dunque Ferrarese resta saldo al suo posto. Invece è sbagliato il procedimento con cui sono state avocate a Roma le procedure decisionali: in particolare, l’articolo con cui è previsto che il programma dei lavori sia adottato con un semplice decreto interministeriale, “sentita” la Regione; visto l’ordinamento e i principi in materia di sussidiarietà, per la Corte non basta un semplice parere, serve una vera e propria intesa con la Regione. Quindi la legge è incostituzionale.
Le responsabilità sono evidenti, perché sul provvedimento bocciato dalla Consulta ci sono le firme di mezzo Governo Meloni, ed in particolare dei ministri Fitto e Abodi, che lo hanno voluto. “La sentenza conferma ancora una volta come questo governo abbia ministri totalmente inadeguati”, attacca il senatore Mario Turco, vicepresidente del Movimento 5 stelle originario di Taranto, che presenterà un’interrogazione. Il pasticcio è clamoroso: nella sostanza non sarebbe cambiato nulla, anche con l’intesa in caso di divergenza l’ultima parola sarebbe spettata al governo; ma per la fretta di commissariare e mortificare la Regione adesso si rischia di bloccare tutto, un’altra volta. I decreti interministeriali con i programmi definitivi dei lavori erano sul tavolo del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, pronti per la firma: a inizio settimana prossima Ferrarese avrebbe finalmente bandito le gare. Invece adesso dovranno tornare in Puglia ed essere ridiscussi col governatore Emiliano, che avrà di nuovo voce in capitolo. Prima, bisognerà ovviamente modificare l’articolo bocciato dalla Consulta. Si perderà ancora tempo, almeno un mese si teme, quando solo un giorno in più ormai sarebbe fatale. Il commissario Ferrarese a questo punto spiega apertamente che le opere difficilmente potranno essere pronte per l’inaugurazione. C’è poi il rischio che nessuno si presenti alle gare, con tempi così ridotti e margine d’errore nullo alle imprese non conviene, un po’ come successo a Milano-Cortina per la pista da bob. Una rogna che ricade anche sulla partecipata governativa “Sport e Salute”, che dovrebbe occuparsi dei lavori sullo stadio ed era già stata pragmatica nel sottolineare le tempistiche necessarie a completare l’opera. Ai Giochi del Mediterraneo manca meno di un anno e mezzo e a Taranto non c’è ancora nulla.