I dati Istat sul 2023 gelano il governo. A fronte di una inattesa maggiore crescita del Prodotto interno lordo, sono soprattutto i dati sul deficit a spaventare per la tenuta dei conti pubblici. Nel 2023 il Pil ai prezzi di mercato è stato pari a 2.085.376 milioni di euro correnti, con un aumento del 6,2% rispetto all’anno precedente in termini nominali, ovvero includendo l’effetto dell’inflazione. In volume, il Pil è cresciuto dello 0,9%, contro lo 0,8% atteso dal governo. Nel 2023 il valore aggiunto ha registrato aumenti in volume del 3,9% nelle costruzioni e dell’1,6% nelle attività dei servizi. Si rilevano contrazioni del 2,5% nell’agricoltura, silvicoltura e pesca e dell’1,1% nell’industria in senso stretto. Per uno 0,1 di maggiore crescita, tuttavia, il governo deve fare fronte a un rapporto deficit/Pil balzato al 7,2%, (era all’8,6% nel 2022) contro una previsione del 5,3% inserita nella Nadef, il documento di finanza pubblica con le cifre su cui viene impostata la legge di bilancio.

“I numeri ci dicono che l’emorragia dell’irresponsabile stagione del Superbonus ha avuto un effetto pesante sul 2023, andando purtroppo oltre le già pessimistiche prospettive”. Così il ministro dell’economia e delle finanze Giancarlo Giorgetti commenta i dati Istat. “Con la non semplice chiusura di quella stagione, la finanza pubblica dal 2024 intraprende – prosegue – un sentiero di ragionevole sostenibilità”, ha concluso. L’irresponsabile stagione del superbonus coincide in parte con quella in cui Giorgetti era ministro dello Sviluppo economico nel governo Draghi. Superbonus che comunque è anche verosimilmente alla base del + 3,9% messo a segno dalle costruzioni, maggior contributo all’incremento del Pil.

L’Istat fa altresì sapere che debito pubblico italiano è sceso nel 2023 al 137,3% del Pil dal 140,5% del 2022, dato migliore delle stime contenute nella Nadef (140,2%). Come è possibile che il deficit salga più delle attese e il debito meno? Dipende dalla crescita nominale del Pil che include anche l’effetto inflazione (dunque + 6,2 e non + 0,9%). Anche il saldo primario (ossia l’indebitamento prima della la spesa per gli interessi da pagare sui titoli di stati) è in miglioramento ma ancora negativo e pari a -70.864 milioni di euro, con un’incidenza sul Pil del -3,4% (-4,3% nel 2022). La pressione fiscale complessiva è risultata pari al 42,5%, invariata rispetto all’anno precedente, per effetto di una crescita del Pil a prezzi correnti (+6,2%) pari a quella delle entrate fiscali e contributive (+6,3%). I dati del 2023 sono destinati a riflettersi anche su quanto accadrà quest’anno. Il governo si attende nel 2023 un Pil in crescita dell’1,2% e un deficit al 4,3%. Il Fondo monetario internazionale vede un’economia italiana che si espande di un più contenuto 0,7%.

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