Nel 2021, a Novara, aveva ucciso con 13 coltellate il suo datore di lavoro, il 68enne Antonio Amicucci, come reazione alle avances dell’uomo nei suoi confronti. Oggi la condanna a otto anni per Mide Ndreu, colf di 52 anni, è diventata definitiva: la Cassazione ha respinto il ricorso del suo legale e anche l’istanza della Procura generale, che in udienza aveva chiesto l’annullamento con rinvio a un nuovo processo per rivalutare la sussistenza della legittima difesa.
La donna, infatti – che dopo l’omicidio aveva chiamato i soccorsi – ha sempre detto di non aver voluto togliere la vita all’uomo che assisteva, ma di aver agito d’impeto per difendersi da un tentativo di molestie. Nonostante ciò, in primo grado era stata condannata a 16 anni e mezzo di carcere, pena poi dimezzata a otto anni in Appello grazie al riconoscimento delle attenuanti generiche e della provocazione.
Nel giudizio di secondo grado l’avvocato era anche riuscito a ottenere una perizia psichiatrica sull’imputata, che si trova in custodia cautelare agli arresti domiciliari e lo scorso anno – tra gennaio e febbraio – ha tentato due volte il suicidio. Il perito aveva però concluso per la capacità di stare in giudizio e per la capacità di intendere e volere: “Mide Ndreu vive certamente una situazione di disagio e di problematiche psicologiche, ma queste non hanno rilevanza dal punto di vista processuale”, era stata la sintesi.