In un’epoca in cui si tende troppo spesso a usare la parola ‘icona’, Iris Apfel lo è stata davvero: ha decorato le case di star e presidenti, lanciato collezioni e i suoi vestiti sono finiti in una mostra del Metropolitan Museum of Art
Iris Apfel, l’ultracentenaria star della moda, è morta a 102 anni. Bastano pochi tratti per evocarla: l’inconfondibile taglio a spazzola argenteo, i grandi occhiali dalla montatura spessa e l’immancabile rossetto rosso. Interior design, consulente di stile, modella e testimonial di un’azienda di cosmetici a 90 anni – tra le tante altre cose – Iris Apfel forse è stata l’ultima arbiter del gusto, una che ha sempre ignorato le tendenze cercando l’eleganza nella stravaganza, nell’eccesso. È diventata un’icona di stile (già coi capelli bianchi) soprattutto per il guardaroba caleidoscopico e immenso, una vera e propria camera delle meraviglie che mescolava haute couture e accessori trovati ai mercatini delle pulci, bracciali etnici, colli di pelliccia e tessuti antichi. Ha insegnato al mondo della moda la gioia del vestirsi, che non conosce regole né età, che ride dei tabù sull’età giocando con gli accessori con l’entusiasmo di una bambina. Stu Loeser, portavoce della sua tenuta, ha confermato che la morte è avvenuta nella sua casa di Palm Beach, in Florida.
Chi era Iris Apfel – Nata nel 1921 ad Astoria, a New York, Iris Barrel (il suo nome da nubile) assimila lo stile ancor prima dell’alfabeto: il padre ha un’azienda di vetri e specchi ed è esperto di antiquarie, la madre è proprietaria di una boutique ed è una “cultrice degli accessori”. Grazie a loro allena l’occhio da segugio capace di scovare rarità preziose nelle boutique vintage o nei mercatini più insospettabili. Nella sua autobiografia (Iris Apfel: Icona per Caso, Harper Collins) ricorda i pomeriggi passati a giocare con i ritagli di stoffa della nonna, che le trasmette la passione per i tessuti. Dopo la laurea in storia dell’arte, lavora per la rivista Women’s Wear Daily e come apprendista di Elinor Johnson, designer di interni, prima di aprire un suo studio. Nel 1948 Iris Barrel diventa la signora Apfel: il lungo e felice matrimonio con Carl Apfel finirà solo con la morte di lui, nel 2015. Una grande storia d’amore, durata 68 anni e sempre ricordata con dolcezza.
Dagli anni 50 in poi, l’azienda specializzata in tessuti antichi di Iris e Carl Apfel progetta interni per clienti del calibro di Greta Garbo ed Estée Lauder. Iris Apfel partecipa perfino ai progetti di ristrutturazione alla Casa Bianca per nove presidenti, da Truman a Clinton, guadagnandosi il titolo di ‘First Lady dei tessuti’.
La mostra al Met e la carriera da modella a 90 anni – Sarebbe potuta finire lì la storia: la lunga vita di una signora elegantissima che lavora coi tessuti pregiati, colleziona abiti e gira il mondo con il marito. Ma nel 2005, quando Iris Apfel ha già passato i 70 anni, arriva la telefonata che le cambia la vita. Il Metropolitan Museum of Art di New York vuole allestire una mostra dei suoi vestiti. È la prima volta che il Met dedica una retrospettiva al guardaroba di un individuo. La mostra “Rara Avis: Selections From the Iris Apfel Collection” è un successo. Un successo lampo, dirà lei, arrivato in soli 70 anni.
Da quel momento in poi, Iris Apfel diventa uno dei nomi più richiesti della moda: collabora con diversi brand, da Happy Socks a MAC – di cui è stata testimonial a 91 anni – lancia una linea di abiti con H&M che va esaurita in pochissime ore (anche Lily Collins nella serie tv Emily In Paris ne indossa uno). Le dedicano una Barbie e girano un docu-film su di lei, documentario realizzato da Albert Maysles. A cento anni, a buon diritto, Iris Apfel è universalmente riconosciuta come icona pop – un termine piuttosto abusato di questi tempi, ma non per lei. Se dovessimo scegliere una sola definizione per descriverla, però, sceglieremmo la sua: “l’adolescente più attempata del mondo“.
Le lezioni di stile di Iris Apfel – Sarebbe impossibile sintetizzare l’eredità di Iris Apfel in poche righe. Ci sono alcune lezioni di stile, però, per cui non smetteremo mai di ringraziarla. La prima è l’allegria, da sempre considerata nemica dell’eleganza. Iris Apfel ha sempre sorriso beffardamente dei diktat del nero, della serietà e del “less is more” a cui rispondeva aggiungendo sempre qualcosa: “more is more, less is a bore”. Cioé: “più è meglio, meno è una noia”. Se oggi ogni celebrità è assistita da uno stylist, ciò che ha reso Iris Apfel una leggenda è il suo gusto personale, capace di passar oltre le tendenze del momento per costruire un lessico di stile tutto suo. Da ragazzina, racconta nella biografia, prese per sfinimento il commesso dello spaccio della marina militare per comprare un paio di jeans, anticipando una delle tendenze più durature della moda. Nei suoi viaggi intorno al mondo setacciava le boutique per trovare abiti vintage e accessori etnici. Più sono particolari e vistosi, meglio è: ma serve un certo metodo e uno sguardo allenato per saperli combinare come faceva lei.
Distruggere (col sorriso) il tabù dell’età – La seconda lezione che ci lascia Iris Apfel è amare la propria età. In un settore che inizia a guardare con sospetto le donne che osano compiere trent’anni, Iris Apfel si è presa la rivincita diventando cover girl passati i 90 anni. Novanta. Con le rughe, gli acciacchi e tutto il resto. Ha sempre abbracciato con tenerezza il passare degli anni, ma ha sempre rifiutato l’idea di “vestirsi in modo appropriato per l’età”, qualunque cosa significhi. “Mi rifiuto di diventare una vecchia bacucca”, concludeva lapidaria.
La terza lezione è l’incondizionato amore per la vita, per le sue capriole e per le sue curve imprevedibili. I suoi outfit pieni di piume, collane e perle testimoniavano la sua curiosità, il suo insaziabile appetito per le cose belle. “Non penso mai alla mia età – scrisse nella sua autobiografia – Forse il trucco è questo. Conservare lo stupore, non prendersi troppo sul serio ed essere curiosi: ecco il mio elisir di lunga vita (…) Perciò viviamo ogni giorno come fosse l’ultimo. Prima o poi arriverà quello che lo sarà davvero”.