Vietare all’ex procuratore nazionale Antimafia di partecipare all’audizione del suo successore a Palazzo San Macuto. È questo quello che chiede Forza Italia, intevenuta sia col capogruppo al Senato Maurizio Gasparri che con Mauro D’Attis, vice presidente della commissione che nei prossimi giorni dovrà audire Giovanni Melillo e Raffaele Cantone, rispettivamente capi della Direzione nazionale antimafia e della procura di Perugia. Con una lettera inviata anche al Csm e al Copasir, i due magistrati avevano chiesto di valutare “con l’urgenza del caso” l’opportunità di una loro audizione sulle vicende relative all’inchiesta sui presunti accessi abusivi compiuti dal finanziere Pasquale Striano e dal pm Antonio Laudati, all’epoca entrambi in servizio alla procura nazionale Antimafia.
“De Raho non partecipi” – E visto che all’epoca dei fatti il numero uno di via Giulia era Federico Cafiero De Raho, nel frattempo eletto alla Camera con i 5 stelle e nominato vicepresidente della commissione Antimafia, ecco che i berlusconiani chiedono di escludere l’ex magistrato dall’audizione. “Sul dossieraggio illegale la Commissione Antimafia svolgerà le audizioni dei procuratori Melillo e Cantone e acquisirà tutti gli atti, esaminandoli con la dovuta serenità. Per questo, senza imbarazzo e lungi dall’esprimere giudizi, riteniamo sia opportuno che il vicepresidente Cafiero De Raho si astenga dal partecipare alle sedute che riguardano l’inchiesta perché all’epoca dei fatti era il Procuratore nazionale antimafia“, dice D’Attis, che condivide col deputato dei 5 stelle l’incarico di vicepresidente della Commissione. “L’inquietante vicenda della Procura Nazionale Antimafia deve essere chiarita fino in fondo. A questo organo sono state riversate segnalazioni che nulla avevano a che fare con la mafia e con il terrorismo, a causa di scelte che si rilevano quantomeno opinabili. La posizione di Cafiero De Raho, già Procuratore nazionale antimafia, anche in epoche in cui ci potrebbero essere stati episodi da chiarire, e ora Vicepresidente della Commissione Antimafia appare incompatibile. Per noi è una questione da chiarire con assoluta urgenza. Siamo di fronte ad un conflitto di interesse enorme. Cafiero De Raho dovrebbe semmai essere sentito per chiarire il suo operato di Procuratore nazionale antimafia. È uno scandalo nello scandalo che deve cessare al più presto”, attacca pure Gasparri. Proprio oggi l’organo parlamentare guidato da Chiara Colosimo ha deciso di ascoltare Melillo mercoledì 6 marzo alle ore 16.30, mentre il giorno dopo alle 10 sarà la volta di Cantone. I due magistrati saranno probabilmente ascoltati anche dal Comitato parlamentare di controllo sui servizi segreti. Per martedì alle 14.30 era già in programma una riunione del Copasir. Nelle prossime ore si deciderà sulla calendarizzazione delle audizioni.
Pure Urso vuole essere ascoltato – Potrebbe chiedere di essere ascoltato anche Adolfo Urso, ministro del Made in Italy ed ex presidente del Copasir. “Mi accorsi di intrusioni e sottrazioni di documenti email quando ero presidente della Commissione parlamentare di sicurezza, già allora feci un esposto alla procura di Roma i primi giorni di agosto del 2022”, ha detto l’esponente di Fdi. “Leggo ora dalla stampa – ha proseguito – che intromissioni illecite erano avvenute anche sui miei conti correnti, e già negli anni precedenti, quando avrei dovuto garantire e ho garantito come presidente del Comitato parlamentare per vigilare che le istituzioni democratiche fossero tutelate”. Il ministro ha spiegato di voler attendere l’audizione dei procuratori: “Visto che i due magistrati, Melillo e Cantone, hanno chiesto di essere auditi da Consiglio superiore della magistratura, commissione antimafia e Copasir, dopo loro audizione deciderò se chiederla anche io”.
L’analisi dei supporti informatici – Nel frattempo le indagini vanno avanti: i supporti informatici sequestrati al finanziere Striano sono stati analizzati dagli investigatori. Il rapporto è già agli atti della procura di Perugia. L’indagine riguarda circa 800 presunti accessi abusivi che il tenente delle Fiamme gialle è accusato di aver compiuto alle banche dati in uso alla Procura nazionale antimafia, dove era in servizio fino ad alcuni mesi fa. Secondo l’agenzia Ansa dalle verifiche tecniche fatte svolgere dai magistrati di Roma nella prima fase del procedimento sarebbero emersi elementi ritenuti utili per l’inchiesta. Dagli inquirenti non viene comunque escluso che alcuni file possano essere stati cancellati prima del sequestro, come riportato da alcuni quotidiani.
L’indagine – Secondo la procura di Perugia ci sono stati molteplici accessi abusivi al sistema informatico delle cosiddette Sos, le operazioni ritenute sospette che gli operatori finanziari sono tenuti a segnalare. Informazioni che in alcuni casi sono state pubblicate in articoli di giornale. Ecco perché nell’inchiesta – che riguarda una quindicina di persone in totale – sono coinvolti anche tre giornalisti del quotidiano Domani, che dunque sono indagati per aver fatto il loro dovere, cioè trovare e pubblicare notizie vere.