Il cancelliere tedesco rompe il silenzio dei leader europei e si schiera contro l’estradizione di Julian Assange negli Stati Uniti. Mentre si attende la decisione della giustizia britannica (l’ultima udienza si è tenuta il 21 febbraio) per Olaf Scholz “sarebbe bene che i tribunali britannici gli garantissero la necessaria protezione, perché deve effettivamente aspettarsi persecuzioni negli Stati Uniti, in considerazione del fatto che ha tradito segreti di Stato americani“. L’Alta Corte britannica dovrà stabilire se il fondatore di Wikileaks dovrà essere estradato o meno negli Stati Uniti, dove verrà processato per la diffusione di documenti secretati sulle attività militari americane: Assange, che dal 2019 è rinchiuso nel carcere londinese di massima sicurezza di Belmarsh, rischia negli Usa fino a 175 anni di carcere. Nelle ultime settimane due esperti delle Nazioni Unite – una competente in libertà di espressione e l’altra in prevenzione della tortura – hanno esortato il Regno Unito a non estradare Assange.
Nonostante le numerose manifestazioni a sostegno di Julian Assange (in Italia e nel mondo), la politica soprattutto europea ha sempre evitato di esprimersi. Fino ad oggi l’unico leader occidentale che aveva mostrato attenzione per la questione era stato Papa Francesco. Oggi la presa di posizione di Scholz, socialdemocratico alla guida di un governo di centrosinistra con Verdi e Liberali. Il cancelliere ha parlato durante un incontro in un centro formativo professionale a Sindelfingen, rispondendo a una domanda di uno studente”, sottolineando anche che “nell’ultimo dibattimento, i rappresentanti degli Stati Uniti non sono stati in grado di garantire ai giudici britannici che l’eventuale pena sarebbe stata entro limiti sostenibili dal punto di vista del Regno Unito”. Scholz pertanto mostra fiducia mentre cresce l’attesa di conoscere la decisione di Londra. “Tanto di cappello allo studente che ha chiesto al cancelliere tedesco Scholz quale fosse la sua opinione sul caso/estradizione statunitense contro Julian Assange” ha commentato Stella Assange, moglie del giornalista australiano.
Nei giorni scorsi a pronunciarsi sul caso Assange era stato il presidente messicano Andres Manuel Lopez Obrador: “Dovrebbero restituire la Statua della Libertà alla Francia – aveva detto riferendosi chiaramente agli Stati Uniti – o metterla in Messico, perché qui c’è la libertà”. “Noi continueremo a chiedere la libertà di Assange – ha detto ancora – perché si tratta di una grande ingiustizia”. Negli ultimi anni, Lopez Obrador ha offerto in più occasioni asilo politico al giornalista australiano.
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