Scontri, spari, morti e migliaia di detenuti evasi. Sono ore di terrore ad Haiti dove nella capitale Port au Prince bande armate hanno attaccato diverse strutture compresi i due principali penitenziari del Paese caraibico. Circa 4mila detenuti sono riusciti ad evadere mentre proseguono gli spari, tra barricate e cadaveri sparsi in diverse strade. Almeno 12 i morti accertati in una grave escalation di violenza nella travagliata nazione caraibica.
Le autorità di Haiti hanno ordinato un coprifuoco notturno e dichiarato uno stato di emergenza di 72 ore. Si è trattato di un atto di forza da parte delle bande armate che hanno l’obiettivo di costringere alle dimissioni il primo ministro Ariel Henry, ora fuori dal Paese. Si registrano anche le prime interruzioni di internet per i danni ai cavi di fibra ottica avvenuti negli scontri. In un quartiere sono state erette barricate con pneumatici in fiamme. Secondo alcuni media locali, sarebbe stata invasa anche un’altra prigione con all’interno circa 1.400 detenuti. Il principale stadio di calcio del Paese è stato occupato e depredato da uomini armati, che hanno anche tenuto in ostaggio un dipendente per ore, ha riferito la Federazione calcistica di Haiti.
“Alla polizia è stato ordinato di utilizzare tutti i mezzi legali a disposizione per far rispettare il coprifuoco e arrestare tutti i trasgressori”, ha dichiarato il ministro delle Finanze Patrick Boivert, che ricopre il ruolo di primo ministro ad interim. Nell’assalto al primo penitenziario almeno una dozzina di persone sono morte. “Abbiamo contato i corpi di molti prigionieri”, ha detto Pierre Esperance del gruppo per i diritti umani Rnddh, aggiungendo che solo circa 100 dei circa 3.800 detenuti del Penitenziario Nazionale erano ancora all’interno della struttura dopo l’aggressione delle bande avvenuta nella notte di sabato.
Il governo colombiano ha ottenuto il trasferimento in un carcere di massima sicurezza dei 17 connazionali detenuti ad Haiti. Si tratta di colombiani arrestati ad Haiti dal luglio 2021: sono ex soldati accusati di aver partecipato all’assassinio del presidente haitiano, Jovenel Moise, nel luglio del 2021. Un clima di crescente tensione, come era già avvenuto ad agosto del 2023 quando le bande armate avevano messo in atto tre giorni di guerriglia: il primo gennaio del 2022, invece, avevano sparato al primo ministro Henry nel giorno dell’indipendenza.
Gli scontri armati fanno seguito a una serie di violente proteste che sono diventate più estreme negli ultimi giorni, quando il primo ministro Ariel Henry si è recato in Kenya per salvare la proposta di una missione di sicurezza ad Haiti, guidata dal Paese dell’Africa orientale e sostenuta dalle Nazioni Unite. Henry ha assunto la carica di primo ministro dopo l’assassinio del presidente Jovenel Moise e ha ripetutamente rinviato i piani per lo svolgimento delle elezioni parlamentari e presidenziali, che non si tengono da quasi un decennio.