Tarallucci e vino saranno per un’altra volta. Ha preso un grosso abbaglio chi credeva che la questione Chris Horner-Red Bull fosse conclusa dopo il nulla di fatto sancito dall’annuncio della scuderia della fine dell’indagine, senza alcun provvedimento preso, per presunti comportamenti inappropriati del proprio team principal. Ciò che rimaneva erano congetture, speculazioni e un assordante silenzio, tanto sulle accuse quanto sui motivi dell’assoluzione di Horner. Tutto secretato, ufficialmente per ragioni di rispetto della privacy delle persone coinvolte. Ma, come già riportato dal Fatto Quotidiano, al netto della veridicità sulla condotta di Horner, lo scenario è quello di una faida interna alla Red Bull che coinvolge non solo la scuderia ma anche la multinazionale. Una lotta intestina destinata a concludersi solo con l’eliminazione, o il totale assoggettamento, di una delle due fazioni coinvolte.

In un weekend tranquillissimo a livello sportivo per il team di Milton Keynes, con doppietta delle due Red Bull in totale controllo della gara e un Max Verstappen che è sembrato guidare con il cosiddetto braccio fuori dall’abitacolo nel centrare pole, giro veloce e vittoria, i colpi di scena sono arrivati lontani dalla pista. Prima con il dossier di 79 file trafugato da chissà dove e fatto pervenire, 24 ore dopo il comunicato di conclusione dell’indagine, alle personalità più rilevanti del mondo Formula 1 e del paddock, tra cui il CEO di Liberty Media Stefano Domenicali, il presidente della FIA Mohammed Ben Sulayem, i team principal delle scuderie, Jos Verstappen, oltre che ai media. Poi con il litigio in Bahrain tra Horner e proprio papà Verstappen, culminato con le dichiarazioni rilasciate da quest’ultimo al De Telegraaf e al Daily Mail sulla situazione insostenibile all’interno della squadra. Le sue parole: “Il team corre il pericolo di essere fatto a pezzi. Non può andare avanti così. Esploderà”.

Un’entrata a gamba tesa che ha generato ulteriori speculazioni sui chi possa essere la talpa che ha fornito alla stampa le informazioni segrete contenenti gli screenshot delle chat tra Horner e la sua accusatrice. Anche se Jos Verstappen – che ha negato qualsiasi responsabilità sulla fuga di notizie – nella sua uscita sulle tensioni in casa Red Bull non ha mai fatto il nome di Horner, non attaccandolo quindi direttamente ma focalizzando il discorso sulla questione di ambiente lavorativo. E’ però innegabile che la sua uscita abbia innescato una nuova miccia. In primo luogo perché a parlare non è stato un semplice genitore che gestisce gli interessi del figlio pilota, ma una persona dotata di grande influenza in casa Red Bull. In secondo luogo in quanto il messaggio, proveniente appunto da una figura importante all’interno dell’organizzazione, significa che una parte di questo gruppo si sta esprimendo contro la leadership di Horner.

Il risultato delle parole di Jos saranno nuovi colloqui di emergenza per affrontare la situazione prima del Gran Premio dell’Arabia Saudita del prossimo fine settimana, per impedire che la situazione degeneri sotto gli occhi di tutti. Ma le frasi sono destinate a generare anche un surplus di pressione per tutti i soggetti coinvolti. Per Horner, ovviamente, che secondo molti addetti ai lavori avrebbe quasi sfidato i suoi oppositori facendosi raggiungere dalla moglie Geri Halliwell il giorno della gara, puntando quindi i riflettori su sé stesso anziché cercare il più possibile di rimanere in disparte; per la Red Bull, che si trova con il fiato sul collo della Ford, sua partner per i motori dal 2026, poco entusiasta della mancata trasparenza con la quale Red Bull aveva chiuso la vicenda (sulla stessa linea d’onda si sono espressi pubblicamente anche i boss di Mercedes e McLaren Toto Wolff e Zak Brown); ma anche per Max Verstappen, tenutosi finora fuori dalla vicenda.

Oggi il solito De Telegraaf, quotidiano olandese che per primo ha svelato l’intera faccenda con articoli a firma di un giornalista molto vicino alla famiglia Verstappen, ha raccontato del rifiuto del campione del mondo in carica di parlare con Ben Sulayem del caso Horner. E’ accaduto venerdì dopo la fine delle qualifiche, con il presidente della FIA che ha avvicinato il pilota olandese chiedendogli se aveva intenzione di esprimere pubblicamente il proprio supporto al team principal. Nonostante i due parlassero coprendosi la bocca con il palmo della mano, le parole sono state udite dai fotografi vicini. Verstappen ha ribadito a Ben Sulayem la propria volontà di non esprimersi sul caso, anzi, di non volerne sapere nulla. La parole del padre però di certo non facilitano questa sua voglia di neutralità. Già in passato i commenti poco diplomatici di Jos (ad esempio quando, dopo il GP di Monaco del 2022 vinto da Sergio Perez, sul sito ufficiale della famiglia accusò la Red Bull di sfavorire deliberatamente il figlio) avevano provocato qualche difficoltà a Max, ma adesso ci si è spostati su un livello molto più alto. Tanto più che nella conferenza stampa post-qualifiche Max Verstappen aveva appena elogiato Horner (“Quando guardo Chris come opera all’interno del team penso sia un incredibile capo squadra. Dal punto di vista delle prestazioni, non si può metterlo in dubbio”).

In Bahrein Horner ha incassato la solidarietà del socio di maggioranza della Red Bull GmBH, il tailandese Chalerm Yoovidhya, che detiene il 51% delle azioni della multinazionale austriaca. I due si sono fatti vedere assieme, con le rispettive consorti, a più riprese. Ma i Verstappen, soprattutto Jos, stanno dall’altra parte, quella austriaca, che fa capo a Oliver Mintzlaff e Mark Mateschitz (figlio del fondatore dell’energy drink e proprietario del restante 49%), accomunati dal legame con Helmut Marko, al quale Max sportivamente deve tantissimo, e non manca mai di sottolinearlo. Per indole e peso politico, Jos Verstappen appare l’ariete perfetto per abbattere il fortino dei nemici, trincerati dietro la privacy e il silenzio. L’inchiesta è ormai diventata un mezzo, più che un fine, in uno scenario dove, anziché la tregua, sembra in arrivo il picco massimo della fase distruttiva.

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