La Francia ha inserito la libertà garantita di accedere all’aborto nella Costituzione ed è il primo Paese al mondo a farlo in maniera esplicita. Il Congresso, ovvero le due Camere in seduta comune a Versailles, hanno dato il via libera che rende definitiva la modifica della Carta. Un passaggio storico, portato avanti prima dalla sinistra e poi cavalcato dallo stesso Emmanuel Macron. Tanto che il premier francese Gabriel Attal lo ha rivendicato: “Il diritto è sempre in pericolo”, ha detto parlando davanti all’assemblea, “nonché alla mercé di coloro che decidono” se riconoscerlo o meno. E ha aggiunto che, con questa revisione costituzionale, la Francia sarà “pioniera”, “fedele alla sua eredità” di “Paese faro dell’umanità” e di “Patria dei diritti dell’uomo e anche e soprattutto dei diritti della donna”. Poco dopo l’approvazione, festeggiato sotto la Tour Eiffel con illuminazioni speciali e maxischermo, ha twittato anche il presidente della Repubblica: “Fierezza francese, messaggio universale”, si legge.

Viene così scritta, nero su bianco, “la libertà garantita alle donne di ricorrere all’interruzione volontaria della gravidanza“. 780 i voti a favore sui 925 totali: un risultato raggiunto senza difficoltà, dopo i 493 voti favorevoli dell’Assemblea contro 30 contrari e i 267 sì al Senato contro 50 no. L’inclusione dell’aborto nella Costituzione ha un ampio consenso anche tra la popolazione francese, oltre l’80% degli intervistati in diversi sondaggi la sostiene. Il ricorso all’aborto è già garantito nel diritto francese dalla legge Simone Veil, approvata nel 1975, ma inserirlo nella Costituzione rende più difficile una sua revoca da parte di governi contrari. La riforma costituzionale è stata appoggiata anche a destra, ma non in modo compatto: tra i contrari ci sono stati circa 50 parlamentari (su quasi 200) dei Repubblicani, 11 deputati del Rassemblement National di Marine Le Pen (su 89) e 6 senatori dell’Unione centrista.

Il voto ha assunto un significato particolare in un Paese dove l’estrema destra dà segni di sempre maggiore forza. Tra le esponenti politiche che hanno parlato in Aula, anche Mathilde Panot de la France Insoumise e tra le prime promotrici dell’iniziativa che, come detto da le Monde, si è detta “emozionata” e “orgogliosa”. “Vogliamo”, ha detto, “che questa vittoria sia un omaggio a coloro che hanno aperto la strada, da Madeleine Pelletier, instancabile attivista per il diritto assoluto delle donne a controllare il proprio corpo a partire dal 1911, a Gisèle Halimi, Simone de Beauvoir, Simone Veil, alle attiviste del MLAC, di Choisir e dei 343, che cinquant’anni fa chiedevano il libero accesso all’aborto, alla contraccezione gratuita e all’educazione sessuale. Vogliamo che questa vittoria sia in memoria di coloro i cui nomi sono stati ricordati, ma anche di tutte le donne anonime che sono rimaste dimenticate”. Quindi si è rivolta ai conservatori: “Che ai reazionari piaccia o no, i nostri corpi non hanno una missione preesistente. Il senso di una vita è sempre quello che decidiamo di scrivere”. In questo senso il voto “è anche una promessa per tutte le donne che nel mondo stanno lottando per il diritto di controllare il proprio corpo, in Argentina, Stati Uniti, Andorra, Italia, Ungheria e Polonia. Come un’eco, questo voto di oggi dice loro: la vostra lotta è la nostra, questa vittoria è la vostra”, ha concluso la Panot tra gli applausi dei parlamentari. Anche Elsa Faucillon, esponente a sinistra della Nupes, ha detto: “Per noi non è solo un simbolo. Sappiamo che anche nelle grandi democrazie è possibile riportare indietro l’orologio”.

L’approvazione è stata accolta con emozione anche dalla scrittrice e premio Nobel Annie Hernaux: “Nel 1964 cercavo una donna che mi mettesse un catetere per interrompere una gravidanza che non volevo”, ha detto nella diretta del mensile femminista La Deferlante, “e oggi questa libertà è sancita dalla Costituzione. Abbiamo dovuto aspettare 60 anni. Non potete immaginare”.

Il passo della Francia è storico perché inserisce l’interruzione come una libertà “garantita” dalla Costituzione e lo fa in maniera esplicita. Come ricordato da France Info, riferimenti più generici sono presenti ad esempio nelle Carte dei Paesi nati dall’ex Jugoslavia, come ad esempio Serbia e Macedonia del Nord. Qui figura “il diritto umano di decidere liberamente della nascita dei propri figli”. Ma è una disposizione più generica rispetto a quella che da ora in poi figurerà nel testo francese. Attiviste e parlamentari, che si sono battute in questi mesi per il passaggio nella Costituzione francese, sperano ora che l’esempio venga seguito da altri Stati. In Europa, gli occhi sono puntati su Polonia, Malta e Ungheria. Per le donne polacche, l’interruzione di gravidanza è legale solo se la gravidanza è il risultato di un’aggressione sessuale o di un incesto, o se minaccia la vita o la salute della madre. Una legge a lungo contestate e che il neopremier Donald Tusk ha promesso di modificare. A Malta, dove fino all’anno scorso vigeva il divieto totale, l’interruzione è possibile solo nel caso in cui la vita della donna sia a rischio. Infine, in Ungheria, dal 2022 la legge sull’aborto è stata inasprita ed è stato introdotto l’obbligo per le donne incinte di ascoltare il battito cardiaco del feto prima di poter interrompere la gravidanza. La Costituzione ungherese inoltre, prevede che il feto debba essere “protetto fin dal concepimento”. A questi Paesi si rivolge l’esempio della Francia. Perché, come recitava la scritta apparta sulla Tour Eiffel dopo il via libera definitivo, “mio il corpo e mia la scelta”.

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