La “strage del pane” di Gaza, dove si sospetta che il fuoco israeliano abbia causato 110 morti e 760 feriti, mi fa venir in mente un’altra strage del pane, avvenuta a Palermo 80 anni fa. Anche allora dei militari spararono sulla folla. E quindi, nonostante le ferite ancora aperte dalla seconda guerra mondiale, la storia ci riconsegna un’altra “strage del pane”. Le due stragi sono collegate da un comun denominatore, ovvero reprimere in modo nefasto l’esigenza di sfamarsi: morir per un tozzo di pane. E’ assurdo!

Una volta si diceva che la vendetta si serviva su un piatto freddo. Ora, purtroppo, la vendetta sembra servirsi su un piatto caldo, tanto è tale il sangue versato. Di freddo è rimasto il gelo prodotto dal freezer, che a quanto fare abbia congelato la mente dell’uomo. Hamas, il 7 ottobre uccidendo uomini donne e bambini, ha mostrato il suo volto peggiore. Ogni uomo di sano intelletto dovrebbe condannare senza se e senza ma. Epperò, la stessa condanna dovrebbe essere netta verso Israele, che sta compiendo il massacro del Popolo palestinese.

Nella “strage del pane” di Palermo accadde che una folla di civili protestava pacificamente innanzi alla prefettura, perché affamati e senza lavoro: chiedevano cibo. Chiedevano pane. Ma un plotone del Regio Esercito fece fuoco ad altezza d’uomo, e lanciando due bombe a mano uccise 24 persone e 158 feriti, compresi donne e bambini. I componenti del plotone furono deferiti al tribunale militare, ma la sentenza – dopo tre anni – derubricò le accuse in “eccesso colposo di legittima difesa”. In buona sostanza nessuno degli esecutori della “strage del pane” di Palermo fu condannato.

L’episodio narrato è del 1944, e ahimè a Gaza si è ripetuto il massacro, ancor più violento di quello accaduto a Palermo, per l’alto numero di vittime e feriti. Ma è mai possibile che l’umanità dimentichi il passato? Si può tragicamente morire per un pezzo di pane? Reiterate volte ho raccontato di aver visto decine e decine di uomini assassinati con becera violenza e non riesco davvero a comprendere come possano accadere fatti come quelli accaduti in Israele – 7 ottobre – e a Gaza.

L’odio si è incuneato nei nostri cuori oltre che nella mente: non siamo più capaci di dialogare, di amare il prossimo, di rispettare la vita umana. Oggi, come nella “strage del pane” di Palermo, prende il sopravvento la totale assenza di umana pietà verso chi con mani protese chiede soltanto cibo per sopravvivere. E duole vedere che ci si affida al grilletto facile, ai missili, ai droni per regolare diatribe e vendette che potevano e possono essere sanate col dialogo. Invece, si assiste a sterili e ipocriti comunicati, che definisco di facciata, dove facce contrite e meste condannano a parole i massacri, per poi accorgerci che sono appelli inutili: appelli che cadono letteralmente nel vuoto.

Se venisse confermata la responsabilità dell’esercito israeliano, saremmo innanzi a una sanguinosa tragedia accaduta per fame. Io mi chiedo, e chiedo a tutti voi, come mai potenze mondiali non riescono a fermare le stragi di innocenti. Come mai i cosiddetti potenti non riescono a far cessare i conflitti che attanagliano il mondo? Sembra di vivere in un mondo di irresponsabili, di guerrafondai, soprattutto quando si sente distintamente il tintinnio dell’uso di armi nucleari. Tutto ciò è avvilente, ci stiamo avvicinando al precipizio. Altro che intelligenza artificiale, giova rimarcare che invece siamo innanzi ad intelligenza criminale, scientemente usata per compiere nefasti crimini. Badate che non resterà nessuno di noi per improvvisare un mutuo soccorso. Riflettete, supposti uomini potenti della Terra. Ai miei occhi nessun di voi appare credibile. Il che è tutto dire.

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