di Valentina Di Miccoli, campagna Mare Greenpeace Italia
Nella nave mercantile Rubymar, incagliata sul fondale del Mar Rosso, ci sono più di 41 mila tonnellate di fertilizzanti a base di nitrato di ammonio. La nave battente bandiera del Belize è stata colpita dai ribelli Houthi il mese scorso e, dopo avere imbarcato acqua, è lentamente affondata, appoggiandosi sul fondale marino: la fuoriuscita di olio combustibile nelle acque circostanti è stato il primo segnale di un disastro ambientale che potrebbe essere di portata ancora più grande.
Se anche i fertilizzanti dovessero finire sversati in acqua, le conseguenze ambientali sarebbero devastanti per l’ecosistema marino. Infatti, nonostante queste sostanze siano biodegradabili, nel lasso di tempo prima della degradazione potrebbe innescarsi una serie di impatti sull’ambiente.
Il nitrato di ammonio è un composto chimico ad alto contenuto di azoto usato in agricoltura per favorire la crescita delle piante. In natura è presente a basse concentrazioni insieme ad altri composti azotati come i nitrati, i nitriti e l’ammoniaca. Queste sostanze sono essenziali per la crescita di piante e alghe, in quanto l’azoto è un componente fondamentale delle proteine, degli enzimi e dei nucleotidi, essenziali a loro volta per i processi di crescita cellulare, fotosintesi, respirazione e sintesi di Dna e Rna. Il problema sorge quando queste molecole, attraverso il dilavamento, sono trasportate dalle zone agricole all’ambiente acquatico, provocando il cosiddetto fenomeno dell’eutrofizzazione.
Questo processo dovuto all’eccessivo uso di nutrienti ormai è noto alla scienza: è un fenomeno che porta all’eccessiva proliferazione di microalghe, la quale determina la presenza di una o massimo due specie nella stessa area: il fenomeno prende il nome di bloom algale o fioriture eutrofiche. La massiccia presenza di alghe nella colonna d’acqua, in particolare nella superficie, innesca una serie di reazioni a catena: la luce non riesce a penetrare negli strati sottostanti impedendo la fotosintesi, si creano così delle zone di anossia (mancanza di ossigeno), dovute anche al processo di decomposizione della materia organica sul fondale. Molto frequenti sono le morìe di pesci associate al fenomeno e, nei casi peggiori, la formazione delle cosiddette “zone di morte” in cui l’ambiente diventa incompatibile con la vita.
I bloom algali sono un fenomeno in aumento nei mari e nei laghi di tutto il mondo e in diversi casi sono coinvolte alghe che producono tossine, le quali sono dannose sia per le specie presenti nella zona interessata dal bloom, come molluschi, crostacei, pesci e mammiferi marini, ma anche per l’uomo, dove il contatto diretto con la tossina può provocare eruzioni cutanee e problemi respiratori, mentre l’ingestione di cibo contaminato può avere gravi conseguenze per la salute. Inoltre, tra gli impatti, vanno considerate le ricadute economiche per il settore della pesca e del turismo.
Il Mar Rosso è un mare ricco di biodiversità, sono presenti vaste barriere coralline lungo la costa, atolli in mare aperto, differenti specie di pesci, cetacei e tartarughe marine. Come per molte altre regioni del mondo anche qui la biodiversità è minacciata dagli impatti antropici: riscaldamento delle acque con conseguente acidificazione e deossigenazione, inquinamento, traffico navale, pesca eccessiva e turismo di massa. Un ulteriore stress, come quello derivato da un possibile rilascio di una mole così grande di fertilizzanti nell’acqua, potrebbe portare al collasso intere comunità marine presenti nelle aree circostanti al naufragio della nave; ma anche a chilometri di distanza, considerando lo spostamento delle masse d’acqua inquinate dovuto alle correnti marine. E’ necessario un intervento immediato prima che sia troppo tardi, grazie all’utilizzo di un team di esperti e un’azione coordinata.
Ancora una volta, gli ecosistemi marini devono affrontare le conseguenze di conflitti, spesso collegati alla difesa degli interessi “fossili” dell’oil & gas. Proprio in Yemen, solo pochi mesi fa, è giunta a conclusione (per fortuna, positiva) la vicenda della Fso Safer: un altro esempio di come i conflitti, alle tragedie che colpiscono le popolazioni civili, aggiungono anche le emergenze ambientali.