Tra le tante farneticazioni diffuse via social dalla masnada di cerebralmente destrutturati che si spacciano per economisti, campeggia l’idea che se il debito pubblico italiano fosse interamente detenuto dai cittadini italiani il rischio di bancarotta sovrana sarebbe eliminato.

Nei paesi ad alto tasso di analfabetismo, più le farneticazioni sono demenziali più convintamente vengono perseguite da chi governa: la “presidenta” del Consiglio Giorgia Meloni infatti ha orgogliosamente affermato sin dai primi giorni a Palazzo Chigi che riportare il debito pubblico il più possibile nelle mani degli italiani è un pilastro dell’azione di governo e recentemente ha ribadito che: “Più debito pubblico italiano nelle mani degli italiani ci consente anche di essere più padroni del nostro destino. Con debito pubblico nelle tue mani, sei meno sottoposto alle pressioni esterne”.

In parole povere secondo Meloni gli italiani sono molto più idioti degli stranieri e si lascerebbero allegramente distruggere i risparmi da un governo di incapaci che li abbindola con la retorica già sperimentata ai tempi dell’oro alla Patria.

L’origine della farneticazione è facile da individuare: il mitico Giappone. Secondo i processi mentali involutivi da cui scaturiscono le superstizioni macroeconomiche sversate sui social e nelle osterie, il debito pubblico giapponese (che ammonta al 264% del Pil) è sostenibile perché in massima parte accumulato da piccoli risparmiatori e grandi istituzioni finanziarie del Sol Levante. Ne consegue, secondo la farneticazione, che il debito pubblico italiano al 140% del Pil sarebbe ampiamente sostenibile anche se raddoppiasse in rapporto al Pil se solo fosse tutto in mano ai connazionali boccaloni.

Insomma basterebbe saper rifilare a risparmiatori e banche del Belpaese valanghe di Btp per finanziare spensieratamente a debito una cornucopia di spese pubbliche, dal reddito di cittadinanza (cioè le prebende ai parassiti) alla politica industriale (cioè i sussidi agli incapaci), fino alle pensioni sociali (cioè il premio alla carriera per tanti evasori fiscali). Senza dimenticare le opere pubbliche inutili e/o dannose come il Ponte sullo Stretto, oppure la riconversione green dell’Ilva. Insomma solo i complotti demo-plutaico-massonici della perfida finanza internazionale impediscono all’Italia di godersi un futuro radioso a botte di cambiali emesse voluttuosamente da via XX settembre.

Pertanto il governo sovranista (altrimenti detto somarista), fermamente deciso ad affrancarsi dal giogo straniero, sta abbindolando torme di aspiranti donatori d’oro alla patria con emissioni di titoli di stato denominati Valore. Un termine che ispirerebbe senza dubbio un redivivo Collodi alle prese con la stesura del capitolo sul Gatto e la Volpe.

Per rendere l’emissione più bella e sovrana che pria, la sublime fantasia dei propagandisti melonian-giorgettiani ha partorito uno spot che vellica le aspirazioni del patriottico generone piccolo borghese. Due attempate coppie siedono a tavola, voci pacate, ambiente domestico post pranzo. Una delle coppie annuncia che la settimana successiva andranno in crociera grazie alle cedole del Btp Valore! Signora mia, sapesse che emozione!!! Se un’emittente privata avesse lanciato uno spot analogo (trascurando di menzionare i rischi dell’investimento) sarebbe scoppiato un inferno infestato di legioni luciferine. Ma lo Stato gode di immunità specie quando si tratta di finanziare gli sprechi. Anzi già si vocifera che alla prossima emissione di Btp Valore gli acquirenti dalla crociera potranno votare gratis al Festival di Sanremo.

Evidentemente per rifilare il debito pubblico non basta l’imposta preferenziale al 12,5% (invece del 26% sulle obbligazioni societarie, tipo Eni o Enel destinate ad investimenti produttivi invece che alla compravendita del consenso). Non basta escludere i Btp dall’Isee, in modo che se Tizio ha 50.000 euro di Btp è povero e merita i sussidi, mentre Caio che ha investito 50.000 euro in una azienda che dà lavoro ai padri di famiglia è uno spregevole capitalista. Magari anche globalista in combutta con Soros e subdolo frequentatore di Davos. Neanche la devastante svendita di Gilt britannici che in 50 giorni ha spazzato via Liz Truss da Downing Street ha instillato qualche dubbio. Ma si sa che l’italico risparmiatore non si cura della Perfida Albione dove il bidet, Signora mia, è ancora sconosciuto.

Ma chi ripagherà la montagna del debito pubblico, visto che nessun pasto è gratis? Chi pagherà la vacanza agli arzilli croceristi? Le maggiori tasse e i tagli futuri alla spesa pubblica, cioè se ne faranno carico i loro figli e i nipoti. Oppure un’altra ventata di inflazione abbatterà il valore reale dei Btp. E allora del conto si faranno carico anche i croceristi una volta smaltiti i fumi dei cocktail al bar sul ponte.

Magari non succederà domani, e magari nemmeno dopodomani. Ma per chi non ne fosse conscio, le nuove regole del Patto di Stabilità descritte da giornali e tv come “austere” dipingono uno scenario da incubo fiscale: nell’anno di grazia 2087, quando i figli (sopravvissuti) degli attuali sessantenni saranno ultranovantenni, il debito pubblico italiano, nella migliore delle ipotesi, ammonterà ancora all’80% del Pil, cioè un livello abnorme i cui interessi assorbono una montagna di risorse sottratte a ricerca e innovazione, i soli veri motori della crescita e del benessere.

Quindi comprate a piene mani i Btp Valore e godetevi la crociera in tutta serenità, compiaciuti e fiduciosi che il timone di via XX settembre lo regga un prode emulo di Schettino.

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