di Giovanni Ceriani

Visto che gli organi di stampa unificati, commentatori e appestatori vari continuano a rimestare nel fango, fingendo di non aver capito in cosa consista il “campo giusto” – ossia il campo progressista, ossia il campo giallorosso, ossia il campo del Conte II (quello della gestione sanitaria-economica-e-sociale della pandemia, tanto per intenderci), ossia il campo dell’alleanza delle sinistre (AVS e M5S) con il Pd e senza Terzo polo (cioè senza i guastatori) – diciamolo chiaro e tondo: “Macché Campo largo. Ha vinto il campo stretto, ma giusto!”

E precisiamo pure che non solo ha vinto “miracolosamente”, ma in quel miracolo è riuscito a raccogliere più consensi dei voti dei singoli partiti. In quel miracolo è riuscito a generare una dinamica positiva di energie e speranze più forte della somma dei partiti. In quel miracolo è riuscito a dimostrarsi più forte dei soliti noti, mandanti, seguaci e comprimari del solito conticidio permanente.

Perché appunto il miracolo non è stato tanto nei voti, nella vittoria e in queste energie e speranze raccolte e suscitate. Qui nessun miracolo: per noi era ed è una certezza. Andare con il campo giusto, a testa alta e in forza di quel curriculum è di per sé garanzia di rivitalizzazione di energie sopite o superamento delle profonde delusioni post-Covid, quando tra Agende Letta, Agende Draghi e ora Agende Meloni la moralità e serietà politica e culturale del periodo pandemico (per come Conte ha saputo rappresentare e onorare) sono state dimenticate, contraddette e infine capovolte.

Il punto, ossia il miracolo, è stato allora quello di portare su queste posizioni il Pd, tutelare Schlein dai recenti attacchi e tentativi di commissariamento, e fare in modo che il Pd ci restasse fino al termine della campagna elettorale. Questo il miracolo, che appunto vale il giro di una elezione – quella in Sardegna – ma che per noi dovrebbe essere monito, esempio e prova anche per il futuro. Quindi una scelta in capo al Pd, ai suoi dirigenti, alla sua base e al suo apparato. Deve scegliere se continuare a dare adito al Terzo polo, annacquando linee politiche, proposte sociali, prese di posizione morali e valoriali, oppure partecipare convintamente alla definizione e al completamento del Campo giusto, aiutando nella costruzione di una nuova-transizione-del-mondo, fuori dalle secche dell’austerità e del bellicismo armato attuali.

Oggi il compito di difendere la Costituzione è intimamente legato a quello di attuarla: per questo non abbiamo alternative al campo giusto, cioè al campo della giustizia sociale. E a chi continua a ribattere che però l’obiettivo è quello di sconfiggere Meloni, rispondiamo pure che il solo modo per battere Meloni non è certo quello di ripristinare un governo Draghi o Gentiloni. Non solo non sarebbero in grado di batterla, ma soprattutto ce ne restituirebbero una (Meloni) ancora più forte, potente e acclamata. Solo una politica sociale, dalla parte dei cittadini più deboli, con redistribuzione di ricchezze e universalizzazione dei servizi, cioè dei diritti, dentro uno scenario di multilateralismo fattivo, di disarmo unilaterale e culturale e di riconciliazione con le future generazioni, con l’ambiente e tutti gli altri beni comuni, può essere l’alternativa credibile e fattiva al governo Meloni, perchè capace di disinnescarne le ragioni materiali, concrete, quotidiane.

Questo il vero antifascismo sociale e materiale, inclusivo e popolare, di cui abbiamo bisogno. Un antifascismo di parte, partigiano, “stretto” ma giusto. Come la nostra Costituzione – giustamente – merita.

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