Giorgia Meloni interviene sull’inchiesta di Perugia e attacca gli indagati per gli accessi abusivi alle banche dati. “Ritengo gravissimo che in Italia ci siano dei funzionari dello Stato che hanno passato il loro tempo a violare la legge facendo verifiche su cittadini, comuni e non, a loro piacimento per poi passare queste informazioni alla stampa, ed in particolare ad alcuni esponenti della stampa. Utilizzare così le banche dati pubbliche non c’entra niente con la libertà di stampa“, dice la premier parlando con le tv appena giunta a Teramo in vista del voto alle Regionali. Quindi la leader di Fratelli d’Italia utilizza un’indagine in corso per fare campagna elettorale in Abruzzo. E attacca il pm Antonio Laudati e il finanziere Pasquale Striano, accusati di aver compiuto gli accessi alle banche dati che per la procura di Perugia sarebbero illegittimi. I due investigatori, però, per il momento sono soltanto indagati.
L’attacco alla stampa – Da sottolineare, poi, l’acccenno di Meloni alla libertà di stampa: secondo le indagini, infatti, molte delle informazioni estratte dal finanziere dai database sono state poi passate ad alcuni giornalisti del quotidiano Domani, pure loro coinvolti nell’inchiesta. I cronisti, dunque, sono indagati per aver pubblicato notizie, cioè per aver fatto il loro dovere. Il fatto che alcune di quelle notizie riguardassero esponenti di Fdi, però, deve aver colpito Meloni. D’altra parte l’inchiesta di Perugia nasce proprio da un esposto di Guido Crosetto, ministro della Difesa e co fondatore di Fratelli d’Italia e dagli accertamenti dei pm emerge come Striano avesse fatto verifiche su mezzo governo Meloni. Ecco perchè la capa dell’esecutivo si espone sulla vicenda, nonostante si tratti di un’indagine in pieno svolgimento. Sull’inchiesta si esprime anche Carlo Nordio. “Essendoci un’inchiesta in corso sarebbe improprio che io mi esprimessi adesso”, dice il ministro della Giustizia. Che però poi si esprime comunque: “Certamente è un fatto estremamente grave che si innesta in una situazione che si è sedimentata da anni, il fatto che il diritto alla privacy, garantito dall’articolo 15 della Costituzione, è diventata un’aspirazione metafisica”.
Il tiro incrociato su De Raho – L’attacco di Meloni e Nordio arriva nelle stesse ore in cui la vicenda approda in Parlamento: tra domani e giovedì sono previste le audizioni dei magistrati Cantone e Giovanni Melillo in commissione Antimafia. A Palazzo San Macuto sta andando in onda un tiro incrociato su Federico Cafiero de Raho, ex capo della procura nazionale Antimafia e ora deputato dei 5 stelle. Dopo che ieri Forza Italia aveva chiesto di escludere de Raho dalle audizioni del procuratore nazionale Antimafia e dal capo dell’ufficio inquirente di Perugia, ora Italia viva chiede che il deputato svesta i panni di vicepresidente della commissione di Palazzo San Macuto per vestire quelli di audito. “Depositerò una richiesta di audizione del vicepresidente della commissione parlamentare Antimafia Cafiero de Raho, ex procuratore nazionale antimafia, in merito all’inchiesta di Perugia sui presunti dossieraggi. So che l’audizione di un membro della stessa commissione non ha precedenti, ma a questo punto a me appare necessario farlo in questo caso. Sarà la presidente Colosimo a valutare la richiesta”, ha detto la senatrice Raffaella Paita. Solo 24 ore fa Mauro D’Attis e Maurizio Gasparri, entrambi esponenti di Forza Italia, avevano chiesto che de Raho si astenesse dal partecipare alle sedute che riguardano l’inchiesta sui presunti accessi abusivi alle banche. Il deputato, infatti, era al vertice della procura di via Giulia quando si verificarono alcune delle condotte che la procura di Perugia contesta al finanziere Striano e al pm Laudati, all’epoca entrambi in servizio alla procura nazionale Antimafia. Dopo le audizioni a palazzo San Macuto, Melillo e Cantone saranno sentiti anche al Copasir. Entrambi i magistrati avevano chiesto di esser ascoltati sulla vicenda degli accessi abusivi alle banche dati.
Lotito vuole andare dai pm – Dalla vicenda, intanto, è nata un’altra inchiesta, finita per compentenza alla procura di Roma, che gira tutta intorno al mondo del calcio. Il fascicolo è senza indagati né ipotesi di reato. Secondo il quotidiano La Verità riguarda Gabriele Gravina, presidente della Figc che i pm di Perugia considerano “vittima” di un’ipotesi di falso in atto pubblico. Reato contestato a Striano e al pm Antonio Laudati, accusati di aver attestato falsamente che la fonte di innesco di un’indagine su Gravina fossero “elementi informativi” provenienti dalla Procura di Salerno. E invece erano “informazioni ottenute da Emanuele Floridi”, che però nega questa circostanza in una nota del suo legale. È in questo filone che ha chiesto di essere ascoltato il presidente della Lazio, Claudio Lotito. Il suo legale, l’avvocato Gian Michele Gentile, ha spiegato che il senatore di Forza Italia vuole parlare con gli inquirenti in merito al segmento che riguarda la vendita della Salernitana Calcio. Lotito è già stato ascoltato a Perugia e dopo l’atto istruttorio “la Guardia di Finanza – spiega il legale – ha acquisito la documentazione che abbiamo messo a disposizione”. Lo stesso Lotito ha rilasciato una dichiarazione al Tg1: “Confondono strumentalmente il piano politico con dei fatti personali che non hanno nulla a che vedere”. Dopo alcune ore, però, il presidente della Lazio ha diffuso un’altra dichiarazione per dichiararsi “completamente estraneo alle dichiarazioni che mi verrebbero attribuite su tutti i mezzi di comunicazione, anche per bocca dell’avvocato Gian Michele Gentile, essendo io tra l’altro all’estero per sostenere come mio dovere la Lazio in corsa per la qualificazione in Champions League. Pertanto diffido chiunque a diffondere con ogni mezzo dichiarazioni delle quali non sia stata da me preventivamente confermata la paternità”.