Scatta un’altra prescrizione eccellente al processo sul cosiddetto “sistema Montante“. Il tribunale di Caltanissetta ha dichiarato prescritti i reati i reati di concorso in corruzione per l’ex presidente della Regione siciliana Rosario Crocetta, l’ex leader degli industriali Antonello Montante (il sedicente paladino della lagalità finito al centro dell’inchiesta) e l’imprenditore agrigentino Giuseppe Catanzaro. La sentenza è stata emessa dal presidente del collegio di Caltanissetta, Francesco D’Arrigo.

Le contestazioni a Crocetta – Nel maxi processo sono imputate trenta persone tra imprenditori, esponenti delle forze dell’ordine e della politica. Secondo l’accusa Crocetta aveva nominato nella sua giunta Linda Vancheri e Mariella Lo Bello, affidando incarichi a Dario Lo Bosco, Sebastiano Gurrieri ed Emanuele Nicolosi per assecondare “le richieste e gli interessi di Antonello Montante e Giuseppe Catanzaro“. In cambio l’ex presidente della Regione avrebbe ricevuto il sostegno al suo governo da parte da quelli che all’epoca erano i vertici degli imprenditori siciliani. Un appoggio importante dato che all’epoca Montante – alla guida di Confindustria sull’isola e titolare della delega alla Legalità in viale dell’Astronomia – era considerato un simbolo della lotta alla mafia. Poi è finito agli arresti per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione: contestazione che gli è già costata una condanna a 8 anni in Appello nel processo celebrato col rito abbreviato. Nel procedimento ordinario, invcce, sono molteplici le contestazioni già cadute per prescrizione. Crocetta, Montante e Catanzaro rimangono imputati per il reato di associazione a delinquere.

Tutte le altre prescrizioni- Nelle scorse settimane la prescrizione aveva salvato anche Renato Schifani, ex presidente del Senato e attuale governatore della Sicilia, che era accusato di concorso esterno in associazione a delinquere e rivelazione di segreti d’ufficio. Erano state prescritte le contestazioni anche per l’ex capo dei servizi segreti Arturo Esposito, per il capo reparto dell’Aisi Andrea Cavacece e per il tributarista Angelo Cuva, anche loro accusati di far parte della “catena delle talpe” di Montante. Sentenza di prescrizione era stata emessa anche per Maurizio Bernava, ex segretario generale della Cisl. Il sindacalista era accusato di aver rivelato parte delle dichiarazioni rese all’autorità giudiziaria quando è stato sentito come persona informata sui fatti. Sono usciti dal processo anche i fratelli Andrea e Salvatore Calì che, secondo la Procura di Caltanissetta, avrebbero cercato delle cimici non soltanto a casa di Montante ma anche nella sede di Confindustria a Caltanissetta, oltre alle abitazioni di alcuni indagati dell’epoca oggi imputati.

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