È stata un’artista e pioniera dell’illustrazione di libri per l’infanzia, allieva di Henri Matisse e ha illustrato con talento i più grandi autori del XX secolo. È morta venerdì primo marzo Jacqueline Duhême, all’età di 97 anni, nella Casa nazionale degli artisti a Nogent-sur-Marne a Parigi. Un’autobiografia (Une vie en crobards, Gallimard, 2014) descrive le tormentante vicende della sua infanzia. Si dice che è figlia dell’avventura di una notte, che venne rifiutata dalla madre e lasciata in Grecia, poi venne rimpatriata in Francia e iniziò a dipingere, entrando poi – a soli 13 anni – alle Belle Arti di Clermont-Ferrand. A 20 anni – mentre lavorava in una fabbrica – incontrò il poeta Paul Éluard , che divenne suo compagno e poi amico. Insieme pubblicarono un racconto illustrato per bambini, Grain-d’aile (1951). Il poeta fu il suo grande amore, ma non poterono sposarsi per la loro differenza d’età (32 anni): Éluard fu costretto a partire per il Messico, mentre Duhême lasciò Parigi, rifugiandosi in Costa Azzurra e andando a lavorare con Matisse a Saint-Paul-de-Vence. Per lei Éluard coniò la definizione di “imagière des poètes” (la creatrice di immagini dei poeti) per la sua capacità illustratrice e ispiratrice.
Racconta come la sua vita è stata intimamente legata alla storia artistica e letteraria del XX secolo. Pablo Picasso, Louis Aragon, Colette, Marc Chagall, Robert Doisneau, Man Ray, Raymond Queneau, Henry Miller e Jack Kerouac sono state alcune delle sue amicizie, oltre alla lunga frequentazione con Matisse.
Duhême ha lavorato a lungo anche con il poeta Jacques Prévert, suo grande amico con il quale pubblicò un racconto poetico, L’Opéra de la lune (1953). Poi lavorò anche anche con il filosofo Gilles Deleuze, illustrando Oiseau Philosophie (1997), pubblicato anche in italiano da Edizioni Junior. Ha illustrato anche Zazie nel metró di Raymond Queneau.
La sua formazione artistica non è conclusa, ispirata da un monaco artista studia per due anni Scuola d’Arte Murale di Aubusson. Dal 1967 al 1981, disegna cartoni di oltre 100 metri quadrati di arazzi decorati con farfalle, uccelli e fiori multicolori, per i quali installa impalcature nel suo laboratorio parigino e nella sua casa a Villecerf. Anche questa esperienza e la sua vita frenetica è raccontata in un album, interamente scritto e illustrato a mano: Une vie en crobards (2014): il testamento di un’artista instancabile, generosa e luminosa, che avrà fatto sognare grandi e piccini. “Disegnare è una necessità, come fare un regalo a qualcuno che ami ”, diceva Jacqueline Duhême.
All’annuncio della sua morte, Alain Serre, curatore di alcune sue produzioni, racconta: “Questa grande signora ha portato tanta luce con il suo modo di pensare al mondo, di guardare gli esseri umani ricchi di tutta la loro bellezza, per osservare la natura o il regno animale e tutti i suoi misteri”. Il lavoro di Jacqueline è caratterizzato da colori vivaci e forme espressive, che hanno catturato l’immaginazione dei bambini mentre e hanno toccato nel profondo gli adulti. Oltre al suo lavoro di illustrazione, ha anche contribuito a riviste e giornali e le sue opere sono state esposte in diverse gallerie e musei in tutto il mondo.