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Giù le mani da Ex Civis, Daniele Silvestri contro lo smantellamento dello spazio culturale: “Non è lotta politica di destra o sinistra, è una battaglia di buon senso”

"L'invito di oggi è un invito alla città: chi non ha ancora avuto la fortuna di vedere questo spazio, lo venga a vedere e si faccia spiegare perché è unico, perché è un vanto del Paese, perché qui si spendono bene i soldi del Fondo sociale europeo – e anche questa è una rarità – e perché questo annientamento di un teatro, di uno studentato e lo spostamento a perdere della scuola sono azioni che non hanno un senso pratico", le parole del cantautore

di Silvia D’Onghia

“In questo progetto non c’è una logica, e sono convinto che ai piani alti del ministero degli Esteri non sanno neanche cosa sta succedendo. Per questo vorrei che venisse giù Tajani in persona: per vedere questa struttura e quello che facciamo”. Daniele Silvestri è la voce narrante di una protesta che sta montando. Siamo di fronte alla Farnesina, dove sorge una realtà unica non solo per Roma: l’Officina delle Arti Pier Paolo Pasolini, un hub culturale voluto dalla Regione Lazio – ma tuttora senza un riconoscimento giuridico – dove vengono forgiati i talenti di domani. Musica, teatro, multimediale, arti sotto la direzione di Tiziana Tosca Donati. Uno spazio che offre a una platea di 100 giovani artisti tra i 16 e i 29 anni corsi biennali gratuiti. Al suo interno c’è lo storico teatro Eduardo De Filippo, che dal 2017 ha visto la realizzazione di oltre 300 eventi ai quali hanno assistito 35mila persone. Ma un accordo, siglato nel 2022 dalla giunta regionale, guidata allora da Nicola Zingaretti, e dal ministero degli Esteri che fu di Luigi Di Maio, prevede che tutto questo si trasferisca di fronte, in una palazzina B dismessa da sempre. Obiettivo dichiarato: altri uffici, una sala conferenze, parcheggi. Non solo: all’interno dell’Officina, ci sono circa 350 posti letto per studenti, ristrutturati e poi abbandonati nel 2019. Chi c’è stato, sostiene che siano rimasti addirittura i materassi. Ora che il trasferimento sembra vicino, e che i lavori nella struttura adiacente sono iniziati, studenti e artisti stanno alzando la voce. E mercoledì pomeriggio hanno organizzato un flash mob, con tanto di messa da requiem, proprio di fronte alla Farnesina. Tra i tanti volti noti che sono accorsi (Rocco Papaleo, Marisa Laurito, Maurizio Landini, Luca Barbarossa), proprio Daniele Silvestri.

Silvestri, lei sostiene che non si tratti di una battaglia di destra o di sinistra, ma di una battaglia per la cultura, in un Paese che di spazi come questo ne ha pochi. Quale è stato il vulnus iniziale? E vede una soluzione?
Forse in questo momento andare a cercare la responsabilità iniziale ha poco senso. Ci sono degli accordi sbagliati in partenza, accordi burocratici che forse nascondono anche dei giri d’interessi, come sempre succede in Italia. Di base c’è un’idea sbagliata dal punto di vista del buon senso. Quindi non è una lotta politica di destra o sinistra, due termini che trovano sempre meno riscontro nella realtà istituzionale. È una battaglia del buon senso. L’invito di oggi è un invito alla città: chi non ha ancora avuto la fortuna di vedere questo spazio, lo venga a vedere e si faccia spiegare perché è unico, perché è un vanto del Paese, perché qui si spendono bene i soldi del Fondo sociale europeo – e anche questa è una rarità – e perché questo annientamento di un teatro, di uno studentato e lo spostamento a perdere della scuola sono azioni che non hanno un senso pratico. L’altra palazzina, era nella disponibilità della Farnesina già anni fa ed è totalmente disabitata. Non accuso nessuno, ma forse si può dire “questo progetto non ha senso, è un errore”. Facciamo del bene alla città, lasciamo vivere nel suo spazio questo teatro e facciamo in modo di collocare nella palazzina accanto gli uffici che servono al ministero.

Perché allora il ministero non va direttamente in quella palazzina? I lavori sono già in esecuzione.
Loro stessi hanno rinunciato a entrare nella palazzina B tempo fa, prima di questo accordo, dicendo che era insufficiente. E quindi quando sostengono che noi non perdiamo niente venendo trasferiti, già mentono. Dopo di che, non lo so: gli piaceva quest’altro, forse perché è attrezzato bene? Il punto è che è bello per quello che è. Una palazzina degli anni ’50 che di architettonico non ha nulla è diventata bella grazie al lavoro di chi c’è stato dentro. Oltre tutto è un’abitudine della città, che sa che qui ha spettacoli gratuiti: c’è l’Estate romana negli spazi verdi, che poi smetteranno di esistere, a giudicare dai progetti. Non c’è una logica, ci saranno interessi. Ma sono sicuro che ai piani alti manco lo sanno. Per questo vorrei che venisse Tajani stesso a vedere, per dire “lo sapete che non ha senso”?

Senza parlare del diritto allo studio: qui sono disponibili 350 posti letto.
Al momento sono completamente inutilizzati, ma il costo per rimetterli a norma sarebbe di gran lunga inferiore a quello previsto per ristrutturare i padiglioni di Santa Maria della Pietà, a Monte Mario, che nei progetti regionali potrebbero diventare uno studentato. Forse, però, prima sarà il Vaticano a farne uso con uno stanziamento di 5 milioni di euro in vista del Giubileo, e poi nel 2026 saranno messi a disposizione degli studenti. Io segnalo solo che nella giunta che avrebbe dovuto deliberare gli stanziamenti, quei fondi sono già spariti. Non fidarsi mi pare il minimo.

Foto Melania Stricchiolo

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